Meccanica

-13- L’ Assurdità dei due così detti Principi di Conservazione della Materia e dell’Energia In evidenza

“Contra factum non valet argumentum”?

 

Si indica così la vanità di tanti discorsi che sono contro il fatto. Ma questo proverbio vale anche al contrario se il fatto testimoniato non è vero. L'elemento essenziale di cui può servirsi l'uomo è il suo pensiero e il conseguente argomento. Fa enorme meraviglia la gran massa degli uomini che affermano fatti e argomenti che sembrano tali, ma senza essere veri.

Nel secolo XVIII molti scienziati di allora si trovarono tra loro in contrasto perché all’antichissima forma di religione che presenta la materia e lo spirito creati da Dio, alcuni, che poi diventarono molti o moltissimi, cominciarono a dire che “niente si crea e niente si distrugge ma tutto muta” fondandosi su alcuni esperimenti chimici ed indebitamente estendendone il significato a tutto l’universo. Essi, invece della materia e dello spirito, cominciarono a dire che c'è il principio di conservazione della materia e quello della conservazione dell’energia col puro ateismo e materialismo (vedi Pietro Silva, Trattato di fisica elementare, volume 1° N° 52, c). Ma poi in seguito al principio della fissione dell'atomo o almeno di alcuni tipi di atomi, e poi di tutti gli altri, conseguì che ad esso succede la constatazione che la materia si distrugge e quindi dato che l'energia è solo una qualità dei corpi comunque materiali, se questi si distruggono per conseguenza si distrugge anche l'energia che è solo una loro qualità in tutti i campi. Vedi ad esempio: il carbone produce calore ma questo non può prodursi senza il carbone e nemmeno senza il carbonaio che lo ricava dal legno. E il legno, il carbone e il calore, anche nei sistemi isolati, non si può dimostrare che non scompaiano del tutto, come scompare l’intero universo nel freddo assoluto e nei buchi neri. Quindi come si arrivò a mettere da parte il principio della conservazione della materia e quindi della sua eternità, lo stesso anche succede ora per il principio di conservazione dell'energia. Se i corpi si distruggono, con essi si distrugge anche quella loro qualità detta energia. L’eternità di questa come quella della materia è stata finora erroneamente propagandata in tutto il mondo, in modo particolare nell’ambito delle relative scienze nelle loro varie forme ed anche nelle leggi che le riguardano come nel caso degli Uffici dei Brevetti d’Invenzione Industriale o d’altro di tutto il mondo.

Questa constatazione oltre che dall’energia atomica partì da una osservazione elementarissima che mostra come la così detta regola d’oro della Meccanica non è affatto d’oro, ma non ha nemmeno nessuna consistenza come si vede ad esempio anche nel caso della stadera in posizione statica sotto carico (vedi domanda di brevetto dal titolo: “Una Variante della Stadera”), nella quale l’energia prodotta dalla stadera, alla vista di chiunque, si sviluppa o scompare nei debiti modi. Consegue quindi il crollo di tutte le teorie fondate su quei due principi della conservazione eterna della materia e dell’energia e in tutte le scienze che le riguardano, scritte nei loro volumi e libri e negli insegnamenti di tutte le Università del mondo ed in tutti i campi dove le religioni si contrappongono ai materialismi ed agli ateismi. Infatti crollano quei due principi dell’eternità della materia e dell’energia cominciate a mettersi in dubbio e negarsi non solo ad opera del sottoscritto che è un letterato autore di alcuni brevetti d’invenzione industriale, che ha in pratica dimostrato il suo assunto coi relativi modelli più o meno completi. Poco dopo l’ha dimostrato anche un Professore di Meccanica e di Macchine della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo di nome Francesco Costanzo, che davanti al secondo modello del congegno da lui stesso esaminato e fatto costruire, scrisse e disse: “qui cade la regola d’oro della Meccanica; qui è il principio di conservazione dell’energia che se ne va a carte quarantotto”. Lo dimostrano anche il legittimo corollario della fissione atomica e del principio della forza statica derivante non tanto dalla stadera ossia dalla leva, ma piuttosto dalla forza di attrazione terrestre e dell’intero universo e dalla forza di gravità in infinite forme.

Si riporta qui la copia del brevetto dal titolo: “Leva ad azione statica”.

Vedi anche la piccola pubblicazione del sottoscritto dal titolo: “Congegno Per Ottenere Energia da Fonte Statica”, Palermo 1984, pubblicato in questo sito nel mese di gennaio del 2020.

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-12- Il Partito del Necessario n. 4 In evidenza

....Altro che rivoluzione industriale!

 

Non si capisce perché l'abbiano chiamata rivoluzione industriale. Infatti nella cosiddetta rivoluzione industriale non emerge, almeno a prima vista, l'aspetto rivoluzionario o comunque sconvolgente a breve scadenza.

Emerge invece il suo aspetto evolutivo inizialmente a cominciare dal popolo inglese, per arrivare poi con la collaborazione di molti popoli, per non dire di tutti, al lento sviluppo delle loro necessità, e di simili circostanze a vasto raggio se ne possono numerare parecchie.

Una volta durante un consiglio di facoltà letteraria qualcuno chiese: Perché tra tutti i popoli dell'antichità non c'è stato nessuno che abbia avviato una simile rivoluzione? Rispose un altro: Nessuno tra tanti popoli ha avviato un simile sviluppo industriale perché nessuno di essi ne aveva bisogno. Ma ci sono stati tanti indizi che mostrano tuttora che ci sono stati tanti individui che, se ne avessero avuto bisogno, l’avrebbero pure fatta al loro tempo. Basta pensare a Davide o ad Archimede o a Belisario o a tanti altri anche molto posteriori che pure sono noti. Per esempio: Leonardo, Galileo, Volta, Marconi, Fermi ecc.

In realtà bisogna riconoscere che quel movimento cominciato da colui di nome Richard Trevithick, nel 1808, che vide sollevarsi il coperchio della sua pentola che bolliva come tutte le altre e inventò la macchina che cammina a vapore, col successivo sviluppo di tante altre iniziative volte a facilitare il lavoro fisico umano  o anche animale, fece sorgere una serie di iniziative piccole o grandi fino a quando con la diffusione degli studi non si arrivò anche allo sviluppo di vere e proprie scienze fino all'energia elettrica o alla fissione atomica o alla radio, ecc.. Tra tutti i congegni volti a facilitare il lavoro, qualche volta solo fisico e animale, non è facile far risalire tutti questi avvenimenti a quella lenta e lontana storia della pentola che bolliva. Cominciò anche a svilupparsi non il pensiero umano o la religione, ma i loro contrari come si può vedere con Occam che li ha preceduti almeno dal punto di vista materiale, per il quale il pensiero era solo una “emissione di fiato” o con Hobbes per il quale  l'uomo sarebbe un lupo per l'altro uomo o con Lavoisier che proponeva l'eternità della materia e ogni cosa si sarebbe fatta da sola. Tutti questi concordano nel proporre che il pensiero non esiste e c'è invece la vera e propria rivoluzione che depreda e schiavizza gli uomini e li uccide, come se quasi 2000 anni di cristianesimo non fossero mai esistiti. E questo discorso non finisce lì, perché la cosiddetta civiltà che esso propone così andò preparando la sua stessa fine con le guerre mondiali, le bombe atomiche e poi gli scioperi non violenti ma pacifici, di più recente e differente orientamento. Lo stesso professore Costanzo al quale si devono gli approfondimenti e quindi gli inizi di buona parte delle cose fin qui dette in campo meccanico e relative conseguenze non era tanto tenero con questa cosiddetta rivoluzione industriale pur essendo anche lui dedito alle scienze applicate, ma disse e scrisse in poche parole: “Altro che rivoluzione industriale!” riferendosi al congegno della forza statica. In realtà si tratta di temi molto semplici a conoscenza di chiunque, che però non sono stati sviluppati come è avvenuto con tanti altri principi veri e non immaginari che hanno atteso millenni per essere sviluppati, mentre tanti altri pseudoprincipi si sono sviluppati con una celerità ed autorità impressionanti e magari forse addirittura dannosi oltre che erronei.

Come si fa a sviluppare con grande impegno la bomba atomica, come fonte di energia civile, senza accorgersi che ne esista un'altra da sempre notissima, eppure non compresa nei suoi elementarissimi usi pacifici ugualmente industriali? Questa in realtà nei suoi moltissimi usi a tutti noti ha da sempre abbagliato l'umanità che si è sempre contentata di ciò che essa credeva di conoscere. Ma non venne di pensare che una montagna presenta una enorme potenza statica e che la staticità è costituita da due forze contrapposte, una agente e una resistente che possono tra loro disporsi in modo da diventare energie non più statiche ma attive come aveva visto perfino Davide, che si interessava di infinite cose, ma non proprio di meccanica? Egli, come abbiamo già ricordato, disse semplicemente: I pesi minori “messi sulla bilancia vanno in su veloci come un soffio”. E noi ora diciamo che possono costituire una energia immensa e pacifica, con qualche piccolo accorgimento gratuitamente offerto dalla stessa natura. Essa semplicemente consiste nel rendere mobile il suo punto di appoggio, come del resto si faceva e si fa da millenni con la ruota, a quanto dicono, senza averla studiata finora. Ma ora interviene una piccola serie di brevetti, in confronto a tanti altri che potrebbero pure farsi, essenzialmente uguali ad essi nei loro contenuti ma non nella possibile variabilissima forma, tali da costituire il più grande regalo materiale che la natura o meglio la Divinità abbia voluto fare al lavoro e alla fatica dell'uomo. Abbiamo già più volte indicato i principali usi che possono farsi con questa enorme forza di attrazione terrestre che sulla terra, nelle montagne ed in tutti i più piccoli oggetti, sembra statica. Basta qui solo ricordare che la forza statica, nelle attuali condizioni del clima che si va riscaldando, offre la possibilità di regolarlo con infinito lavoro e vantaggi di vario genere per tutta l'umanità, inclusa la possibilità di dissalare, diciamo così a fantasia, almeno anche parte degli oceani per usi potabili o agricoli nei deserti. Si potrà così dire col professore Costanzo “Altro che rivoluzione industriale!”.

A questo punto ricordo un episodio ad onore ancora del professore Costanzo e dell'aiuto da lui dato per la presentazione di questo congegno, con tutta la sua cautela. Quando gli feci vedere il primo modello di questo congegno e la sua domanda di brevetto, egli pur non volendo comparire di persona per i suoi motivi, che espose chiaramente, ne fece costruire il secondo modello più completo di quello da me fatto costruire e ne rivide anche la seconda descrizione di esso da me fatta su consiglio e suggerimento dell’allora dirigente dell'Ufficio Brevetti di Roma. A questo punto egli ne fece il primo profondo studio con tutte le affermazioni che qui andiamo presentando  e suggerimenti, varie volte, di esperimenti e conversazioni e rivide quella mia seconda descrizione qua e là facendo qualche precisazione e in ultimo, quasi come sua personale firma, scrivendo di sua propria mano un suggerimento che volle fare, circa l'ultima parte della mia descrizione, segnalando l'esistenza di un utile congegno del quale io nemmeno conoscevo l'esistenza e nemmeno la terminologia, come ancora adesso riesco ad individuare. Tuttavia egli nonostante il segreto che voleva mantenere sul suo intervento, cominciò a parlarne a persone di sua piena fiducia che non tardarono a farmelo sapere. Egli aveva intuito che il congegno, ed i suoi esperimenti portavano al “moto perpetuo”. Ma egli consigliò energicamente che non conveniva nemmeno nominarlo, a causa delle reazioni che sarebbero successe in tutto il mondo. Però ne espresse con precise parole, secondo il suo solito, tutta l’essenza, lasciandone così l’interpretazione a chiunque volesse farla.

(V. Ig. Parrino, Congegno per Ottenere Energia da Fonte Statica s.c., pagg. 16 e 17).

Così diventa facilissimo capire dove questo congegno della “forza statica” o dell’”attrazione terrestre” possa arrivare, a beneficio dell’umanità, a cominciare da tutti i bisognosi di qualsiasi genere di cose necessarie.

 

-11- Il Partito del Necessario n.3 In evidenza

Il congegno della “Variante della Stadera” e gli altri costruiti sugli stessi principi

Nota: vedi testo completo del “trovato oggetto del brevetto”

 pubblicato il 10-10-2019 in questo sito

 

Si potrebbe dire, come si dice, che la curiosità o la meraviglia possano essere all'origine delle scienze o di vari interessi secondo le tendenze di ognuno. Non è facile prevedere dove esse possano arrivare perché un'idea può tirarne qualche altra in una concatenazione senza limiti.

Coi pochi argomenti di meccanica che finora ho presentato in questo sito, tra difficoltà ed esperimenti, sono arrivato ad ottenere alcuni brevetti, sempre più o meno sperimentati in modo modesto, e alcuni giudizi favorevoli di persone altamente specializzate, già qui riportati. L'essenza della mia ricerca si fonda sulla forza statica, resa mobile nel suo fulcro, assieme a piccole parti dell’attrazione terrestre, gratuitamente offerte dalla natura del mondo. La mia ricerca consiste nel rendere mobile il fulcro ossia il punto di appoggio di corpi ognuno dei quali reso girevole o attorno a un asse, o scorrevole su una superficie circolare verticale, o ruotante sul suo punto di appoggio, ecc.

In tutti i congegni che si possono realizzare su questi differenti punti di appoggio, si crea qualcosa di simile alla carrucola o alla ruota del carro o al fulcro della leva girevole su un asse, e se ne possono realizzare anche in altre forme.

La forza che si appoggia su questi vari tipi di fulcri mobili, si può equilibrare staticamente con una resistenza pure mobile. Quindi con l'aiuto di una qualsiasi energia o forza di piccola quantità, si può rompere l'equilibrio tra forza agente e forza resistente, al fine di ottenere lavoro. Tutte le forze in equilibrio, possono intercambiare la loro funzione maggiorando di poco l'una o l’altra delle due forze prima tra loro equilibrate come avviene nella stadera, nella bilancia, nella leva ecc. Sulla base di questi pochi accorgimenti, faticosamente trovati sulla mobilità dei fulcri, il sottoscritto ha ideato i congegni sopradetti ed ottenuto i relativi brevetti, essenzialmente uguali nei loro contenuti ma tra loro differenti nelle forme.

Su queste concezioni riportate in forme tangibili, certamente se ne potrebbero realizzare alcune altre più o meno equivalenti. Finora il sottoscritto si è impegnato a presentare prevalentemente il congegno che utilizza la leva, perché è stato il primo ed è il più studiato. Certo uno studio attento, su tutti i possibili congegni di questo tipo, richiederebbe un po' di lavoro e qualche spesa non impegnativa. In essi possono variare alquanto i risultati, ma saranno sempre più o meno uguali come indicato nei relativi congegni già descritti e abbozzati secondo le norme che li regolano. Così anche la loro originalità, non più ripetibile, è stata documentata. Ora ci vuole chi abbia la possibilità economica di fare funzionare a perfezione l'uno o l'altro di essi, ma principalmente quello più studiato e parzialmente realizzato riguardante la leva a fulcro mobile, sul quale il prof. Costanzo e quelli già nominati che l’hanno attentamente esaminato, hanno espresso i loro giudizi positivi già riportati in questo sito.

In esso la forza di attrazione terrestre resa equilibratamente mobile nella leva che si usa, diventa fonte di energia, in primo luogo perché il suo punto di appoggio, come per qualsiasi altra forza, può diventare agente contro altra forza resistente. Se questa viene superata, con una piccola aggiunta di energia data alla forza principale agente, essa diventa un lavoro.

Le dimensioni ideali di questi congegni, spingono a cercare di arrivare alla massima perfezione che è quella di constatare il loro arrivo alla concreta realizzazione, in parte non più da scoprire, ma solo da completare marginalmente e diffondere a vasto raggio a scopi industriali.

Ora, come sempre, il pensiero va al Padre Eterno che è il vero autore di tutto. Se Egli vuole, in primo luogo, si dovrebbero evitare tutti gli sconvolgimenti ed i pericoli che il professore Francesco Costanzo, a suo tempo, ha previsto come possibili in campo meccanico, economico, sociale e politico, dei quali finora non ne è comparso nessuno. È da augurarsi che tutto possa farsi con totale pace e concordia tra tutti gli uomini. Dio stesso ha indicato, attraverso l'annuncio del Giudizio Universale, che la precedenza tocca a tutti gli uomini, senza alcuna differenza di qualsiasi genere, che possano trovarsi in condizione di mancanza del necessario nei loro bisogni. Se qualcosa comincerà a funzionare secondo il previsto con tanti auguri per la coscienza di tutti e col buon funzionamento di quanto fin qui abbiamo detto, ci sarà tempo per tutti di cominciare a vedere come ogni cosa possa organizzarsi nel modo migliore, sempre con l'aiuto di Dio. Questo è il parere del sottoscritto che a tempo opportuno potrà cominciare ad esprimersi in modo più dettagliato. Davanti alle prospettive illimitate indicate da questo congegno della forza statica o dell'attrazione terrestre, quelli che hanno mezzi economici sufficienti, non credo che, magari per curiosità, non vorranno impegnarsi, attraverso le indicazioni date e riconosciute al loro tempo dalle debite autorità, per vedere se è vero tutto quello che si è scritto attentamente, spero, come ritengo, meditato in ogni singola parola. Così come ancora ha detto e come dico anch'io, il solito professore Costanzo e alcuni altri di accertata autorità, si potrà realizzare completamente questo congegno o altri ad esso simili che può diventare utile per tutta l'umanità, sostituendo con la forza di attrazione terrestre, ossia statica ma mobilizzabile, tutte le fonti di energia come il carbone, o il petrolio o quella della fissione atomica e le altre che sono costose e pericolose, finora impegnate per usi vari in tutto il mondo.

Il primo uso di essi dovrebbe controllare il riscaldamento di questa nostra terra, ossia l’intero mondo. Il secondo dovrebbe provvedere alle necessità degli uomini e dei bambini che si trovano in forme essenziali ed ineludibili di bisogno.

 

NOTA: Tra alcune migliaia di lettori o visitatori di questo sito, chi può farlo sarebbe utile e necessario che liberamente riportasse le idee di questo piccolo articolo nei giornali e nelle riviste, nelle radio e nelle televisioni e nelle lezioni di fisica e di lettere dei miei colleghi delle Università per gli scopi da esso esposti come penso che prima o dopo succederà come a suo tempo ha detto e scritto il solito Prof. Costanzo: “Contro questo congegno sbatteranno la testa i professori delle Università di tutto il mondo”.

-10- Il Partito del necessario n.2 LIBERTA' O OBBLIGO?

Secondo il Professore Francesco Costanzo il Congegno della Forza Statica, detto anche “Una Variante della Stadera” più che una rivoluzione industriale potrebbe determinare sconvolgimenti oltre che meccanici anche sociali e politici. Ma quello che chiamo “il Partito del Necessario” oltre a proporre di dedicarsi ad aiutare i bisognosi di qualsiasi genere di tutte le parti del mondo, mi auguro che possa essere sostenuto dall’aiuto di Dio più che da quel congegno a svolgere quanto basta a servizio di soluzioni indispensabili, tranquille e pacifiche per tutti.

In questa prospettiva, una nuova meccanica dell'energia penso che anche potrà favorire qualche sviluppo culturale di carattere educativo e teorico di tanti tipi e di tutte le Università e varie scuole del mondo, assieme a quelle fondate su spinta di San Giovanni Paolo II in un rispettoso confronto tra tutte le religioni, le filosofie e le industrie che riguardino la religione e la corretta cultura anche nel suo aspetto sociale, e quindi nella vita di tutti.

In realtà i movimenti politici sono importanti in quanto portano alla realtà concreta. Essi si sviluppano all'interno dell'uomo, nella sua anima e nella sua intelligenza, in linea di massima per via teorica, ma nel grande confronto tra la teoria e la pratica, la pratica spesso guazza nel fango e la teoria può perdersi nel fumo. Ma ci sono stati coloro che hanno fatto il confronto tra la teoria e la pratica e le loro sentenze valicano i secoli. Coloro che spesso in questo campo sono stati maestri dell’umanità dissero: “ èvres tin pràxin is theorìas epìvasin” oppure “ didàscalon anèdixe se i ton pragmàton alìthia” e cioè “hai trovato la pratica, scala alla teoria”, e, “ti mostrò maestro la verità dei fatti” cioè quelli che corrispondono alla verità. Del resto i fatti che sono le concretizzazioni di tutto, non hanno la dignità della teoria ma sono solo la scala verso di essa ed è solo la verità che deve guidare i fatti concreti ed è maestro solo colui che riesce a raggiungerla e non servono a nulla tanti grandi partiti politici che negano la verità che è l'opera dello Spirito ed è inutile dire che: “la verità non esiste”, “ognuno ha la sua verità”, “la verità è ciò che fa comodo” cioè si scambia la verità col puro materialismo senza anima e senza idee che del resto vengono anche negate. “le idee non servono a nulla”, “mangia idee se ci riesci”, “le idee si perdono nell'aria”. Però l'essenza non può riguardare il solo corpo dell'uomo che lo accomunerebbe a tutti gli animali, i quali non hanno pensiero e nemmeno anima e vengono uccisi o uccidono e non riescono a fare tutto quello che fa l'uomo o come lo fa lui. Quindi con questo sito, pur apprezzando il valore della corretta pratica, è necessario ed indispensabile conoscere prima la correttezza delle idee e della fede in Dio che è l'unico che dà i giusti orientamenti con le sue rivelazioni, cose che l'uomo ha ricevuto in dono e non può raggiungere da solo.

Del resto i partiti politici sempre presto scompaiono come insegna la storia ma le idee valide superano i secoli ed i millenni e danno i loro contributi alla civiltà e alla cultura e, se sono di carattere religioso, giungono pure nell'altra vita non solo per chi ci crede ma anche per chi non ci crede e sono eterne. Quindi va bene la giusta pratica ma quella erronea produce disastri. Il termine partito non va preso in senso politico ma in quello etimologico da cui deriva, che è il termine “parte”, che è una parte di un tutto cioè in questo caso solo una parte dell’umanità che può trovarsi in condizione di bisogno. Come si comportano tra loro quelli che si trovano in tale condizione con quelli che guazzano nel superfluo? Cristo ha dato delle indicazioni che hanno la stessa autorità di Colui che le ha date. Ma esse si possono liberamente seguire o sono vincolanti? Ognuno ritiene di potere facilmente risolvere questo problema, però riflettendoci sopra si scoprono delle difficoltà. La libertà è una essenziale qualità dell'uomo che qualifica tutta la sua esistenza. La stessa Sacra Scrittura dà indicazioni chiare ed inequivocabili: “Se vuoi essere perfetto… Chi vuol venire dietro di me… Crescete e moltiplicatevi…” ed una infinità di simili specificazioni che testimoniano chiaramente la libera scelta dell'uomo.

Ma egli con la sua volontà decide liberamente quello che vuole fare indovinando o sbagliando  e di ogni cosa si assume la sua responsabilità e la sua azione, senza di essa, sarebbe gravemente menomata. L'uomo che non potesse godere della sua responsabilità in tutti i suoi aspetti sarebbe gravemente privo della sua dignità e infinite cose si potrebbero dire sull’ineguagliabile valore della libertà. Ma di quale libertà stiamo parlando? di quella responsabile o di quella irresponsabile? Ci sono persone che si sentono libere, senza nessun tipo di vincolo, né sociale, né politico, né religioso. Come potrebbe qualificarsi questo tipo di libertà? Quindi per ognuno è chiaro che la libertà ha le sue regole senza le quali chi non le segue può andare incontro ai massimi rischi.  Perciò ci sono le leggi, le comuni usanze, gli impegni da rispettare e quindi la libertà deve districarsi in mezzo a questi problemi e tanti altri che secondo i casi possono essere innumerevoli. Ma allora cosa si intende dire col termine libertà? e come si fa ad essere sicuri  delle sue decisioni senza dubitare che possa succedere qualche errore? Quindi su questa terra la libertà ha tanti limiti. Ma allora in che cosa consiste la libertà che molti o tutti rivendicano? La libertà esiste davvero, ma deve agire dentro precisi limiti dati da Colui o coloro a cui tocca definirli oltre a quelli che ognuno si pone da se stesso secondo la sua coscienza. Ma c'è un testo univoco che tutti i cristiani recitano continuamente: il “Padre Nostro”. In esso, alla fine della sua prima parte, si dice: “..sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”. Ma allora la libertà esiste o non esiste? Se la libertà in paradiso consiste nel fare la volontà di un altro, fosse pure il Padre Eterno, allora che cosa si deduce? Esiste più la libera volontà di ognuno? O è migliore la condizione di questo mondo secondo la quale ognuno fa come gli piace? Ma ci stiamo accorgendo che ognuno farebbe così esattamente il ragionamento di Lucifero? Difatti bisogna capire bene cos'è la libertà dell'uomo e distinguere esattamente tra libertà e libertinaggio. Quella pretesa da Lucifero è puro libertinaggio mentre la vera libertà è quella di chi può agire secondo la retta ragione. Ma questa è soltanto ipotetica o abitualmente dovrebbe guidare l'uomo? È sempre stato detto che la ragione corretta al 100% universalmente è difficilissima o addirittura impossibile che esista e “non esiste nessun uomo che viva e non pecchi, Tu solo sei senza peccato, la Tua giustizia è giustizia in eterno e la Tua parola è verità”. Ma qui andiamo in un altro piano. Una volta, non so quando, a qualcuno venne la curiosità di vedere quale fosse il più bel verso della Divina Commedia. Allo scopo bandì una sfida. Il più bel verso di essa fu considerato il seguente: “ In sua voluntate è nostra pace”. Nel paradiso quindi non c'è il problema della libertà perché come dice il “Padre Nostro”: “..sia fatta la tua volontà come in cielo”. In cielo essa c'è perfettamente, perché i suoi abitanti sono i santi scelti da Dio, ma su questa terra bisogna pregarlo affinché la sua volontà si possa fare come si fa in cielo. Gli uomini fanno come abitualmente si fa da parte di tutti, nessuno escluso, perché qui sopra abbiamo detto come dice la liturgia bizantina: “Tu solo sei senza peccato”. Chi più e chi meno, ma tutti. Quindi solo per volontà di Dio si collabora con lui. Nel Giudizio Universale può trovarsi alla sua destra solo chi fa la sua volontà. All'uomo quindi, se vuole, rimane di cercare di fare la volontà di Dio come a Lui piace. Ma nessuno può farla completamente in questa terra come a Lui piace; e questo tipo di libertà può solo realizzarsi col Suo aiuto e la buona disposizione dell’uomo.

-9- Il Partito del Necessario n.1

 

Altro che rivoluzione industriale;

 possono succedere sconvolgimenti oltre che

meccanici anche sociali e politici

Prof. Ing. F. Costanzo

 

Faccio un veloce panorama di ciò che sulla leva, nelle varie formulazioni, è stato scritto nel corso dei millenni, o almeno su ciò che finora sono riuscito a trovare.

Se si vuole qualche parola di chiarimento, si può fare riferimento agli articoli di meccanica di questo sito pubblicati finora. Essi sono poche pagine utili a leggersi o rileggersi in quanto nei limiti del possibile entrano anche nei particolari. Ne esistono alcuni altri che potrebbero qui stesso pubblicarsi.

 

  1. La più antica leva è stata ricordata dal grande Davide, profeta, re e poeta del popolo ebreo, circa tremila anni fa. Egli disse: I pesi minori “posti sulla bilancia (che è una leva) vanno in su, più leggeri di un soffio, tutti insieme” (Salmo 61, 10). Questa frase è anche una preziosa e magnifica anticipazione della carrucola.
  2. Dopo quasi mille anni dopo Davide, cioè più di due mila anni fa, si trova la famosissima frase di Archimede riferita al fulcro della leva: “Dammi dove mi appoggi e ti muoverò il mondo”.
  3. Da circa quattro mila anni esiste la ruota senza che, a quanto mi dicono, sia stato mai individuato il principio scientifico del suo funzionamento. Esso si trova spiegato nei due relativi articoli pubblicati in questo sito: Meccanica n. 5 e n. 7.
  4. Nel secolo XVIII è stato formulato il così detto principio di conservazione dell’energia che dice: “Niente si crea e niente si distrugge ma tutto muta”.
  5. In aiuto ad esso è stata formulata la così detta regola d’oro della Meccanica che dice: “Nella leva quello che si guadagna in forza si perde in movimento”.
  6. In seguito ai principi 4) e 5) si nega decisamente la possibilità di realizzare un “moto perpetuo”.
  7. Il primo ad individuare la possibilità di moto perpetuo in seguito al mio congegno dal titolo: “Congegno per ottenere energia da fonte statica” realizzato per mezzo di una “leva a fulcro mobile” fu il Prof. F. Costanzo che mi propose di non nominarlo nemmeno a causa del gran numero di cose che sono state dette contro tutti i tentativi di realizzarlo. Ma poi seppi che egli l’aveva detto a una persona di sua fiducia che me l’ha riferito con queste parole: “Io la conosco, lei è quello che ha inventato il moto perpetuo”. Lo stesso Prof. Costanzo in seguito concluse: “Io ritengo che gli uffici Brevetti e Marchi di tutto il mondo che hanno ragionato sulla base dei sopradetti concetti (riportati qui ai numeri 4,5,e 6) farebbero bene ad aggiornarsi sull’argomento.
  8. Brevetto del sottoscritto dal titolo: “Leva a fulcro mobile” N° 1187228 concesso il 23 -12 -1987. Una volta individuato il tipo di congegno, come essenzialmente funziona, sono stati realizzati vari altri congegni già protetti da alcuni brevetti, tutti di uguale contenuto, ma differenti nella forma e tanti altri se ne possono costruire corrispondenti sempre alla fondamentale caratteristica segnalata da Ignazio Miraglia che disse: “Questo congegno è un moltiplicatore di energia”.
  9. Anche la direzione generale per la lotta alla contraffazione, Ufficio Brevetti e Marchi, Roma 23-1-2017 domanda N°102017000107574, interlocutoria sui requisiti di brevettabilità, dice: “Il trovato oggetto del brevetto è costituito da un dispositivo che produce in uscita una quantità di energia maggiore di quella che consuma”. Una parte di questa energia si può dirottare, alle debite condizioni, per ottenere il perpetuo funzionamento dello stesso trovato.
  10. Esistono tanti congegni sulla terra che, sempre con un punto di appoggio, possono esercitare delle spinte o delle trazioni come ad esempio i muscoli umani o animali, la leva, la botte di Pascal, ecc. Ma essi possono esercitare quella loro capacità solo se trovano idonea resistenza, data dalla forza di attrazione terrestre che determina i pesi. Se non ci fosse questa resistenza non si potrebbe esercitare nessun tipo di forza meccanica. Ma la stessa resistenza a sua volta può diventare spinta. Caso classico per la sua semplicità è quello della carrucola cioè una ruota appesa ad un vincolo che regga due pesi tra loro in equilibrio. Ma se si aggiunge anche un minimo peso all’uno o all’altro dei due pesi in equilibrio questi possono diventare alternativamente o traenti o resistenti, ossia o attivi o passivi. Quindi è sempre la forza di gravità o di attrazione della terra che nelle debite condizioni può o offrire resistenza o essa stessa diventare fonte di energia nel debito contesto. Così, come abbiamo detto, la forza statica sulla terra è il risultato di due forze, una opposta all’altra. Qualsiasi delle due se viene appena maggiorata diventa agente nei riguardi dell’altra che quindi diventa passiva. (Vedi anche N.1: l’osservazione di Davide sul peso minore).

Il Prof. Costanzo ha anche scritto su questo primo congegno: “Altro che rivoluzione industriale, possono succedere sconvolgimenti oltre che meccanici anche sociali e politici”. Questa frase indica il passaggio teorico e sperimentale della funzionalità di questo congegno, riguardo a ciò che si può ottenere. Segue ancora una terza serie di riflessioni sul modo di utilizzare quello che attraverso di esso si può fare.

La frase del Prof. Costanzo qui sopra riportata considera superati i tre pseudo-principi finora imperanti in tutto il mondo della meccanica N° 4-5-6, qui stesso riportati.

Come abbiamo più volte detto sulla spinta iniziale del Prof. Costanzo, che ha affermato con grande sicurezza che: “Contro questo congegno sbatteranno la testa i Professori delle Università di tutto il mondo, avendo a disposizione l’energia di attrazione terrestre, altrimenti in modo inesatto detta forza di gravità, si può procedere non solo al riconoscimento della correttezza di ciò che ha detto lo stesso Prof. Costanzo ma anche alla revisione di tutto ciò che finora è stato fatto con l’uso delle energie finora usate.

In primo luogo si può decidere di regolare il riscaldamento della terra sostituendo tutte le forme di energia che producono anidride carbonica che tra l’altro sono, oltre che dannose, anche costose e pericolose e cioè quelle del carbon fossile e del petrolio. Seguono quelle della pressione idrostatica, dell’energia atomica e tante altre. Alcune di queste sono state anche vagamente indicate nella presentazione del congegno dal titolo: “Una variante della stadera” (v. meccanica n.1). Oltre alla salute dell’uomo e del mondo, l’altro problema da affrontare è quello del sufficiente nutrimento dell’umanità, ottenendo la sua corretta e sufficiente produzione, conservazione e distribuzione per uso fondamentale e uguale di tutti i generi alimentari oltre che per l’uomo anche per gli animali. Non credo che sia necessario o utile continuare in questi elenchi nei quali si esercita continuamente l’infaticabile fantasia dell’umanità. Il vero problema finora irrisolto è quello del senso morale, logico e conveniente per tutti gli uomini, della produzione e della distribuzione di tutto ciò che serve e potrà servire, nel caso dell’alimentazione, della salute, dell’istruzione, della formazione giustamente scelta per tutti, cosa che quindi diventa campo di discussioni e di realizzazioni dei tempi futuri, sulla base di ciò che Dio stesso ha da sempre indicato.

Oltre agli sconvolgimenti meccanici fondati sulla negazione dei tre cosiddetti principi sopra indicati, che non si capisce come abbiano avuto tale successo in tutto il mondo, creando infinito danno e discredito di un campo di lavoro di grandissimo valore ed importanza, giustamente c’è da avviare una nuova meccanica fondata sulla vera fonte dell’energia che è l’attrazione terrestre e conseguente forza statica. Essa è resa dinamica nei modi indicati come ha suggerito lo stesso Davide, tre mila anni fa, presente oltre che nella bilancia anche nella carrucola come ha intuito che poteva trovarsi lo stesso Archimede se fosse riuscito ad individuare il fulcro adatto che cercava: “dammi dove mi appoggi……”. Si potranno avere inoltre tante alte forme di lavoro meccanico facilissimo da realizzare a costo gratuito o quasi e tanti altri vantaggi come quelli a cui abbiamo fatto già cenno. Sarà compito di tutti gli Stati del mondo di andare adottando progressivamente la nuova energia all’abbandono di quelle ora non più convenienti se non altro per il loro costo e rischio. Si dovrebbe badare bene all’adozione del nuovo modo di utilizzare l’energia di attrazione terrestre da sempre esistente. Se fosse troppo rigida o rapida, potrebbe produrre dei danni non facilmente rimediabili. Si dovrebbe pure procedere a calcolare attentamente quale sarà il risparmio che potrà ottenersi con l’adozione del nuovo uso dell’antichissima energia da sempre presente e conosciuta sulla terra. Ne conseguirebbe anche il possibile guadagno con l’adozione da parte di tutti gli Stati del mondo di piccole tasse per arrivare a provvedere per tutte le necessità di qualsiasi genere, da quelle di carattere variamente amministrativo fino a quelle necessarie e doverose per la vita stessa dell’umanità. Ne dovrebbe pure conseguire un adeguato mantenimento di tutta l’umanità senza limiti di confini e di generi di qualsiasi tipo assolutamente internazionali ed intercontinentali senza differenze di razze, culture, mezzi disponibili. Quant’altro può succedere è stato già previsto e realizzato da secoli dall’imperatore bizantino Eraclio con la sua riforma agraria che è l’unica che sia mai riuscita in tutto il mondo con splendidi risultati per quelli che l’hanno adottato. Ma i governanti di tutti gli Stati del mondo sapranno realizzare ciò che serve dando la precedenza alle necessità di tutti anziché ai possessi senza limiti, tenendo presente che non esistono qualità umane che valgano più del valore della persona e di chiunque, con tutte le precisazioni che possano e vogliano farsi.

 

 

Storia di un timore o di una necessità?

 

Nel 1984 presentai la mia prima domanda di brevetto N° 42007 A84 dal titolo: “Congegno per ottenere energia da fonte statica”, in seconda istanza perfezionata dal Prof. Ing. Francesco Costanzo, Professore di Macchine dell’Università di Palermo. Poi fu pubblicata a Palermo nello stesso 1984 in seguito all’intervento del Dirigente dell’Ufficio Brevetti e Marchi di Roma che disse: “Per tagliare la testa al toro di tutta la discussione su questo congegno, basta darlo alle stampe”.

Dopo circa 35 anni, dopo vari congegni e brevetti, quella domanda fu ripresentata all’Ufficio Brevetti e Marchi di Roma il 26-9-2017 col N° 1020170007574 con titolo: “Una variante della stadera”, con alcuni completamenti e revisioni.

All’inizio del 1984 non mi rendevo conto di quello che tale domanda poteva significare. Ma a complicare molto le cose fu lo stesso Prof. Costanzo col suo profondo ed attento e lungo esame di quel congegno per la seconda volta da lui stesso gratuitamente ricostruito. Egli a poco a poco indusse anche me a cominciare ad aprire gli occhi sul relativo argomento. Nel qui citato numero 1 di questo sito (20/01/2020) sono riportate le sintesi dei lunghi ragionamenti da lui fatti col sottoscritto, su quel secondo modello. Però egli non volle nemmeno che si facesse il suo nome per i motivi da lui stesso esposti. Per abbreviare questa lunga storia, dico che io stesso prima di parlare con lui avevo presentato il mio congegno a numerose persone di media cultura sull’argomento che tutte, in modo unanime, si espressero in modo favorevole su di esso. Mi sentii allora incoraggiato per andare a parlare col Prof. Costanzo col quale avevo già un buon rapporto di amicizia, e poi quasi con tutti gli altri Professori di materie scientifiche dell’Università di Palermo con i quali il discorso rimase sospeso. Nessuno di essi infatti si espresse in modo negativo sull’argomento, ma nemmeno nessuno fu apertamente favorevole. Prevaleva il dubbio. Quando mi capitava l’occasione mi misi anche a girare per le Facoltà Scientifiche di varie Università d’Italia andando perfino a parlare col Prof. Amaldi, ex allievo di Enrico Fermi, allora Professore alla “Sapienza” di Roma, che mi disse che non era il caso di mettersi a calcolare tutti i particolari del congegno; conveniva farlo costruire a perfezione, che così avrebbe parlato da solo. L’impresa non sarebbe stata molto costosa. Ma quando feci la prova, andando una dopo l’altra, in tre medie imprese meccaniche dell’Italia del nord, essa, per le mie possibilità economiche, risultò eccessivamente costosa. Ho scritto poi a un gran numero di imprese meccaniche dell’Italia del nord. Tutte risposero gentilmente ma non ci fu nessuna che volle mettere mano ad un’impresa del genere. Era dubbio o autentico spavento? Eppure non si trattava di qualche bomba atomica, ma qualcuno scherzando cominciò a dire che poteva diventare qualcosa di più della bomba atomica. Un grande industriale americano mi suggerì che conveniva parlarne attraverso un sito che ha la possibilità di una diffusione mondiale. L’idea del sito mi piacque molto, però per parlare in primo luogo degli argomenti di mio principale interesse e competenza che sono di carattere umanistico. Ma dovevo anche parlare un poco della meccanica del mio congegno sul quale io in tanti anni ho raggiunto ormai una qualche competenza in modo quasi del tutto autodidattico, assieme a ciò che sono andato imparando in così vario e vasto campo di incontri.

Ora non ho più niente da attendere; tra i vari pareri raccolti e le mie personali esperienze ritengo di avere acquistato un certo grado di sicurezza.

Ma spinto inizialmente anche dal Prof. Costanzo, cominciai a fare tutte le ipotesi di qualsiasi genere. Egli stesso cominciò a dimostrare che esse possono essere quanto mai varie ed importanti come quelle a cui si è già accennato e a cui vanno dedicate tutte le attenzioni. Ormai quasi tutte le possibili idee sull’insieme dell’argomento sono abbastanza solide. Non c’è motivo di non cercare di portarle avanti anche come senso di dovere. Del resto hanno prospettive di grandissimo sviluppo, e non hanno nessun pericolo, ma promettono grandissimo vantaggio per l’umanità come hanno detto tanti studiosi dell’argomento, già da me citati, ed io stesso ne ho accennato più volte nei pochi numeri di questo sito in cui ne parlo. Il relativo argomento, pur non essendo tanto semplice, ha finora radunato in pochi mesi più di duemila visitatori o lettori e l’interesse ormai non riguarda solo l’aspetto meccanico, come a suo tempo ha cominciato a dire il Prof. Costanzo. Nei successivi numeri di questo sito, fino al presente, ho anche parlato delle non comuni prospettive che si delineano a livello umanitario e non si può evitare di parlarne, non saprei per quale motivo.

I problemi attuali del clima e del vitto necessario per tutta l’umanità sono certamente i più impellenti da sempre. Abbiamo già parlato delle risorse naturali che mette a disposizione, a questo punto non la natura, ma il Padre Eterno, che le ha create e le ha messe a disposizione da sempre, senza che alcuno di essi abbia mai pensato di utilizzarle. Bisogna ora darsi da fare per realizzarle perfettamente, per metterle a disposizione di tutta l’umanità così come sono state create. Si può ancora continuare a parlare del funzionamento dei vari congegni e delle forme che possono andare assumendo, cosa che si può continuare a fare a piacere. Ma ora, per quanto mi riguarda, mi sembra giunto il tempo di esporre alcune idee sul loro uso, che non sono mie, ma sono quelle espresse dallo stesso Cristo, nella sua esposizione fatta sul Giudizio Universale. Poiché tanti hanno confermato le idee che hanno portato alla realizzazione di questo congegno, e tante altre del genere, o descritte o che ancora si possono immaginare e descrivere, se ci fosse qualche sbaglio, o si potrà correggere, o migliorare, o ormai sarà di responsabilità di tutti quelli che le hanno confermate. Ma questo si scrive solo per dovere di cautela. Del resto almeno alcuni di quelli che hanno avuto o che hanno notizia di questo congegno, mi hanno detto che ci sono tanti che hanno risorse economiche immense e anche possibilità di rivolgersi a persone di alta specializzazione per fare funzionare quel congegno a perfezione, che poi del resto non è molto costoso in proporzione al rendimento che può dare. Anche riguardo alla costruzione di infinite realizzazioni che possono farsi di esso per tutti i possibili usi, a disposizione di tutta l’umanità, la forza di attrazione terrestre come fonte inesauribile di tutti i congegni come questo che possono servirsi di essa, sono sempre disponibili nelle sue cinque qualità da me più volte indicate: pulita, gratuita, illimitata, ecc.

Poiché anche l’ingordigia umana potrebbe essere illimitata, il Padre Eterno ha disposto che essa non possa mai saziarsi come è successo all’antico Impero Romano i cui membri dovettero accorgersi che essi non potevano mai raggiungere i limiti di essa, e quindi con la riforma di Eraclio dovettero decidere che era necessario porli da sé stessi, adeguatamente ampi, ma comunque ragionevolmente mantenuti in modo che i mezzi per vivere possano essere sufficienti per tutti gli uomini che dovrebbero avere e abitare “una casa che fa fumo”. Del resto che importanza avrebbero dei limiti irraggiungibili dell’ingordigia di fronte al valore della vita umana che si confronta solo col paradiso o coll’inferno di questa vita o dell’altra, specialmente se essa dovesse mancare del necessario di fronte a sprechi irraggiungibili ed inintelligibili? Quindi diventa ragionevole che ognuno, avendo il suo proporzionato necessario, pensi anche al necessario di qualsiasi membro dell’umanità in tutti i campi e dovunque si trovi.

L’esposizione fatta da Cristo su questi argomenti, è la più bella e completa che possa immaginarsi, ed ha come garante di essa la Sua stessa persona. Dice infatti: “ io avevo fame… io avevo sete…ecc..”( v. Evangelo di San Matteo, 25, 31-46). Egli ha disposto che nel Giudizio Universale non ci siano più per nessuno conti in sospeso, perché allora, quelli che lo avranno ascoltato, saranno posti alla Sua destra, e quelli che non L’avranno ascoltato saranno posti alla Sua sinistra. Non ci sarà attesa di altre soluzioni, perché quelli della destra se ne andranno in Paradiso e quelli della sinistra, irrimediabilmente all’inferno. Lo stesso Gesù Cristo ha da ora stesso, ed avrà sempre l’autorità di fare quello che ha già detto e dice sempre.

Cosa si potrebbe fare ancora a questo punto?

 

Sempre in attesa di quel Giudizio Universale, per quelli che lo vogliono aspettare, finché sono ancora in questo mondo, si propongono alcune idee, che non dovrebbero sembrare peregrine. Come arrivare a tutti i tipi di necessità di tutti gli uomini di questo mondo, senza confini di Stati o di continenti, costituendo essi, pensanti e parlanti, una sola umanità? La possibilità di utilizzare a scopi economici la forza di attrazione terrestre, ossia la forza statica del mondo, permette di esporre fantasie o meglio programmi di questo genere. Almeno c’è la ferma speranza che esse possano realizzarsi come abbiamo cercato di dire in tutti i modi o di far capire non solo il sottoscritto ma anche quelli che hanno trovato ragionevoli le idee qui esposte. Ma lo stesso Cristo sempre nella sua esposizione del Giudizio Universale, tutto sommato, parla di tutte le necessità dell'uomo e si può capire che esse corrispondano a quello che sempre si possa presentare secondo i tempi. A chiunque non voglia capirle, Cristo dice chiaramente che esse sono obbligatorie per tutti come il pane, l'acqua e tutto il resto. Quindi, in poche parole, Cristo non riconosce che si possa disporre illimitatamente di qualsiasi bene si possa avere, ma quello che è oltre il necessario, come ha interpretato anche San Basilio e tanti altri santi, è dei poveri che altrimenti mancherebbero del necessario. Ancora Cristo dice di più: se vuoi essere perfetto vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e poi vieni e seguimi. Questo vuol dire che è possibile condurre una vita comune entro i limiti del necessario in tutti i modi e in tutti i campi. Ma comunque ci sarà sempre qualcuno che voglia essere perfetto come tanti ce ne sono stati. Anche nell’interpretazione di San Basilio e di tutti quelli che lo seguono in tutto il mondo, ognuno certo può avere sempre il suo necessario, anche di proporzioni immense in tutti i campi, a condizione però che tutto quello che va oltre il necessario in tutti quei campi e dimensioni, sia destinato a coloro che mancano del loro necessario, ma non certo per condurre la vita spensieratamente. Per coloro che per ipotesi non volessero capire questo discorso, ci saranno sempre tutti i popoli, gli Stati ed anche i continenti per i quali è sempre necessario ed obbligatorio il discorso di Cristo. Esso è pure accettato da tanti altri che seguono perfino altre religioni in modo che la stessa intera società umana provveda a farlo realizzare da tutti. Del resto tante volte è capitato che molti o moltissimi si siano impegnati in imprese di qualsiasi genere anche non sempre buone come guerre, disprezzi, abusi ed anche con opere buone che però non arrivano mai al necessario per tutti. Come si fa ad organizzare una impresa come questa? Non potrei essere io ad avere una ispirazione del genere se non altro per gli avanzati limiti di età. Ma le idee che si lanciano possono anche camminare con i loro piedi ed essere realizzate come Cristo stesso ha detto che è anche obbligatorio, pena l'inferno. Quindi lo stesso Cristo, che non ama i discorsi costrittivi, per arrivare a minacciare le pene dell'inferno vuol dire che egli ha pensato che fosse necessario farlo. Del resto il povero uomo deve essere sempre minacciato per decidersi a fare qualcosa di essenziale? Come ipotesi, comunque, si può escludere che qualcuno voglia e possa tentare di realizzarlo?

Il metodo potrebbe essere quello, da moltissimi usato, della convinzione. In termini comuni si chiama democrazia e con essa quindi si può tentare di realizzare un pensiero forse nuovo di una democrazia mondiale che raduni tutti quelli che in tutto il mondo non arrivano al necessario e tutti coloro che gradendo un'idea del genere come Eraclio, nei suoi limiti non piccoli dei suoi tempi, riuscì a realizzarla. L'impresa è certamente enorme. Ma se Dio vuole è sicuramente capace di realizzare tutto quello che vuole. Del resto un “pensierino” del genere può anche essere suggerito dall' enormità del congegno finora presentato a tanti che pure l'hanno approvato.

Poiché però un'impresa del genere richiederebbe grandi mezzi, si giunge al momento opportuno che si riesca a realizzare e porre in produzione il congegno dell'energia da fonte statica ossia quello dell'attrazione terrestre o come si voglia chiamare. Esso fin dalla sua origine è stato destinato attraverso tutti i necessari impegni a provvedere a tutti i poveri del Giudizio Universale che nella loro vita su questa terra mancano del necessario. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile quindi che, chiunque sia in grado di farlo, disponga di questo congegno o di altri uguali ad esso, come rendimenti, anche se differenti nella forma, che potrebbero essere più utili. Quindi chiunque sia in grado di farlo e voglia farlo nell'ambito degli obiettivi del Giudizio Universale, può farsi sentire dal sottoscritto attraverso il mio indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., per concordare l’utilizzazione di questo congegno. Il sottoscritto non vuole ricevere nessun utile per uso proprio. Chiunque vorrà utilizzarlo potrà concordare come voglia utilizzarlo conservando per conto suo tutto quello che può essere necessario per mettere su e gestire la conseguente impresa piccola, grande o grandissima e disporre dei proventi che spettano al normale lavoro di tutti. Quando ci saranno dei proventi essi non debbono servire all’arricchimento senza limiti di chi potrà gestirli. Essi dovrebbero essere destinati a provvedere attraverso un adeguato “Partito Democratico del Necessario” o nazionale o internazionale o anche intercontinentale ai vari bisogni effettivi di tutti gli uomini. Altre iniziative equivalenti allo stesso scopo, potrebbero prendersi ad opera del Cristianesimo e di tutte le altre Religioni che non penso che non vogliano partecipare a provvedere al necessario di tutti gli uomini del mondo che non possono arrivare ad esso. Ma comunque quando si passerà alla fase operativa, ci saranno sempre degli amministratori che concorderanno il da farsi secondo queste idee con tutti gli uomini di buona volontà del mondo per discutere sul modo migliore per realizzare e gestire tutte le attività necessarie per gli scopi sopradetti. Ritengo che il gran “Partito del Necessario”, o altro equivalente, poiché la necessità sarà sempre presente nella vita umana, potranno facilmente radunare tutte le persone che mancano di esso e tutti quelli che hanno intenzione di provvedere a che nessuno manchi più del necessario secondo lo spirito del Giudizio Universale, ossia dello stesso Dio.

-8- Non contro gli scienziati: Il fulcro mobile nella leva e nella ruota

 

                                                   

 “Contro questo congegno sbatteranno la testa i professori delle Università di tutto il mondo.

Bada che questa è un’invenzione più importante di quella della ruota”.

Prof. Ing. Francesco Costanzo 

 

Sembra chiaro che il Professore Francesco Costanzo, già qui più volte da me citato, che ha detto e scritto queste frasi qui riportate, e le altre simili, intendesse parlare dei professori di Meccanica o più precisamente di Macchine e di Meccanica applicata alle Macchine. Invece intendeva pure dire dell’altro.

Per me è importante che queste frasi le abbia dette lui che era docente universitario di queste materie che sono vicine tra di loro perché a me non poteva mai venire in mente di dire cose del genere, essendo soltanto vagamente prestato alla Meccanica. Io inoltre non voglio parlare di tutta la Meccanica, ma solo di un singolo congegno oppure di alcuni altri uguali ad esso nel contenuto ma non nella forma. Esso però tira con sé tutti gli annessi e connessi da qualunque campo provengano. E qui è ancora lo stesso professore Costanzo che ha aperto la strada.

Alcuni di questi argomenti che qui tratteremo, anche con tutta la dovuta modestia, sono di mia competenza. E qui viene in aiuto la sapienza degli antichi Romani che dissero: “Timeo hominem unius libri”. Ma potrebbe anche dirsi: temo l’uomo di un solo argomento, però trattato per tanti decenni, certo assieme a tanti altri.

Bisogna essere il più possibile cauti ed attenti ma non tanto da essere timorosi anche nei campi che sono evidenti. Anche ad essi accennava il Professore Costanzo come di sfuggita, non entrando questa volta anche lui in materie di non sua diretta competenza.

Come mai egli arrivò a dire queste frasi? Il punto di partenza è stato quello di aver reso mobile il fulcro della leva che per secoli si è sempre pensato che dovesse necessariamente essere fisso. L’averlo reso mobile permette di rendere dinamica la posizione statica della leva sotto carico con l’evidente moltiplicazione della sua forza senza perdita come abbiamo mostrato nella descrizione del relativo congegno pubblicato in questo sito nei mesi di ottobre del 2019 e gennaio 2020, avendo così la possibilità di utilizzare la resistenza come fonte di energia come anche può avvenire nella carrucola. E qui cade la Regola d’oro della Meccanica e il così detto Principio della conservazione dell’energia a cui i Professori delle Università del mondo, molti pubblici uffici dei Brevetti ed anche tanti industriali sembrano affezionatissimi, come anche gli Stati o molti o tutti a proposito delle loro leggi sui brevetti. Si utilizza invece senza alcuna perdita la trasformazione della forza prodotta dalla leva in energia come gratuito dono del Padre Eterno a tutta l’umanità a cominciare da coloro che abbisognano del necessario.

In realtà il Professore Costanzo partì soltanto dalla leva, come già detto, ma arrivò subito alla rivoluzione industriale e ai cambiamenti culturali ecc. a cui faceva solo qualche accenno perché questa volta questi erano piuttosto campi di competenza delle scienze umanistiche delle quali però egli stesso aveva qualche notizia. Come mai si spinse tanto avanti da rimanervi lui stesso impressionato ed intimorito? Il suo discorso diventava semplice: “bada che questa è un’invenzione più importante di quella della ruota” quella comunemente conosciuta, ma di cui parliamo come di una raggera di leve a fulcro mobile che cammina sul suolo e mette i pesi che porta quasi in continua caduta in pianura o in discesa e li facilita enormemente in salita. Ma il vantaggio di aver reso mobile il fulcro già brevettato, e come nel congegno del 2019, qui sopra indicato, non è solo la facilitazione del trasporto dei pesi la cui essenza è pure inesauribile e quasi gratuita. Non ho quindi motivi di essere timoroso, ma ora parlerò con sicurezza perché fin dall’inizio sono stato davanti alla prova di fatti concreti.

-7- EX NIHILO SUI ET SUBIECTI ( dal nulla di sè e del soggetto)

“Qua sotto qualcosa c’è sicuramente. Il difficile è spiegare perché funziona, perché bisogna pur darne una spiegazione scientifica”

 

Ma il Prof. Francesco Costanzo, autore del piccolo periodo qui sopra scritto, cominciò presto a rendersi conto di ciò che c’era sotto. L’ultimo perché del funzionamento della leva non si può capire, nè si può capire la pseudo-legge che la contrasta. Infatti essa è esclusivamente un oggetto creato contro il quale nessun principio di conservazione dell’energia può valere. La leva è come è, e basta, e la piccola legge detta d’oro che la contraddice è una chiacchiera vuota della quale si dimostra facilmente il contrario.

È sintomatico il caso della ruota. Essa esiste da più di quattro mila anni, ma pur essendo un congegno utilissimo, a quanto pare, nessuno si dedicò finora a conoscerla profondamente. Si tratta di un congegno alquanto complicato che si andò formando inconsapevolmente un po' alla volta, ad opera di persone spinte da singole e occasionali necessità, come si vede in alcune opere d’arte a sbalzo lasciate dai Sumeri e dagli antichi Egiziani. Infatti non si dice a voce né si trova scritto nei libri come essa funzioni e come dia un enorme aiuto al trasporto di pesi. La ruota è una raggera di leve collegate insieme che formano al loro centro un buco nel quale si infila il loro asse. L’altro lato della raggera di leve è collegato da un cerchio più o meno ferrato che ruotando sul suolo costituisce a turno il fulcro di ogni leva che fa appoggiare sul suolo il peso che sopporta e lo rende quasi in caduta continua ruotando in cammino. Il braccio della resistenza di ogni leva è dato dal tratto di circonferenza che la collega all’altra leva ad essa adiacente in salita o in discesa mentre si identifica col fulcro camminando in pianura. Il braccio della potenza invece è dato dall’asse che spinge i singoli raggi della ruota nel corso della loro rotazione. Quindi la ruota è un derivato della leva, ma anche questa da quando ha cominciato a conoscersi? La più antica notizia che mi è capitato di incontrare è quella dell’acuta osservazione del re degli Ebrei Davide riportata nel suo salmo N° 61,10 nel quale parla della bilancia che è pure una leva. Non so però se l’asse che costituisce i due bracci della bilancia era pure conosciuto in forma di leva comunemente usata in quel tempo come strumento di lavoro. Colui che la cominciò a studiare profondamente, e ne evidenziò una buona parte dei vantaggi che offre, fu il greco Archimede di Siracusa, circa mille anni dopo Davide. Da allora sono passati altri due mila anni senza che essa sia stata più scomodata per altri usi oltre a quelli da Archimede segnalati. Ci sono finora perfino molti dubbi su quello che intendeva dire con la sua notissima frase circa la possibilità da lui indicata di potere muovere il mondo se si trovasse un fulcro idoneo. Poteva essere il fulcro reso girevole su un asse quello che cercava Archimede? Ci sarebbe da controllare se il vantaggio dato da tutte le ruote che camminano nel mondo rispettino o no il principio di conservazione dell’energia soltanto affermato, tenendo presente che l’energia è qualcosa che può formarsi per mezzo della materia ma non è la materia in se stessa, eccetto il caso della sua più intima costituzione a livello atomico o subatomico. Ma chi l’ha racchiusa nei singoli atomi?.

Ci sarebbe pure da vedere se quel principio fu formulato da Lavoisier nel modo come si presenta cioè: “niente si crea e niente si distrugge” o come egli stesso riuscì a dimostrare nel caso della formazione di prodotti chimici, o se fu lui stesso a commettere l’imprudenza di estenderlo a tutte le altre scienze che pure finora si sono andate sviluppando.

Contro queste ipotesi c’è in primo luogo la legge naturale del pensiero umano che ha una funzione corrispondente alla precisa necessità di indicare esattamente ciò che esso vuol dire in riferimento alle caratteristiche dell’oggetto di cui si vuole parlare. La filosofia e la teologia scolastica fin dall’inizio del nostro secondo millennio hanno precisato che ogni cosa non esiste da sé, né è una parte del soggetto che la crea. Cioè non può farsi da se stessa né è una realizzazione panteistica quasi come una parte dello stesso Dio creatore. Si aggiunga che le stesse lingue di tutti gli uomini e dei popoli fin dal loro inizio hanno formato il loro linguaggio con la seguente struttura logica e quasi mai si era sentito dire che niente si crea ed il Creatore non esiste. Si dice invece che in primo luogo c’è il soggetto di ogni proposizione che non crea, ma lavora e facilita l’organizzazione del mondo, segue il predicato o verbo che indica ciò che viene fatto, ed in ultimo c’è il complemento che indica la cosa detta o fatta e così si completa la frase. Tutto questo ragionamento scritto concretamente e concisamente è indicato dalla frase latina riportata nel titolo la quale espone esattamente cosa sia la creazione del mondo e dell’universo fatta da Dio come detto qui sopra. Il Prof. Francesco Costanzo dopo il primo imbarazzo causatogli da un congegno funzionante che dava un risultato contrario a ciò che sembra dire qualche legge della fisica di per sé mal connessa e contraria alla cultura plurimillenaria di gran parte dell’umanità, come suol dirsi, prese il coraggio a due mani e si decise a dire: “qua sotto qualcosa c’è sicuramente” e cosa siano quelle leggi della fisica che sono indimostrabili e mal connesse davanti ad un esperimento elementarissimo che può ripetersi infinitamente davanti a chiunque voglia vederlo. Quelle pseudo-leggi certamente “cadono” e l’una o l’altra se ne vanno a “carte quarantotto”. Lui stesso rimase un po' intimorito davanti a questo incredibile risultato e si rifiutò di volerne affrontare la diffusione e disse che essa doveva essere affrontata dal sottoscritto che l’aveva ottenuto e per primo realizzato alquanto maldestramente, cosa che egli stesso subito provvide a rimettere nel giusto sesto, dicendo: “che a tempo e luogo opportuno non si sarebbe rifiutato di confermare di aver detto queste cose”. La battaglia che si prospettava sembrava quanto mai aspra e pericolosa come disse egli stesso e anche qualche altro. Ma questo pericolo per chi aveva ideato quel congegno che del resto non è nemmeno studioso della materia, ma semplicemente poco più di un autodidatta non è proprio mai comparso, però ha sempre suscitato infinite discussioni.

Ma non c’è niente da discutere, perché “contra factum non valet argumentum” (contro il fatto non vale l’argomento) semplicissimo e del tutto elementare, a vergogna di tutta l’umanità che ha lasciato passare vari millenni senza accorgersi per niente di una realtà tanto semplice che costituisce uno dei più grandi aiuti che Dio ha voluto dare all’uomo per facilitare il suo lavoro. Esso deriva dall’energia di attrazione della terra altrimenti meno esattamente detta “forza di gravità”, da utilizzare in forma statica, come risultato dell’equilibrio che si può creare dall’opposizione tra due forze uguali e contrarie, una agente e l’altra resistente delle quali, poco dopo, quella agente debba prevalere di poco come avviene con la carrucola.

Ma contro tutte queste idee, alla fine del secondo millennio, sono comparsi tanti modi di pensare che francamente fanno meraviglia, eppure si sono diffusi a vastissimo raggio e sono finiti con rivoluzioni terribili e guerre mondiali spaventose, indegne dell’umanità. Esse però sempre presto sono scomparse e vanno scomparendo, a differenza delle sane dottrine che durano nei millenni, e mai scompaiono, come è accennato qui sopra.

Il grande equivoco logico di questi avvenimenti fu supposto e mostrato dalla frase che dice: “niente si crea e niente si distrugge ma tutto muta”, nel cosi detto “principio di conservazione dell’energia”. Essa originariamente sembra difficile che sia stata proposta dallo stesso Lavoisier anche se lui la individuò nel corso delle sue realizzazioni chimiche. Ma egli doverosamente avrebbe dovuto citarle. Invece ci furono altri o lui stesso che trasformarono il significato di quella frase in una piena affermazione di materialismo e di ateismo. Però sembra difficile che un uomo di scienza possa pronunziarsi così sicuramente su un argomento che non è di sua competenza e presentare il famoso: “niente si crea….”.

Altrimenti sorgono tante ma tante complicazioni di cui ognuno più o meno incautamente crede per conto suo di potere essere sicuro affermando o negando. Quella frase così più che scientifica diventa un pronunziamento filosofico e teologico.

Alcuni comunque, facendo leva su quella incauta formulazione, trovarono un incoraggiamento per affermare che non c’è né spirito, né anima, né pensiero, né libertà, né Dio, né morale, ma la sola materia che viene con quella frase dichiarata eterna.

Quando nella metà del secolo XVIII cominciarono a svilupparsi tutte le moderne scienze con relative psicologie, si arrivò alla rivoluzione industriale, all’empirismo, al positivismo e al materialismo, dichiarate dottrine ampiamente diffuse tanto che nemmeno la negazione del pensiero fatta da Occam aveva ottenuto tanto successo in circa cinque secoli. Questi aveva detto che il pensiero è un puro “flatus vocis” una emissione di un fiato di voce ossia una inutile chiacchiera. Quella dottrina però, fin dal XVII secolo aveva cominciato a diffondersi prevalentemente nell’Europa nord occidentale dalla Germania alla Francia e fino all’Inghilterra e in tanti altri Stati da esse influenzati. Dante l’aveva quasi profetizzato a proposito dello “schiaffo di Anagni” contro Bonifacio VIII con parole che non hanno uguali: “Veggio in Alagna entrar lo fiordaliso,….”.

Si cominciò a pensare che tutte le moderne scienze ed i loro autori dall’empirismo al panteismo ecc. erano i Padri non santi della moderna cultura in opposizione ai Santi Padri e Dottori della Chiesa, ognuno di essi, per il suo verso, consacrati dalla storia.

Continuano ora ad opporsi non a tutte le nuove scienze ma alle loro deformi interpretazioni, le antichissime dottrine e culture che ormai si può dire che siano cominciate in Palestina con Abramo circa quattromila anni fa e poi diffuse dall’Europa sud occidentale assieme all’antica Grecia e all’Impero di Roma e alla fede sviluppata in Palestina dall’Antico e dal Nuovo Testamento, ed anche dai paesi Arabi e, a modo loro, anche dai paesi dell’Islamismo, alle religioni dell’Asia.

Il secondo millennio si conclude con personaggi come Hitler e Stalin per il loro verso e con altri come Krusciov che concluse la sua vita secondo l’antichissima tradizione bizantina ricordata anche dal Manzoni con la figura di Fra Cristoforo, girando per le strade di Mosca chiedendo in elemosina il pane del perdono. Anche Gorbaciov ebbe uguale importanza essendo anche lui come Krusciov di famiglia cristiana. Egli disse per eredità da suo nonno che tutta quella politica del materialismo e delle dittature “era stata tutta un inganno”.

Sono a questo punto anche da ricordare alcune figure greco-albanesi ed altre ad esse vicinissime dello stesso tipo di cultura, come Crispi e Mortati, l’Arciprete Alessi ed il suo seguace Don Sturzo e tra molti altri anche i tre papi finora canonizzati: Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, tutti antesignani e sostenitori della fede e della democrazia conseguente.

-6- "NON POSSO PROPRIO DIRE CHE QUELLO CHE TU SCRIVI NON SIA ESATTO"

Nel prossimo articolo che pubblicherò in questo sito dirò alcune cose circa la psicologia nelle materie umanistiche. Qui indico solo qualche rapporto tra la psicologia infantile e qualche cenno del suo valore riferibile anche al suo significato in campo meccanico. Riporto delle notizie delle quali non ho voluto parlare per alcune decine di anni perché ritenevo che sarebbero state difficilmente ammissibili. Ma poi mi sono deciso a parlarne perché può essere utile conoscere fin dove può arrivare la psicologia, da quella prenatale a quella dei primi giorni o mesi o anni dopo la nascita. Do notizie brevissime ma sono convinto che esse meriterebbero di essere trattate adeguatamente ai fini della formazione a cominciare da bambini.

Notoriamente si dice che i bambini non ricordano niente di tutti i fatti che loro sono capitati nei primi quattro o cinque anni della loro esistenza. Su questa notizia si fonda la diffusa conoscenza dell’orribile usanza di qualche popolo conquistatore per la formazione di un particolare corpo militare detto dei giannizzeri.

A me è capitato di conoscere qualcuno che ricordava qualcosa di fatti anteriori alla sua stessa nascita e dei primi giorni dopo di essa. Abitualmente si parla della conoscenza prenatale della voce materna che poi viene riconosciuta dal bambino subito dopo la sua nascita. Ma poi il racconto a cui accenniamo si estende anche a precise circostanze di colui che le narra e si ricorda con grande esattezza dei primi movimenti o dei primi due o tre giorni in cui è stato messo nella culla, nel modo come possono essere i ricordi di un bimbo di pochi giorni come il secondo o il terzo e poi per pochi seguenti mesi o anni in avanti, sempre in forma di ricordo quasi fotografico, di piccole scene slegate.

Di un bambino di otto mesi ho sentito raccontare che quando camminava col girello, essendo inciampato un paio di volte davanti a un ostacolo di tre centimetri davanti a un balcone trovò il modo come superarlo sollevando il girello in quel punto. Dello stesso bambino si racconta che sempre a otto mesi fu portato all’ospedale dalla mamma in seguito a una disidratazione. La prima notte che passarono all’ospedale la mamma la passò passeggiando e piangendo. Quando la mattina seguente il papà andò a vederlo, il bambino trovò il modo di narrargli a modo suo che la mamma aveva pianto molto.

Un bambino di due anni alla vista dei genitori e dei parenti e amici aveva imparato a salire e scendere due rampe del primo piano della loro casa in molti modi, o ginocchioni o sedendo su un gradino dopo l’altro o trattenendosi alla ringhiera o a passetti piuttosto spediti appoggiandosi alla parete o imparando a scivolare in modo da scendere le due rampe della scala in modo velocissimo.

Un bambino di sei anni, con altri bambini correva per le strade del suo paese quando ancora non c’erano macchine, inforcando tra le gambe un bastone di legno di circa un metro che fungeva da cavallino con un piccolo laccio legato ad una punta. Giocando con esso quando stava fermo, individuò senza rendersene conto, le principali leggi della leva cercando di farle capire ai suoi compagnetti. Egli riuscì a capire l’importanza di quel fatto quando cominciò a frequentare il liceo, ma da quei sei anni fino alla fine della scuola media egli aveva preso l’abitudine di cercare di capire il funzionamento di tutte le forme di movimento delle persone, con relativi bracci o piedi o la stessa spina dorsale o movimenti di animali o di singoli gesti utilizzati nell’uso di attrezzi che vedeva in giro o semplici macchinari che gli capitava di trovare, come un orologio non più funzionante o lo scoppio della benzina dentro il motore della macchina o gli aratri a vari punte dei trattori o quelli a una sola punta tirati dagli animali o quali movimenti fa il contadino per tirare a mani nude un palo di legno piuttosto lungo e grosso profondamente piantato nel terreno, e tante altre cose gli capitava di vedere. Il bambino di cui si parla dai suoi sei anni in avanti era il sottoscritto. Ho scritto queste cose per mostrare che dei bambini perfino in fase prenatale possono avere coscienza almeno della loro posizione nel seno materno, e appena nati o dopo, capirne il significato acquistando precise conoscenze. Dopo la scuola media, cominciai a frequentare il liceo classico e mi capitò il caso di avere un insegnante di fisica piuttosto geniale nelle cose che riguardano la sua materia, ma anche nelle materie letterarie. Era anche titolare di qualche brevetto. Egli era disponibile per fare, quando poteva, delle affascinanti conversazioni anche lunghe. Con lui trovai l’occasione favorevole per fargli vedere e spiegargli qualche mio congegno piccolo o meno che quel professore quasi sempre dimostrava per quale motivo non potesse funzionare.

Dopo il liceo, iscrittomi all’Università Gregoriana a Roma prima in filosofia e poi in teologia, presi contatto con un professore di arte mineraria dell’Università La Sapienza che era anche un mio cugino di secondo grado. Anche con lui colsi l’occasione di fargli vedere dei piccoli congegni che andavo architettando ed egli mi spiegava tanti problemi scientifici che si incontravano passeggiando a Roma. Mi rimase in mente una frase che una volta mi disse quando gli feci vedere un congegno che avevo portato con me: “se lo metti a terra funziona se non lo metti a terra non funziona”. Io rimasi zitto perché prima volevo riflettere meglio sul significato di quella frase che mi impegnò per qualche tempo. Con questo professore, di fama nazionale, autore di congegni industrialmente diffusi e riportati nei libri di testo della sua materia, capitava spesso di incontrarsi per fare qualche passeggiata insieme, parlando anche di argomenti non indifferenti.

Ritornato a Palermo dopo non molti anni fui nominato professore di Lingua e Letteratura Albanese all’Università di Palermo. Ma oltre ai molti argomenti che potevano trovarsi in una materia del genere ebbi il tempo di prendere contatto con un professore di Meccanica Applicata alle Macchine e di Macchine della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo. Si chiamava Francesco Costanzo, ora defunto, e godeva di grande stima presso i suoi alunni e nella città di Palermo per la sua chiarezza, abilità e disponibilità direi perfino esemplare. Anche a lui cominciai a parlare dei miei tentativi di costruire congegni. Dopo qualche anno di rapporti con lui costruii un congegno che era grande quanto la metà del mio studio di casa che però non dava i risultati previsti. Gliene parlai ed egli accettò prontamente di venire a casa mia. Visto il congegno, egli disse una sola parola: “Newton”. Il sottoscritto capì subito cosa voleva dire e non aggiunse altro. Ma con questo professore si andò stringendo una buona amicizia fondata anche su alcuni altri tipi di interessi comuni. Anche le mie problematiche di meccanica cominciarono ad interessarlo. Si arrivò così al congegno in questo sito pubblicato, a cui egli stesso volle dare un titolo differente da quello che avevo pensato io e lo chiamò: “Congegno per ottenere energia da fonte statica”, del quale ho poi presentato per la seconda volta la domanda di brevetto, in questo sito pubblicata col titolo: “Una variante della stadera”. Il Professore Costanzo ne era rimasto entusiasta. In poco tempo provvide a fare costruire in modo più regolare il modello che io avevo fatto costruire di mia iniziativa, presentandone anche una domanda di brevetto con relativo disegno fatto alla meno peggio. E su questa nuova forma del congegno in alcune nottate abbiamo fatto lunghi esperimenti mentre lui di giorno lo andava studiando con tale precisione e lungimiranza che risultò essere il più profondo studio a vasto raggio che sia stato fatto su questo congegno. A questo punto il professore Costanzo mi disse, e lasciò per iscritto, la frase qui posta come titolo: “Non posso proprio dire che quello che tu scrivi non sia esatto”. Egli stesso rimase alquanto perplesso sulle conseguenze che potrebbe portare questo congegno e sulla sua utilizzabilità in tanti campi che io un po’ alla volta cercherò, in questo sito, di presentare fedelmente anche a proposito di rivoluzioni industriali e sconvolgimenti sociali e politici che potrebbero prevedersi.

Ma appena si diffuse la notizia di questo congegno presso tutte le Facoltà Scientifiche dell’Università di Palermo ai cui docenti l’avevo presentato, cominciarono a diffondersi dubbi, incertezze, perplessità e timori, ma nessuna ferma e sicura obiezione contro di esso. Solo un professore molto autorevole sull’argomento specifico, dopo avermi chiesto cosa insegnavo, mi fece alcune domande un poco generiche sull’argomento, e quando gli risultò che io potevo sostenere una conversazione con lui sull’argomento, quasi come un piccolo esame, cominciò a controllare il congegno in ogni suo punto. La conversazione scorreva facilmente fino a quando si giunse ad un certo angolo del congegno che non era stato calcolato perché la sua soluzione si comprendeva ad intuito. Ma il professore mostrò di non gradire questa risposta e concluse che era necessario che il congegno venisse studiato più attentamente. Ma quella sua osservazione era alquanto non pertinente

In quei giorni mi arrivò da Roma una lettera interlocutoria dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. Io invece di rispondere mi recai personalmente a Roma a parlare col dirigente di quell’ufficio. Questi mi disse che la mia domanda di brevetto con relativo disegno non era stata scritta secondo le norme, però nella sua essenza andava bene. Riformulandola, egli avrebbe mandato il relativo brevetto. Ma io aspettai che il chiacchiericcio su quel congegno si andasse sedando. Intanto il Professore Costanzo, che mi aveva detto che non voleva fatto il suo nome, e che le cose che egli aveva detto potevo divulgarle a nome mio personale, accortosi che alcuni cominciarono a sospettare che lui fosse l’autore di quei giudizi, mi scrisse una lettera con alcuni complimenti sul congegno, dicendo tuttavia che conveniva approfondirne lo studio. Questo suo parere in breve si diffuse in tutte le Facoltà scientifiche dell’Università di Palermo. Io continuai ancora a mandare altre domande di brevetto all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi di Roma, ormai meglio espresse nella forma, uguali al primo come contenuto, ma varie nella presentazione dei particolari. Quel direttore dell’Ufficio Brevetti, anche richiedendo talvolta qualche chiarimento, mi concesse senza alcun dubbio circa sei brevetti sulla forza statica ed altri su altri argomenti. Ma dopo qualche anno alcuni cominciarono a dire che i miei congegni, anche se forniti dei relativi brevetti non tenevano conto di alcune note leggi della fisica. Il Professore Costanzo le aveva segnalate e aveva anche scritto che esse “cadevano” oppure “se ne andavano a carte quarantotto”. Di queste cose ora continuo a scrivere io stesso perché è ovvia la dimensione e la logicità di questo congegno e di tutti gli altri già brevettati uguali nel contenuto ma differenti nella forma, come è stato riconosciuto ormai più volte ad alto livello. È stato anche affermato che essi possono essere di pubblica utilità.

Per questo motivo ora ne sto continuando a parlare con la convinzione che prima o dopo gli industriali cominceranno a costruire almeno il primo congegno sul quale sono stati fatti i maggiori studi, su larga scala, dati i vantaggi praticamente illimitabili che sicuramente ne possono conseguire e ne conseguiranno.

-5- UTILIZZAZIONE DELLA FORZA STATICA

 

 

La principale forza della terra è data dalla sua capacità di attirare verso il suo centro i corpi che si trovano o su di essa o nello spazio della sua orbita (Dante: “Donde si traggon d’ogni parte i pesi”). Anche un qualsiasi corpo estensibile che abbia sulla terra il suo “punto di appoggio” (richiesto da Archimede) se applica la sua capacità estensiva (martinetto, muscolo, scoppio controllato della benzina, pressione idrostatica ecc) su una resistenza o da equilibrare staticamente o da vincere o, con l’aggiunta di una minima forza per agire, come dice Davide (salmo 61,10) di pesi minori che: “posti sulla bilancia, vanno in su, più leggeri di un soffio, tutti insieme”. Se il moto dinamico rotatorio è costante, allora consegue, come ancora dice Dante, che esso si muova: “si come ruota ch’igualmente è mossa”.

Un giorno, sui miei diciotto anni, stavo facendo una passeggiata di alcuni chilometri alle falde di una grande montagna. Guardandone la base, la lunghezza e l’altezza e cercando di indovinarne lo spessore, mi venne di chiedermi quanto essa potesse pesare, e se quel  peso potesse avere un valore industrialmente utilizzabile. Non mi convinceva il così detto principio di inerzia di Leonardo perché c’erano alcuni massi che, perdendo il loro appoggio, erano rotolati lungo il pendio di essa. A prima vista, come tutte le altre montagne, essa sembrava statica e inerte però, assieme a tutto il mondo di cui fa parte, non è affatto inerte. L’unico che è statico ma non inerte è il Motore Immobile, di quella staticità magnificamente espressa in tanti mosaici bizantini.

Se si prende come esempio il nostro sistema solare, col sole al centro e tutti i suoi pianeti e satelliti che gli girano attorno, essi pure come il sole girano anche su se stessi e hanno qualche altro tipo di moto.

Su questa nostra terra ha grande importanza la sopraddetta forza di gravità che meglio potrebbe chiamarsi “energia di attrazione”. Questa è quanto mai utile per ogni uomo, per la terra, per l’acqua, per l’aria, per le piante e per gli animali.

Tutti i corpi celesti, come la nostra terra, hanno forma sferica con forza di gravità applicabile su tutti i corpi che si trovano nella loro orbita e tendente sempre verso il loro centro. E questi pesi si dispongono tutti attorno a quel centro con perfette leggi. Secondo queste, tutti quei corpi o pesi hanno tra loro un perfetto equilibrio. Ma ci sono anche dei gas o dei vapori che salgono verso l’alto, regolati da altre leggi che però sempre, o quasi, come la bassa temperatura o altro, li inducono a ricadere sulla terra.

Tutti i pesi o corpi che si equilibrano sulla terra se quel loro equilibrio per un qualsiasi motivo si rompe, subito entrano in qualche altro tipo di movimento che in quel momento prevale su di essi.

In molti anni, nel corso della continuazione di queste mie fantasie giovanili, mi venne in mente di pensare che quel tipo di inerzia o staticità teorizzate da Leonardo è pure presente nello sviluppo di altre così dette leggi della fisica, non sempre in modo positivo. Per esempio Newton formulò la legge secondo la quale “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Ma riguardo a questa formulazione non sembrano considerate altre circostanze, per esempio quelle della leva, nella quale ci sono delle azioni che diventano moltiplicatorie o divisorie o rotatorie. Lavoisier sentenziò che “niente si crea e niente si distrugge” senza badare al fatto che c’erano o ci sono molti altri che la pensano diversamente non solo in campo teologico, ma anche in campo strettamente fisico e meccanico. Pure qualcuno a sostegno di Lavoisier formulò un’altra strana legge sulla conservazione o mutazione dell’energia che fu perfino chiamata “d’oro” ed ebbe una diffusione planetaria, come ce l’ha tuttora, che dice che “nella leva quello che si guadagna in forza si perde in movimento”; ma è stato facilissimo dimostrare che essa non è affatto sicura.

Sembra che la leva nel corso dei secoli e dei millenni anche a livello planetario, sia stata poco scomodata. Nel tempo delle mie conversazioni con lo splendido professore  Francesco Costanzo, gli raccontai una mia interpretazione della ruota, utilizzata finora in tutto il mondo. Essa la spiega come un fascio di leve che disposte a cerchio secondo la loro legge possono andare in salita o in discesa o su strada piana ognuna con un fulcro mobile ruotante sul suolo. Il Professore Costanzo rimase meravigliato da questa interpretazione e disse che non aveva mai sentito o letto niente di simile e che quella interpretazione meritava di essere pubblicata. Maggiore meraviglia mostrò ancora quando gli dissi che anche nella leva poteva introdursi qualche variazione e che quella regola detta d’oro non mi piaceva. Infatti se la leva si trova in posizione statica, la forza prodotta dalla differente lunghezza dei suoi bracci sotto carico, la dà ugualmente e il movimento dei sui bracci si può sostituire con altro tipo di movimento. L’essenza del cambiamento consiste nell’utilizzare un fulcro girevole su un asse sul quale poggia la leva. Inoltre

  1. Il crollo del principio di inerzia di Leonardo,
  2. il crollo della legge di Lavoisier sul principio di conservazione dell’energia,
  3. il crollo della regola d’oro della meccanica,
  4. l’interpretazione del funzionamento della ruota nella rotazione della sua circonferenza, cioè nella rotazione di tutti i fulcri delle relative leve e le utilizzazioni in qualsiasi luogo ad esse adatto, rese mobili e rotanti sul suolo,
  5. come la simile rotazione del fulcro della leva su un asse, con la rotazione di due ruote attorno allo stesso asse, che caricano i due bracci della leva, che quindi permettono di utilizzarla senza nessuna perdita, salvo solo pochissimi attriti,
  6. tutta la forza prodotta dalla maggiore lunghezza del braccio della potenza contro quella della resistenza, indipendentemente dalla loro rotazione, sono concetti e realizzazioni sufficienti per correggere dei principi come quelli qui sopra elencati e impiantare un nuovo modo di produrre ed utilizzare l’energia sulla terra in modo differente da come abitualmente è stata usata finora.

Infatti, le cinque qualità della forza statica, che qui di seguito elenchiamo, possono produrre fondamentali differenze:

  1. Possibile quantità di energia quanto metà del peso dell’intera terra
  2. La sua gratuità
  3. La sua assoluta pulizia
  4. La sua possibile utilizzazione in qualsiasi luogo
  5. La sua durata senza limiti di tempo.

Tutte queste qualità dell’energia di attrazione o forza di gravità, utilizzata come qui sopra accennato, permettono di sostituire tutte le fonti di energia finora usate sulla terra, pericolose, costose, faticose, inquinanti e quant’altro.

Oltre ai due modelli pubblicati ad opera del sottoscritto in questo sito con relative descrizioni, la prima risalente al 1984, sono state presentate alcune altre descrizioni di congegni che sono stati brevettati dall’ufficio dei Brevetti e Marchi d’Italia, tutti uguali nei loro principi ma differenti nelle forme. Due modelli sono stati portati al punto di dare risultati concreti come descritto nel loro posto. La loro approvazione è stata fatta da persone di alta specializzazione. Contro di essa, di cui non può esserci cosa più semplice e comune, sono stati soltanto presentati dubbi e incertezze ma non concreti argomenti. Queste notizie sono state date nelle non molte descrizioni presentate in questo sito nel capitolo riguardante la meccanica. Esse potranno venire ancora ampliate e pubblicate in occasione di ulteriori presentazioni. In alcune parti di esse verranno accennate le mie intenzioni a proposito di questi congegni e loro pubblicazioni o brevetti. Esse potranno ancora venire ampliate e circostanziate se se ne presenterà la convenienza o la necessità.

La mia intenzione di fondo deriva dal fatto che la forza statica della terra o meglio la sua energia di attrazione è facilmente utilizzabile come ho dimostrato nel caso della leva e in alcuni altri casi. Non c’è motivo che tutta l’energia che ora si usa sulla terra si continui ad usare come si fa tuttora.

Una tale quantità di energia derivante dalla scissione delle due componenti di qualsiasi forza statica, una agente e una resistente, che è stata data a tutta l’umanità senza essere finora individuata, non c’è nessun motivo che possa diventare proprietà esclusiva di tanti che possano riuscire ad impadronirsene come altri hanno fatto con le terre di tutto il mondo, anche con la realizzazione di grandi imperi come risulta dalla storia. La cosa importante è che abbiano il necessario per la loro vita, in tutte le forme che si presentano, ogni popolo e ogni persona che nasce in questo mondo. E questa dovrà essere la realizzazione del prossimo futuro.

-4- Comunicazione circa la Regola d'Oro della Meccanica, il Principio di Conservazione dell'Energia e il Moto Perpetuo

Questa comunicazione segue due domande di brevetto già pubblicate nel sito: “ignazioparrino.it” di cui la prima dal titolo: “Congegno per Ottenere Energia da Fonte Statica” N° 42007/84 del 1984 già pubblicata nello stesso anno e l’altra: “Una Variante della Stadera” N° 1020170007574 del 26 – 9 – 2017, ambedue rimaste sospese in attesa di poter completare il relativo modello per il sottoscritto eccessivamente costoso.

Queste due domande, nonostante le vicende da esse attraversate sono parte integrante di questa comunicazione. Seguono pure altri congegni come richiesto da alcuni colleghi di nazionalità italiana o estera e anche industriali. Essi sono differenti nelle loro forme ma sostanzialmente uguali nei loro contenuti e costituiscono anch’esse parti integranti delle due sopraddette domande di brevetto, ed hanno ottenuto i relativi brevetti, cosa che non è più successa con altri congegni e modelli in seguito presentati che pure dimostrano la inesattezza dei tre cosiddetti principi fisici come ora stesso qui si dimostra e ulteriormente si dimostrerà in seguito.

Nella linea di coloro che hanno accettato e confermato il ragionamento del sottoscritto sulla forza statica posta in rotazione, che contro idonea resistenza diventa energia, egli comunica che è riuscito a realizzare un ancora parziale modello riguardante le due domande di brevetto di cui qui sopra, che si sono andate progressivamente completando. Tale completamento del congegno teorico e relativo modello come qui di seguito indicato permette ormai di evitare le infinite discussioni sempre rinascenti in Italia e talvolta anche all’estero perché “contra factum non valet argumentum”. Infatti il significato del congegno teorico e relativo modello essenziale confermano le previsioni contraddicendo alcune cosiddette leggi fisiche malfondate ed erroneamente diffuse talvolta anche a livello mondiale e secolare. Fin dall’inizio questo mio discorso è stato affermato e confermato, dal Prof. Francesco Costanzo della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo ed anche da alcuni brevetti concessimi a loro tempo firmati dal dirigente dell’ufficio brevetti di Roma Ing. Attilio Roncacci.

Punto di partenza incontrovertibile di fronte a qualsiasi discussione è il crollo della cosìdetta Regola D’Oro che non è affatto d’oro quando incontra una leva sotto carico in posizione statica cioè equilibrata, posta su un fulcro girevole o mobile. In tal caso, come nella bilancia o nella stadera, aggiungendo una quantità minima di energia, l’intera leva statica sotto carico si mette in rotazione. Il fatto fu notato perfino dal re profeta Davide, circa tre mila anni fa, come indicato nel salmo 61-vv 13,14. Egli dice che… i pesi minori, “posti nella bilancia vanno in su, più leggeri di un soffio tutti insieme” permettendo di renderli utilizzabili per intero, esclusi gli eventuali attriti. La forza dalla leva prodotta, derivante dalla differente lunghezza dei suoi bracci, come riconosce la stessa Regola d’Oro, senza alcun bisogno di rotazione del braccio della potenza assieme a quello della resistenza, produce l’intero guadagno in forza. Avendo così a disposizione una forza statica ponibile in rotazione, che quindi diventa dinamica, non c’è più bisogno di continuare a parlare del principio di conservazione dell’energia e della relativa pseudolegge che pretende pure di essere teologica oltre che meccanica, senza essere né l’una né l’altra. Infatti in modo gratuito afferma l’eternità della materia che invece si crea e si distrugge e non muta da se stessa. Ma il fatto più rilevante è un altro. Il famigerato “moto perpetuo” che viene tirato in causa da tutti i testi di meccanica del mondo e dalle relative pseudoleggi, anche confermato da stelle e pianeti e dai relativi moti di rotazione, rivoluzione, nutazioni ecc. ed anche parzialmente confermato dai satelliti artificiali, non presenta alcuna difficoltà se anche su questa terra la produzione di forza operata dalla differente lunghezza dei bracci della leva sotto carico, viene posta su fulcro girevole attorno ad un asse.

L’esperimento ora realizzato conferma l’intuizione di fondo del congegno, cioè quella di ottenere quasi del tutto gratuitamente una forza in movimento che quindi si chiama energia in tutte le possibili condizioni e dimensioni.

L’esperimento realizzato consiste nell’aggiunta di un motore elettrico di 11,86 volts in entrata, che attraverso la leva, come sopra indicato, dà in uscita (in un alternatore di potenza massima di 1000 (mille) watt,  con variazioni da 12 a 70 volts), circa 60 volts, alquanto variabili, misurati con un voltimetro, a causa della necessità di un ulteriore adattamento del congegno a suo tempo fatto per altro tipo di sperimentazione quella dell’equilibrio ottenuto tra loro da due differenti pesi, anch’essa comunque ben riuscita.

Questi due risultati dei miei relativi congegni corrispondono a quanto scritto nella interlocutoria alla domanda di brevetto N.102017000107574, spedita da Roma il 23-01-2018, nella quale a mio giudizio, non proprio chiaramente, ad opera degli autori di essa o loro collaboratori è stato scritto: “Il trovato oggetto del brevetto è costituito da un dispositivo che produce in uscita una quantità di energia maggiore di quella che consuma”. In tale lettera stranamente non si parla dell’evidente fondamentale superamento della cosiddetta “Regola d’Oro della Meccanica”, base di tutte le relative conseguenze.

-3- IL PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELL’ ENERGIA

Tutte le affermazioni non documentate o non documentabili possono fondarsi esclusivamente sul valore della logica che dà delle premesse alla fede a causa della perfezione del creato che postula necessariamente un artefice. Però questa fede non si fonda sulla logica, ma ha un’origine misteriosa, come un dono di chi ha potuto farlo. La pura affermazione materialistica non ha né il supporto della logica né quello della fede le quali cose essa non accetta. Esse sarebbero un puro soffio, il “flatus vocis” di Occam.

 

La scienza teologico-meccanica nella cosmogenesi della rivoluzione francese e relativi seguaci secondo il principio detto di Lavoisier

“Niente si crea e niente si distrugge ma tutto muta”. L’ipotetica eterna conservazione dell’energia.

 

L’uomo ha la naturale tendenza a voler dominare e scoprire la legge di ogni cosa, se ci riesce. Infatti riguardo al mondo materiale l’uomo emerge anche nei suoi vari settori o regni come si diceva una volta: regno materiale, regno vegetale e regno animale perché lui solo tra questi tre regni è fornito di anima spirituale e di pensiero, per molti quasi come cose ignote. E siccome secondo alcuni l’uomo è un animale (ragionevole o meno, questo è del tutto un altro argomento), chiunque riesce ad emergere sui suoi simili, li tratta secondo le sue concezioni, senza badare a chi nasce o a chi muore, a chi vive e a come vive, secondo tutti i possibili motivi: amicizie e parentele, guerre o rivoluzioni, carestie e pestilenze ecc. Ne consegue l’esatta fotografia del relativo tipo di mondo fondato sull’eternità della materia, come la storia dimostra che è successo per millenni ed anche frequentemente fino ad ora.

Ma qualcuno che è il creatore di tutte queste cose ha detto: "(genesi cap. VI) Il mio spirito non rimanga per sempre umiliato nell’uomo perché è carne….Il Signore vedendo che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i pensieri concepiti nel loro cuore erano soltanto malvagi, si pentì di avere fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo e disse: Sterminerò dalla faccia della terra l’uomo da me formato: uomini e animali, rettili e uccelli dell’aria, perché mi pento di averli fatti…. Or tutta la terra era corrotta davanti a Dio e tutta piena di iniquità. Iddio guardò la terra ed ecco era corrotta, perché ogni mortale aveva corrotto la sua condotta su di essa…Iddio disse a Noè: “La fine di ogni carne è giunta dinanzi a me, perché la terra è piena di violenza per causa degli uomini; ecco io li sterminerò insieme alla terra”.

Si tratta certo di una realtà drammatica. Ma chi c’era dal tempo della creazione fino a Noè e alla sua famiglia, che possa aver lasciato tali notizie sul mondo di allora? Lavoisier ha espresso il suo parere col suo famoso principio, a quanto pare diffuso in tutto il mondo da parte di coloro che l’hanno condiviso fino al punto che quel principio è stato introdotto perfino nella legislazione sui brevetti industriali di qualche Stato o addirittura di tutto il mondo. Infatti alcuni sono sicuri che il mondo sia cominciato con la Rivoluzione Francese e quello di prima allora era scomparso. Ci sono le tracce che sembrano evidenti sulla situazione di allora. Alcuni di coloro che si ritengono uomini di scienza dicono varie cose che chi vuole può dedicarsi a controllarle. Sembra che immaginino che qualcuno con un colpo di forchettone provò a spaccare la terra come si spacca una anguria. Ne rimangono tracce che dovrebbero andare dalle Alpi d’Europa al Mar Mediterraneo nella zona dell’Egeo (isola di Santorini in Grecia) e nella zona già fin dall’antichità detta Atlantide che allora sarebbe sprofondata sotto il mare e nelle grandi spaccature a destra e a sinistra della penisola arabica e poi anche nella dorsale atlantica che corre a circa quattro mila metri di profondità sotto il relativo Oceano e che forse arriva fino al polo sud. Che specie di forchettone doveva avere quel tale che realizzò una simile spaccatura!!

C’è una narrazione piuttosto ingenua riguardo a quello che i discendenti di Noè compresero di quello che era successo quella volta (Genesi Cap. VII).  Sembra che ci siano anche centinaia di scienziati che cercano di capirci qualcosa in questo tipo di narrazione. Comunque la sentenza di Lavoisier dice che “niente si crea e niente si distrugge”. Questo fenomeno avvenne da solo o ci fu qualcuno che lo determinò dotato di proporzionale potenza? Ad alcuni forse sembra che sia stato almeno un po’ prima della rivoluzione francese. Se alcune cose esistono dovette esserci qualcuno che le fece.

Poichè l’energia è una componente importantissima della vita del mondo, Lavoisier ha sentenziato che niente si crea e niente si distrugge e che invece dell’antico ricordo di un Dio creatore ora c’è la materia che né si crea né si distrugge ma non si capisce come muti. Ma Lavoisier era proprio sicuro di quello che ha detto presentando l’energia come qualcosa che eternamente esiste?

Invece c’è qualcuno che cerca di dimostrare che l’energia non esiste in se stessa ma è qualcosa che deriva forse dalla gravitazione universale e sorge e tramonta e non muta da se stessa, e sarebbe soltanto una qualità riguardante i corpi fisici da quelli minimi come una bacchetta di qualsiasi materiale che poggi comunque su qualcosa detta fulcro, fino a quelli siderali che hanno delle qualità non facilmente sondabili. Qualcuno dovette far notare a Lavoisier che quella bacchetta di qualsiasi materiale formando una leva produce un qualche tipo di forza ma egli o chi per lui, dato che quella cara rivoluzione francese non gli diede il tempo di spiegarsi subito, disse: “Nella leva quello che si produce in forza si perde in movimento” e la chiamò pure “Regola d’oro”. Ma ci fu ancora chi rispose: “non è vero niente”. Ma questo punto lo vedremo meglio la prossima volta. 

 

 

-2- CONGEGNO PER OTTENERE ENERGIA DA FONTE STATICA

SONDAGGIO SUL “PERIODICO” SIGNIFICATO DELLA RAGIONE UMANA 

Sono stati espressi alcuni giudizi positivi sul “Congegno per Ottenere Energia da Fonte Statica” ed altri giudizi incerti o contrari.

Chi vuole può esprimere liberamente il suo parere favorevole o contrario all’una o all’altra parte a proposito di questo privato sondaggio.

Questi giudizi e tanti altri sono stati espressi dopo attento esame dei disegni dei due modelli finora costruiti. Il testo della descrizione della nuova domanda di brevetto per esso dal titolo: “Una variante della stadera” è stato pubblicato già in questo sito. Certo solo davanti ad una perfezione assoluta correttamente funzionante può citarsi il proverbio latino che dice: “Contra factum non valet argumentum” (contro il fatto non vale l’argomento). Ma anche l’umana ragione dovrebbe avere il suo valore come alcuni ammettono.

Anche Archimede disse a suo tempo: “Dos mi pu sto ke su kinàso tan gan” (dammi dove mi appoggi e ti muoverò il mondo) ma quel punto di appoggio che egli chiedeva, non riuscì a trovarlo. Eppure questa frase è rimasta famosa per tutti i secoli seguenti fino a ora.

 “Questo congegno è un moltiplicatore di energia”.  Ignazio Miraglia, perito industriale, allora capo reparto delle Officine Meccaniche della S.A.I.L.E.M., ha espresso questo giudizio, dopo  aver fatto costruire, sotto il suo personale controllo, il secondo modello di questo congegno. Egli ha fatto affidamento esclusivamente su ciò che a lui personalmente risultava, senza tenere conto di leggi della fisica che sembravano opporsi ed esso.

I pareri contrari o incerti o favorevoli, per la maggior parte, sono riassunti nell’opuscolo che qui in allegato si presenta, in particolare nelle pagine 11, 12, 13 e anche in altre parti dello stesso.

-1- UNA VARIANTE DELLA STADERA

L’essenza di questo primo congegno consiste nel realizzare una leva a fulcro mobile, sotto carico, che possa ruotare attorno ad un asse, rimanendo in posizione statica. I congegni che qui seguono o altri, sono conseguenze o derivazioni di questo congegno fondamentale.

BREVETTI E DOMANDE DI BREVETTI DI IGNAZIO PARRINO 

MECCANICA

“Dos mi pu sto ke su kinaso tan gan”

(Dammi dove mi appoggi e ti muoverò il mondo)

Archimede

 

PREMESSA

  • Domanda di brevetto per invenzione industriale dal titolo: “Una variante della stadera” a nome del Prof. Ignazio Parrino di nazionalità italiana, del 26-9-2017 recante N-1020170007574. Questa domanda è stata completata dopo molti anni dalle prime sperimentazioni.

 “Contro questo congegno sbatteranno la testa i Professori delle Università di tutto il mondo”. Prof. Ing. Francesco Costanzo a suo tempo Docente di Meccanica Applicata alle Macchine e Macchine della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo, ora defunto (vedi Ignazio Parrino”, Congegno per ottenere energia da fonte statica”, domanda di brevetto N 42007A84 Palermo 1984, pag. 10). I giudizi espressi dal Prof Costanzo si riferiscono al congegno citato sotto questo numero: 42007A84, che è lo stesso di quello del 26-09-2017.

  • Brevetto dal titolo: “Leva a fulcro mobile” N.1187228, concesso il 23-12-1987.

Esamina una parte essenziale del congegno N.1 qui sopra indicato.

  • Domanda di brevetto dal titolo: “Congegno per sommare una forza dinamica ad una statica” N. PA1989A042023- Palermo. Propone un nuovo uso di una pratica antichissima di importanza fondamentale per il congegno N1 qui sopra indicato.
  • Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione Generale per la lotta alla contraffazione. Ufficio Brevetti e Marchi, via Molise 19, N187- Roma 23-01-2018. Oggetto: Domanda N.1020170007574. Interlocutoria: requisiti di brevettabilità. Art. 49 DLgs 30/05.

In seguito al ricorso contro tale interlocutoria, dal competente Ufficio è stato scritto: “Il trovato oggetto del brevetto è costituito da un dispositivo che produce in uscita una quantità di energia maggiore di quella che consuma”. Il trovato è stato in forma interlocutoria considerato come “non brevettabile” in quanto contrario ad alcune leggi correnti della Fisica, segnalate dallo stesso Costanzo, che un po’ alla volta andremo esaminando.

Le sperimentazioni del Prof. Costanzo, citato nella premessa alla “Meccanica” N 1, ed eseguite assieme al Prof. Parrino sul secondo modello del congegno, dal Costanzo stesso fatto costruire, (v. pag.10) hanno ispirato la formulazione dei seguenti giudizi.

 

Giudizi espressi dal Prof. Francesco Costanzo

  “Non posso proprio dire che quello che tu scrivi non sia esatto. Non sarà facile che qualcuno dimostri che questo congegno non possa funzionare secondo il previsto. Qua sotto qualcosa c’è sicuramente. Il difficile è spiegare perché funziona, perché bisogna pur darne una spiegazione scientifica. Contro questo congegno sbatteranno la testa i professori delle Università di tutto il mondo. Qui cade la regola d’oro della meccanica; qui è il principio di conservazione di energia che ne va a carte quarantotto. La faccenda è troppo grossa perché qualcuno azzardi di pronunciarsi subito decisamente. Bada che questa è un’invenzione più importante di quella della ruota. È quasi sicuro che qualcuno te la ruberà. Altro che rivoluzione industriale possono succedere sconvolgimenti oltre che meccanici anche sociali e politici… a te finirà male con questi congegni che vai pensando…”.

Disse l’ideatore del congegno: “dato che il congegno sembra funzionare secondo il previsto e tu te ne dimostri convinto, devi mettermi per iscritto il tuo parere, in modo che io possa fare riferimento alla tua autorità in materia”.

Rispose il Prof. Costanzo: “Ti prego di non chiedermi una cosa di queste perché insorgerebbe un tale putiferio da rimanerne sommersi, ed io invece cerco di sopravvivere ancora tranquillo per qualche mese. Tu, se vuoi, puoi riportare, sotto tua responsabilità i pareri da me espressi, però senza fare il mio nome. Qualora fosse necessario a tempo e luogo opportuno non mi rifiuterei di confermare di aver detto queste cose”.

Il sottoscritto non ha mai citato questi pareri del Prof. Costano finchè egli era vivo, ma poiché purtroppo ormai è morto considero valida la sua intenzione espressa, qui sopra citata, che a tempo e luogo opportuno egli non si sarebbe rifiutato di confermare quello che ha detto.

 

Domanda di brevetto

Domanda di brevetto per Invenzione Industriale dal titolo: “Una Variante Della Stadera”, a nome di Parrino Ignazio di nazionalità italiana, N. 102017000107574 del 26/09/2017 Cell: (+39)380 199 32 50,   (+39) 338 47 77 113

Domicilio elettivo: Gaudiano Benedetto via Piersanti Mattarella 3, 90141 Palermo (Pa) – Italia, e-mail/PEC: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

ELENCO DOCUMENTI

  • Premessa
  • Domanda
  • Riassunto
  • Descrizione
  • Rivendicazioni
  • Tavola disegno (fig. n. 1)

RIASSUNTO

La stadera, che comunemente ruota in parte attorno al suo fulcro, se attraverso due ruote, a cui si collegano i suoi bracci, si pone in equilibrio statico, sotto carico di grandezza a piacere, su un fulcro girevole su un asse, viene fatta ruotare tutta intera attorno ad esso, attraverso le due ruote che realizzano l’equilibrio statico, e sono capaci di uguale rotazione. Si risparmia così la tradizionale rotazione dei suoi bracci, con la quale “ciò che si guadagna in forza si perde in movimento”, e si utilizza, senza perdita, la forza risultante nel braccio della resistenza, al fine della produzione di lavoro. Questa si realizza con l’aggiunta di una nuova energia di piccola entità, come nella carrucola sotto carico equilibrato, fornita da un idoneo congegno esistente in commercio, e capace di trasformare il sopraddetto equilibrio da statico in dinamico.

 

DESCRIZIONE

Non penso che ci sia persona al mondo che non conosca la stadera. Il suo fulcro, come in tutti gli altri tipi di leva, da secoli è stato sempre attentamente osservato perfino dai più grandi scienziati del mondo. Come è noto, esso, sotto il nome di “punto di appoggio”, a quanto sembra, per primo è stato studiato dal greco di Sicilia Archimede nell'ambito della meccanica che, a giudizio di Leonardo, almeno al suo tempo, era, e forse è ancora, il “paradiso delle matematiche”. I moderni scienziati ne hanno desunto o accettato una regola detta “d'oro”. Un motivo di tale regola sembra essere che la leva, anche nella sua forma detta stadera, testimonia un dato di fatto fuori dal comune. Se si appende al braccio della resistenza un peso grande a piacere, e si fa scorrere sul braccio della potenza un piccolo peso nelle debite proporzioni detto “romano”, questo, con moto controllato, va aumentando la forza che produce, sotto gli occhi di chiunque lo voglia guardare, fino ad equilibrare il grande peso appeso al braccio della resistenza e può pure superarlo. Ma i moderni scienziati, a quanto pare ancora di tutto il mondo, hanno subito osservato che non c'è nessun “dato di fatto fuori dal comune” perché nella leva, come dice la regola d'oro, “quello che si guadagna in forza, si perde in movimento”, e in natura “ogni effetto deve essere proporzionato alla causa” e c’è “il principio di conservazione dell’energia”, e Lavoisier aveva anche detto che “niente si crea e niente si distrugge ma tutto muta”. Comunque la regola d'oro della Meccanica ha riconosciuto almeno che qualcosa “si guadagna in forza” anche se “si perde in movimento”. Ma se si prova ad eliminare e sostituire il moto rotatorio dei bracci della stadera, risulta che quel “guadagno in forza” non sempre è collegato alla rotazione dei suoi bracci.

Infatti, quando essa è sotto carico in posizione statica, quel “guadagno in forza” lo dà ugualmente, anche senza la rotazione dei suoi bracci, che può essere sostituita con un altro tipo di rotazione, come descrivo qui di seguito.

***************

Dispongo su appositi sostegni (1) un asse fisso (2) ed una leva (3) in posizione lievemente trasversale riguardo ad esso. La leva si regge sul suo fulcro (4) girevole attorno all’asse fisso, con rotella a cuscinetto. Sullo stesso asse dispongo due ruote dentate (5) pure girevoli con loro relative rotelle a cuscinetto, delle quali l’una può azionare il braccio della potenza della leva, e l'altra viene da esso azionata, attraverso degli incavi fatti nelle stesse ruote. L'asta della leva deve essere di materiale adeguatamente resistente e leggermente flessibile per potersi adattare ad agire sul piano ideale sul quale la leva per sua natura agisce.

Il suo braccio della resistenza si collega alla sua ruota attraverso un'altra piccola asta in posizione di corda (6), snodata sia sul punto che la collega ad essa che in quello che la collega alla leva. Il punto che la collega alla ruota della resistenza diventa così costantemente complanare col punto del braccio della potenza dove questo si innesta in modo snodato nella relativa ruota. Per conseguenza la rotazione delle due ruote attorno al loro asse viene sfalsata di quasi mezzo giro e il piano ideale che passa attraverso i due incavi fatti nelle due ruote, permette alla leva, quando verrà posta in rotazione, di agire in modo complanare con essi, con potenza e resistenza tra loro contrarie e sempre in posizione statica sotto carico.

Il sistema qui sopra descritto porta sugli stessi appositi sostegni (1) del primo asse, anche un secondo asse (7), questa volta non fisso, ma girevole su rotelle a cuscinetto che regga due rotelle dentate (9) su di esso fisse e con esso girevoli che si ingranano con le due ruote che possono azionare i due bracci della leva.

Una terza rotella (8) fissa sullo stesso asse girevole, serve per porre in rotazione l'intero sistema qui sopra descritto. Essa è azionata da un qualsiasi tipo di energia attraverso un relativo congegno girevole (10). Essa deve soltanto fornire la poca energia sufficiente per porre in rotazione l'intero sistema in equilibrio statico, per renderlo girevole sull’asse, e quindi dinamico, con tutta la leva statica sotto carico, così come avviene nella carrucola. L’energia che aziona questa terza rotella si distribuisce ugualmente nelle due ruote che azionano i due bracci della leva. Esse essendo uguali fanno esattamente lo stesso numero di giri, e lo sfalsamento di esse di quasi mezzo giro, permette  che la ruota della potenza traini la ruota della resistenza. La leva, che è l'anima di tutto il sistema, senza l’antico dispendio dell'ampia rotazione del braccio della potenza, fornisce il “guadagno in forza”, segnalato dalla regola d'oro, dato che la leva sotto carico rimane sempre in posizione statica e viene fatta ruotare dall’energia aggiunta della terza rotella (8) tutta intera attorno all'asse che la regge. L’energia complessiva così risultante può essere utilizzata da qualsiasi tipo di motore (11) che svolga la funzione di resistenza da vincere, ossia di produrre lavoro, attraverso appositi collegamenti che qui non è necessario segnalare perché esistenti in commercio.

***************

A questo punto abbiamo a disposizione una forza statica grande a piacere, capace di movimento rotatorio, in altri termini una forza statica,  sommata ad un moto rotatorio, che così diventa energia capace di produrre lavoro. Essa ha la stessa qualità della forza statica, dalla quale deriva, sempre tenendo conto degli attriti comunque presenti. La forza statica nelle sue varie forme, senza fermarsi ad indicare qui da dove derivi, per sua natura può essere illimitata come quantità, perenne per durata, presente dovunque, gratuita e pulita.

Una situazione del genere necessita di una profonda riflessione sul suo impianto teorico oltre che tecnico. Col congegno che abbiamo qui descritto, nel quale la forza statica fornita dalla leva si somma con l’energia rotatoria fornita dalla terza rotella (8), evidentemente “cade la regola d’oro della meccanica”, “ il principio di conservazione dell'energia se ne va a carte quarantotto”, in altri termini non può essere più sostenuto, perché l'energia, fornita dalla leva, sorge dal nulla e nel nulla può scomparire se mancano le condizioni qui indicate; risulta erronea anche la teoria di Lavoisier che vuole sostenere l'eternità della materia, a cui anche si assimila l’energia, dicendo che: “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto muta”. Invece si può affermare che l'energia data dalla leva nelle già dette debite condizioni, come più o meno tutte le altre energie, si crea e si distrugge e non muta da se stessa, perché ciò che si crea e si distrugge ha una sua origine e una sua fine, magari misteriosa, con uno svolgimento che non si può assolutizzare.

Con una energia di per sé illimitabile, perpetua e gratuita, si può anche realizzare un corretto moto perpetuo, con continua produzione di lavoro data dal superamento della forza statica che sorge dall’opposizione tra potenza e resistenza, con l'aggiunta di un semplice circuito elettrico che dirotti una parte dell'energia prodotta, come sopra detto, verso la ruota (8) che trasforma il congegno, con la relativa forza statica in atto, da statico in dinamico.

***************

Le conseguenze di questo congegno diventano incommensurabili, in quanto come fenomeno naturale, esso fornisce, attraverso la leva, una energia che, secondo le dimensioni e il numero di esemplari del congegno che vorranno realizzarsi, può diventare grande a piacere, e azionare tutte le macchine o operatrici, a cui qui sotto si accenna per fornire i lavori richiesti, superando ovviamente anche tutti i loro relativi attriti.

Si possono così indicare le possibili conseguenze di questo congegno in campo industriale, senza bisogno di elencarle tutte. Esso, una volta avviato, non ha bisogno né di benzina né di energia atomica né di quella idrica o elettrica e di nessun'altra, e può camminare gratuitamente, richiedendo la sola spesa per costruirlo e per la manutenzione che potesse bisognare. Con tale motore che azioni degli appositi congegni già esistenti, moltiplicato in innumerevoli esemplari secondo le necessità, si può dissalare gratuitamente l'acqua del mare che può servire per irrigare tutte le terre del mondo, si possono riscaldare le terre fredde ed intiepidire quelle troppo calde per tutti i possibili usi agricoli. Tutti i motori delle autovetture, delle navi, dei treni, degli aerei, dei mezzi di trasporto, dei movimenti di terra, tutte le operatrici potranno camminare con questo congegno. Non ci sarà più bisogno di scavare i pozzi di petrolio e di trasportarlo da una parte all'altra della terra, né di costruire centrali atomiche o di scavare carbone. Cesserà l'inquinamento della terra e i problemi del cambiamento del clima ecc. Potrà cessare la fame nel mondo, se finalmente si potranno adottare idonee disposizioni allo scopo, forse cesserà l'ignoranza sempre rinascente e si potranno costruire con il risparmio che il congegno permetterà e anche con parte dei possibili guadagni, strade ed ospedali, tutti i tipi di scuole e grandi università, anche quelle teologiche per uso delle parrocchie, proposte da San Giovanni Paolo II. 

 

RIVENDICAZIONI

Rivendico:

  • l’uso di una leva statica di primo genere (3) col suo fulcro (4) girevole su un asse fisso (2) retto da appositi sostegni (1) con bracci leggermente trasversali riguardo a tale asse;
  • l’uso di due ruote dentate (5), girevoli sullo stesso asse fisso, tra loro distanti poco meno della lunghezza della leva. Una di esse aziona il braccio della potenza della leva tramite incavo realizzato in essa, mentre l’altra ruota, azionata con incavo uguale a quello della precedente, aggiunge la sua forza data dal congegno (10) a quella del braccio della resistenza, azionata da quella della potenza, sfalsata di quasi mezzo giro;
  • un secondo asse (7), questa volta girevole sui sostegni (1), che regge tre rotelle dentate fisse ed uguali, di cui due si ingranano con le due ruote (5) di cui alla rivendicazione n.2;
  • una barretta (6) che regola il piano ideale su cui agisce la leva e l’opposizione tra potenza e resistenza della stessa;
  • una terza rotella, azionata da un qualsiasi congegno in grado di porla in rotazione a piacere, che trasmette la sua rotazione alle due ruote (5) che pongono in rotazione la leva, trasformando il loro equilibrio da statico in dinamico;
  • un congegno qualsiasi (11), di quelli comunemente esistenti in commercio, che possa essere azionato dall’energia rotatoria risultante nella ruota spinta dal braccio della resistenza, sommata a quella fornita dal congegno (10) qui indicato, al fine della produzione di lavoro.

 

I, the undersigned claim:

  • The use of a first type static lever (3) whose fulcrum (4) is rotatable on a fixed axle (2) which is sustained by suitable supports (1) with arms slightly transverse with respect to the axle;
  • The use of two cogwheels (5), separated by a distance slightly less than the length of the lever, which may rotate on the same fixed axle. One of the cogwheels activates the power arm of the lever by means of a cavity realized on the lever. The other cogwheel, activated by means of a similar cavity, adds its action, shifted by half a turn and given by the device (10), to that of the resistance arm, activated by the power arm;
  • The use of a second axle (7), which may rotate on supports (1), sustaining three cogwheels fixed. Two of them gear with the two cogwheels (5) mentioned in the claim n° 2.
  • The use of a small rod (6) regulating the ideal flat surface on which act the lever and the opposition between its power and resistance forces;
  • The use of a third cogwheel, activated by any device able to put it in rotation, transmitting its rotation to the two cogwheels (5). These latter put in rotation the lever, thus transforming their static equilibrium in a dynamic one;
  • The use of a device (11), commercially available, able to be activated by the rotating energy deriving from the wheel moved by the resistance arm, added to that afforded by the device (10), in order to produce work.

 

 

Disegno puramente indicativo, senza calcolo delle proporzioni realizzate in fase esecutiva, con qualche variazione

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