- Scritto da Ignazio Parrino
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Biografia prof. Ignazio Parrino
Il sottoscritto Ignazio Parrino è nato a Palazzo Adriano (PA) il 03/02/1938 da famiglia greco-albanese da cui deriva tutta l’attività da lui svolta.
Egli quasi fin dalla sua nascita cominciò a sentir dire che egli era greco-albanese; all’età idonea fu mandato a studiare nei modi e negli ambienti dei primi importanti istituti del loro principale patrimonio umano, culturale e religioso. Infatti a dieci anni di età entrò nell’ormai sperimentato seminario fondato nel 1734 da P. Giorgio Guzzetta a Palermo e così fu uno degli ultimi alunni di quel seminario, allora al tempo del rettore Papas Paolo Matranga (Papa Luzzi) un sacerdote coniugato secondo la tradizione, ormai vedovo, in seguito al suo eroismo sia nel matrimonio che negli altri aspetti della sua vita, come abbiamo narrato nel secondo volume dell’opera che qui presenteremo dal titolo “Società d’Oriente” (alle pagg 9-10), ovviamente attaccatissimo alle antiche tradizioni.
Dopo due anni quel seminario fu chiuso e trasferito per le classi ginnasiali a Piana degli Albanesi, per quelle liceali nell’antica e celebre abbazia di rito greco di Grottaferrata, nei pressi di Roma, grande e famoso centro di bizantinologia fino a pochi anni prima. Ma le differenze tra questi nuovi seminari e quello antico fondato dal Guzzetta erano rilevanti, e sorse una nuova opposizione tra gli anziani sacerdoti provenienti da questo ed i più giovani che venivano dal nuovo seminario di Piana Degli Albanesi e dall’Abbazia di Grottaferrata. In questo si seguiva un liceo classico privato, con alcuni insegnanti eccellenti ad altri modesti, quasi tutti privi di titoli di studio ufficialmente riconosciuti. Chi voleva, preparandosi con grande impegno più o meno da autodidatta, poteva presentarsi a sostenere gli esami di maturità da privato, ma raramente qualcuno riusciva a superarli. Alla fine di questi studi liceali, i seminaristi proseguivano con gli studi di filosofia e di teologia presso la celebre Pontificia Università Gregoriana di Roma, frequentata da alunni scelti provenienti da gran parte dei maggiori Stati del mondo. Chi era in possesso di regolari titoli di studio, seguiva i corsi accademici, chi non lo era, si iscriveva al corso seminaristico. Il sottoscritto, avendo superato gli esami di maturità classica, si iscrisse al corso accademico e conseguì il Baccalaureato in filosofia e la Licenza in teologia, equiparata alla laurea di tipo umanistico e riconosciuta dallo Stato italiano e da altri stati esteri. All’età di ventitre anni fu ordinato sacerdote, secondo il rito bizantino seguito dai Greco-Albanesi d’Italia, che però dopo la chiusura del seminario fondato dal Guzzetta era ormai abbastanza latinizzato.
Il sottoscritto, al compimento dei suoi studi a Roma, ritornato a Piana degli Albanesi (PA) fu nominato vicerettore del seminario e si iscrisse al corso di laurea in lettere che conseguì in soli due anni di studi avendo avuto riconosciuti alcuni esami già sostenuti nel corso di teologia. All’età di circa trenta anni, seguendo gli insegnamenti del Prof. P.Giuseppe Valantini S.J, conseguì la libera docenza in lingua e letteratura albanese e nello stesso anno ottenne la cattedra per l’insegnamento della relativa materia presso l’Università di Palermo. Dopo un paio di anni, si recò di nuovo al Collegio Greco di Roma e si iscrisse, nel Pontificio Istituto Orientale, al corso di laurea in Scienze Teologiche Orientali superando i relativi esami, ma non preparando la tesi di laurea che in quel momento non rientrava nei suoi interessi. Infatti col Prof. P. Valentini e col Prof. Ernesto Koliqi professore della stessa materia all’Università “La Sapienza” di Roma, era sorto il problema del consolidamento scientifico dell’Albanologia sia albanese che delle colonie Greco-Albanesi d’Italia, che essendo di origine albanese, ma di cultura greco-classica e bizantina, avevano la necessità di presentare e sostenere in Italia queste enormi ed antichissime culture, attraverso studi archivistici, che per l’influsso del Prof. Valentini assunsero dimensioni vastissime. Contemporaneamente sorse nella diocesi dei Greco-Albanesi di Sicilia il problema di rivivificare il loro rito bizantino. Anche qui bisognava fondarsi sui necessari relativi studi e sulla relativa pratica. Il problema di fondo di questo ulteriore problema riguardava la struttura canonica del clero e del popolo sia del rito greco-bizantino che latino (quello latino era stato molto indotto quasi ad assumere la disciplina monastica, mentre quello bizantino conservava meglio la sua fisionomia secolare, risalente agli stessi inizi del Cristianesimo, consistente nelle tradizioni del clero parrocchiale coniugato, nel libero lavoro e nella promessa e non voto di ubbidienza.
Le disposizioni della Santa Sede e del Concilio Vaticano II consigliavano il ripristino delle antiche tradizioni anche dei Greco-Albanesi. Essi trovandosi in Italia e nell’Europa Occidentale erano esposti a subire l’influsso della Chiesa latina, come della società civile dei popoli neolatini e di quelli anglosassoni. Tali problemi quindi finivano col riguardare buona parte del mondo per non dire di tutto, tenendo anche presente la somiglianza da sostenere con i popoli eredi dell’antico Impero Bizantino e con le altre parti del mondo tra le quali emergevano le grandi religioni del Buddismo, dell’Induismo e dell’islamismo. Tutti questi problemi superavano del tutto la possibilità di impegno e comprensione di qualsiasi uomo che volesse affrontarli in profondità come talvolta si cerca di fare. Perciò un modo più sicuro di cercare di conoscerli è quello di affrontarli almeno attraverso i loro pochi principi essenziali, come del resto ha sempre fatto l’intera umanità. Quindi il sottoscritto decise di procedere per questa via, come in parte potrebbe intendersi attraverso la sua bibliografia, con la collaborazione di colleghi e seguaci che potevano riconoscere la validità di questo tipo di impegno.
Questa impostazione è stata riconosciuta valida anche da vari funzionari sia della Pontificia Congregazione Orientale che da quella ora detta della “Fede”, prima “Santo Ufficio”, ma incontrava qualche difficoltà presso autorità locali subalterne. Il sottoscritto, che richiedeva il ripristino del locale rito bizantino, nei suoi tre fondamentali aspetti assenti: clero coniugato, lavoro del clero, promessa e non voto di ubbidienza, fu impedito di continuare a svolgere la sua attività ecclesiastica in modo effettivo, senza però mai darne comunicazione ufficiale. Quindi ebbe l’autorizzazione a contrarre matrimonio che così fu di nuovo introdotto tra i Greco-Albanesi d’Italia. La Santa sede dovette arrivare persino alla necessità di destituire qualche vescovo chi si opponeva a queste riforme.
Assieme a questi studi ed organizzazioni religiose si distinse un Gruppo di Cultura Cristiana da lui fondato, che teneva corsi parrocchiali filosofici e teologici pluriennali. Esso ebbe un rilevante successo, e la notizia di esso arrivò fino al Papa ora San Giovanni Paolo II in occasione della necessità di istituire delle Università teologiche nelle varie diocesi, magari radunate in gruppi. Lo scopo come si evince dal manoscritto autografo della fondazione del Pontificio Consiglio della Cultura, era di preparare un sufficiente numero di docenti per quei gruppi parrocchiali che per influsso dell’allora cardinale Pappalardo, che li patrocinò di persona, assunsero il nome di “Centri Teologici di Base”. Il sottoscritto, sempre con lo scopo di sostenere la cultura cattolica nelle parrocchie, realizzò degli esperimenti concreti, fondando due licei scientifici, uno a Palazzo Adriano ed uno a Piana Degli Albanesi. Si dedicò pure alla risistemazione dell’azienda agricola della sua famiglia, come sperimentazione ad uso delle famiglie degli alunni e si dedicò alla sperimentazione di congegni meccanici da lui stesso ideati per i quali ebbe concessi anche alcuni brevetti, dei quali daremo qualche notizia anche in questo sito.
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