Ignazio Parrino

Ignazio Parrino

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-11- Psicologia delle dottrine e degli avvenimenti - Cap. IV - L'Antico Testamento e il Nuovo

PREMESSA

SINTESI DI CIVILTÀ ANTICHE E MODERNE

 

“Porgo il mio orecchio ad un proverbio,

 risolvo il mio enigma sulla lira.”

 

Il principale valore dell’uomo sta nella realtà della sua anima che lo caratterizza e lo distingue da tutti gli altri esseri di questo mondo. La sua anima è una realtà personale, come il pensiero che ne consegue, che è un patrimonio pure personale e distingue gli uomini l’uno dall’altro. La distinzione essenzialmente si fonda sulla possibilità di ogni uomo vivente di scegliere tra il bene e il male, come è stato di tutti i suoi antenati e sarà dei suoi discendenti.

C’è sempre in ognuno la curiosità di sapere cosa hanno fatto o faranno tutti gli uomini presenti, passati o futuri. La difficoltà di indagare sulla vita degli uomini di tutti i tempi è grande e fa anche meraviglia l’enorme difficoltà di distinguere tra le varie scelte che sono state fatte nel corso dei secoli ed anche tra quelle che si fanno tuttora. Comunque si dice che non c’è cosa che non verrà rivelata né segreto che non sarà conosciuto. Lascia sbalorditi il comportamento di molti storici che dovrebbero essere uomini di cultura e di sana moralità, ma anche i miti e le leggende che sono patrimonio di tutti i popoli, che approvano o condannano spesso sommariamente senza, a quanto pare, volere o saper fare quella famosa distinzione tra il bene e il male. Eppure lo spirito umano e l’anima di ogni singolo uomo hanno la naturale capacità di fare quella distinzione. Diamo una velocissima indicazione di ciò che in linea di massima succede in questo campo. Ma è una enorme presunzione cercare di capire cosa successe con questo comportamento? La cosa in realtà non è tanto difficile, (non certo riguardo a tutti gli uomini, che abitualmente tendono a nascondere le loro magagne, a meno che in casi rari non si abbiano dati certi o sicura documentazione,) ma riguardo ad interi popoli che sono vissuti per secoli ed hanno lasciato grandi ricordi. Anche in questo caso si incontrano fatti stranissimi. I primi uomini che sono vissuti, (non miliardi di anni fa come si favoleggia, ma solo poche migliaia di anni fa, come hanno dimostrato i linguisti con loro concreti argomenti,) presto diventarono tanto malvagi che Dio decise di distruggerli tutti, eccetto uno solo con la sua famiglia, col diluvio universale, del quale sembra che siano rimaste probabili tracce, ma concrete, nella città sommersa detta Atlantide e nelle isole Santorini della Grecia e fino alle enormi spaccature ed eruzioni della crosta terrestre che quasi vanno dall’un polo all’altro. Da quell’unico uomo e relativa famiglia, salvati, si sviluppò l’attuale umanità diffusa in tutto il mondo. Gran parte di essa non fu fino ad ora in ogni caso migliore di quella del diluvio universale. Ma Dio non volle più fare un diluvio come quello già avvenuto e tra i tre figli di Noè scelse solo quello che si chiamava Sem, nelle tende del quale decise che in seguito avrebbe abitato. Ma non disse altrettanto degli altri due sopra indicati che si chiamavano Cam e Jafet. Quindi sembra che in qualche modo, anche se non in tutto, questi due siano stati lasciati alla loro sorte, e qualche motivo ci sarà stato. Si vide presto e chiaramente quale fu la loro vita. Andando per sommi capi si delineò quello che furono capaci di fare i Camiti e i Giapeti. La prima cosa che fecero fu quella di dimenticare il Dio che li aveva creati e di inventarsene tanti altri a loro immagine. Tentarono anche di fare un buco nel cielo per acchiappare Dio e rubargli i suoi segreti, tanto erano ignoranti come in qualche modo lo sono tuttora chissà quanti uomini e popoli. Ma non tutto fu così disastroso e questo fatto è la prova che Dio è stato sempre il buon padre che non abbandona i suoi figli. Egli comunque andò sempre scegliendo quelli che a suo giudizio corrispondevano alla sua volontà. Infatti non scelse tutti i Semiti, ma tra di essi ne scelse uno solo che, ormai in tempi storici, fu Abramo nel cui nome potrebbero essere benedetti tutti i popoli del mondo, ma il testo di quella profezia dice che “tutti saranno benedetti”. Abramo ebbe alcuni figli ma ancora tra questi Dio ne scelse uno solo che si chiamava Isacco, che fu buono come suo padre. Anche tra i figli di Isacco ci fu ancora un’altra scelta e Dio ne scelse ancora uno solo che si chiamò Giacobbe, che doveva essere il padre dei vari rami del popolo ebreo e della sua storia nei secoli fino ad ora, caso unico come durata e non solo, tra tutti i popoli che siano comparsi sulla terra. Tra tutti questi, anche se Dio continuò a fare le sue scelte, tuttavia fece sorgere delle grandi letterature, delle grandi opere d’arte e monumenti e perfino delle filosofie, come quella dell’essere, che riuscì, unica tra tutte, ad avvicinarsi allo stesso Dio. É l’unica che continua ad esistere nel corso di alcuni millenni. Però le opere malvage che facevano gli uomini superavano di gran lunga le cose buone che fecero che del resto non riuscirono mai a cambiare tutta l’umanità.

E quindi in gran numero, singoli uomini o interi popoli diventarono ladri, assassini, adulteri ecc. e non trascurarono nessuna delle grandi malvagità che tutti i popoli, gli Stati e gli Imperi riuscirono a realizzare, anche se lasciarono grandi nomi che per brevità non possiamo tutti segnalare, del resto c’è grande somiglianza tra tutti. Tra questi si distinsero i Greci antichi nelle opere, nelle arti e nel pensiero, i Macedoni con Alessandro Magno ed il suo impero durato pochi secoli erede e diffusore in tante parti del mondo di tutte quelle grandi opere fatte dagli antichi Greci. Ci furono anche i Romani e il loro grande impero dalla durata millenaria. Anche i Babilonesi, i Persiani, gli Indiani, i Cinesi e tanti altri, che comunque furono tutti o in gran parte grandi malfattori che fecero tante malvagità da fare spavento come tutti i loro lontani discendenti fino ai nostri giorni con le guerre mondiali, le bombe atomiche, le organizzazioni bancarie speculative, gli aborti, la distruzione delle famiglie ecc.

Ma “quando giunse la pienezza dei tempi” ci fu uno che provò a cambiare il corso della storia e delle sue imprese, e propose una rivoluzione radicale. Egli invece di furti ed omicidi e malvagità varie propose delle cose fino ad allora incredibili, anche se in parte preannunziate da varie profezie e diceva: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, pregate per quelli che vi insultano e vi perseguitano” e tante altre cose simili. Ma quelli che non gradivano simili discorsi credettero bene di ucciderlo e cancellare quei ricordi. Ma si ingannavano perché non capirono con chi avevano a che fare. Infatti egli risuscitò il terzo giorno dalla sua morte, e fece così capire che tutti gli uomini sono predestinati a risuscitare a loro tempo, ognuno secondo le sue opere e che quindi è un fatto importante cercare di fare quelle giuste, con l’aiuto di Dio. Comunque è sempre in via di sviluppo la trasformazione dell’umanità come fece Gesù Cristo a nome suo, e ci furono alcuni popoli e ci sono tuttora, che cercarono di avvicinarsi ai discorsi da Lui fatti, sempre col Suo aiuto, che del resto non è mai mancato. E tra i tanti popoli che l’hanno seguito ce ne sono stati alcuni che l’hanno avvicinato più degli altri. L’insegnamento di Cristo presso qualcuno di questi popoli come suol dirsi passò in proverbio e la sua semplice forma divenne una delle più alte e profonde forme di comunicazione sempre ripetuta e diffusa nei secoli. Uno di questi proverbi conservato nel Kanun albanese, dice: “Ognuno pesa nella sua bilancia quattrocento onze”. Cosa vuol dire questo strano proverbio e cosa sono quelle quattrocento onze che si contano a peso? Raramente si trova in tutta la letteratura mondiale qualche espressione così pregnante come questa e qualche altra ad essa simile. La frase esprime sinteticamente il fatto che tutti gli uomini si sentono uguali tra loro, e ognuno crede di valere il massimo come persona, col riconoscimento della necessità di una perfetta democrazia che in realtà è la più importante forma di organizzazione politica tuttora vivente da millenni, a differenza di tutte le altre. Le sue origini, forse non del tutto esattamente, si attribuiscono alle città greche di alcuni secoli a.C. Esse sono anche il ricordo della grande opera realizzata dall’imperatore di Costantinopoli Eraclio, sei secoli dopo Cristo, anche col determinante aiuto della Chiesa Bizantina di quell’Impero.

Essi insieme riuscirono a realizzare l’unica veramente grande impresa del genere che l’umanità sia riuscita a fare in grande in tutto il corso della sua storia, determinando per conseguenza la stessa vita della relativa umanità. Essa invece di fare guerre, omicidi e furti e delitti di ogni tipo, in un periodo in cui si vedeva che la grandiosa opera dell’antico Impero Romano di cui i Bizantini per metà erano eredi, era praticamente fallita, vide che le grandi famiglie romane ancora superstiti non riuscirono più a reggere le straordinarie ricchezze accumulate. Esse allora quasi non riuscirono più ad avere significato. Tra l’imperatore Eraclio e la Chiesa Bizantina si decise allora di porre un limite, in realtà abbastanza ampio, alla infinita voglia di acquistare ricchezze di ogni tipo e si stabilì che allora esso si poteva fissare in quattrocento onze che in realtà erano, in oro, comunque una grande cifra, piuttosto variabile nel tempo, equivalente più o meno a circa un milione di euro di adesso. Il sacrificio richiesto ai ricchissimi di allora nei tempi seguenti fu comunque molto grande, dato che ognuna delle circa dodici famiglie romane di allora, ancora possedevano terreni più grandi di un intero Stato dei nostri tempi, ed esse ormai non riuscivano più né ad utilizzarle, né a controllarle né a difenderle nelle difficili condizioni dell’Impero Bizantino del VI secolo d. C., quando già la parte occidentale di esso era ormai crollata. E si decise che chi potesse riuscirci non dovesse accumulare ricchezze più di quelle quattrocento onze indicate come massima cifra. In compenso si stabilì che ogni famiglia potesse e dovesse amministrare e custodire quanto poteva bastare per le sue necessità. E la frase che stabiliva questa norma, come limite minimo che potesse essere assegnato ad ogni famiglia, era quello che bastava ad essa per vivere, lavorandola col suo impegno. Quella frase o proverbio stabilisce che: “Ogni casa che fa fumo deve avere il suo pezzo di terra”.

La casa che fa fumo è quella abitata da ogni famiglia secondo la sua grandezza. In altri termini doveva corrispondere almeno al necessario per vivere col suo lavoro, ogni famiglia, secondo le circostanze di quei tempi. Lo Stato si limitava a richiedere solo una piccola tassa per le necessità amministrative e un servizio militare da dare secondo le necessità. Sorse così la famosa figura degli Stratioti che erano militari, pastori e contadini, abitanti nei numerosissimi casali sparsi nelle campagne. Essi per secoli costituirono la base dell’Impero, la sua solidità e la sua principale potenza, impegnata solo in guerre difensive.

In realtà non c’era gran che di nuovo in questa impresa saggia e grandiosa, della quale l’umanità non è mai riuscita a fare l’eguale nel suo insieme, eccetto il caso di singole persone anche numerose che riuscirono a realizzarne qualche parte a titolo personale, talvolta arrivando perfino ad impegnare tutti i loro averi.

Però c’era già stato il Grande Legislatore Universale con Suo Padre e lo Spirito Santo che aveva formulato la sua legge lasciandone la realizzazione alla libera volontà di ognuno. Egli l’aveva stabilito, non come proposta, ma come ordine, secondo il suo solito, sempre affidato alla libera volontà e all’intelligenza di ognuno. E fece il massimo possibile prendendo come esempio se stesso come garanzia della sua realizzazione con una ricompensa a scadenza definitiva del premio o della condanna da vivo. Egli disse: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere,….”, dicendo che quelli della destra andranno alla vita eterna e quelli della sinistra alla pena eterna, “dove ci sarà pianto e stridore di denti”. Sembra proprio che non ci sia niente da scherzare e da tergiversare.

Se è vero che quel congegno che utilizza la forza statica della leva è in grado di sostituire quasi gratuitamente tutte le attuali fonti di energia esistenti nel mondo, (che gli uomini hanno sempre avuto a loro disposizione senza sapersene accorgere, anche se qualcosa di simile, molti secoli prima l’aveva detto Archimede,) allora bisogna saperlo amministrare come gli uomini, piccoli o grandi possidenti di grandi proprietà o Stati o Continenti, non hanno mai saputo fare, anche se le cose in realtà chiedevano qualche sforzo per essere realizzate. Ma ora non ci sarà necessità di sforzi impossibili. Non vorrei nemmeno pensare e credere che alcuni o pochi o molti vogliano o possano riuscire ad impossessarsene per conto proprio, lasciandone privi la maggior parte degli uomini. Del resto ci sono sempre stati coloro che hanno realizzato fatti simili scandalosamente. In altri tempi gli uomini avrebbero voluto impossessarsi di tutto a qualsiasi costo, “per diritto di conquista!” ma non era proprio possibile. La mania di possesso quasi al limite della pazzia, o senza di questa, ha voluto impossessarsi di tutte le terre del mondo, riuscendoci solo parzialmente e in casi specifici pure riuscendoci quasi del tutto, fino a ridurre gli altri uomini alla schiavitù o a morire di fame o di uccisioni sanguinose. E talvolta più o meno altrettanto succede a proposito dell’acqua, della casa, della malattia, della limitazione della libertà, dell’istruzione e di tutti gli stessi diritti naturali fino alla distruzione e alla morte di tanti. È possibile che si possa e si debba arrivare a tanto? Se è vero che ora Dio ha messo a disposizione dell’uomo la stessa forza di gravità della terra, liberandolo dalla servitù di tutte le fonti di energia del mondo affinchè egli possa utilizzare la sua energia personale a migliori scopi, cosa si dovrebbe o potrebbe fare? Sembra un’utopia che tutti gli uomini possano esprimere una sola fede, un solo pensiero e un solo sentimento per tutti e realizzare finalmente il regno di Dio sulla terra. Ma è detto chiaro nella Sacra Scrittura che Cristo verrà di nuovo su questa terra per ristabilire su di essa quel regno di Dio. Anche nel Padre Nostro è detto: “Venga il Tuo regno” e lo stesso concetto è espresso infinite volte nei Salmi, nel Nuovo Testamento e nell’Antico. Chi ha una fede sicura può dubitare di queste cose? Cristo dice che nessuno sa quando esse avverranno, ma non consegue che esse non possano davvero avverarsi. E chi vuole può facilmente radunare e leggersi tutti i Testi Sacri che ne parlano. Certo nessuno può dire quando esse si avvereranno. Né potrà esserci nessuno che tenti di preannunziarne il tempo. Non è impossibile però cercare di capire per quale via esse possano davvero avverarsi. Non ci sarà nessun congegno a cominciare a realizzare queste cose, ma la conoscenza della legge di Dio da parte di tutti è sicuro che sarà un buon inizio. Non si possono tentare cose troppo grandi per evitare il pericolo che chi vuol tentarle sia fuori di testa, ma qualche piccola cosa con la volontà di Dio si può quanto meno sognarla, se può fondarsi non dico sulla parola del Padre Eterno che porrebbe tutt’altri problemi. Ma c’è il parere di uno che non era l’ultimo chiodo della carrozza. Si tratta di Platone che non gradiva la “democrazia numerica” che, come si fa effettivamente e come diceva lui, sarebbe “il parere dei più”, e invece proponeva che si potesse arrivare a seguire “il parere migliore”. Ma qual è il migliore e come si fa a trovarlo? Però dove stiamo arrivando? La verità esiste o non esiste? Dato che la verità sicuramente esiste, prima o dopo si suppone che potrebbe arrivare il tempo nel quale tutta l’umanità volesse decidere di provvedere a tutte le improrogabili necessità di ogni singolo uomo che nasce sulla terra creando un “Partito del Necessario” ed indispensabile secondo i tempi, internazionale ed intercontinentale che sarebbe tra tutti il più urgente, con un obbligo come quello del Giudizio Universale garantito da Cristo in persona, che parlò a nome proprio e disse: “Avevo fame, avevo sete, ero nudo ecc.”

Sarà un’adeguata istruzione dell’umanità a portare verso la ragionevole soluzione di tutti i problemi come Dio promette, o verso di essa deve portare l’amore e la buona volontà o tutte queste cose insieme come egli ha sempre richiesto? Per provvedere ai bisogni di tutti come riuscì a fare Eraclio e la sua Chiesa di quel tempo, solo nei limiti delle loro possibilità, che quella volta non erano poche, bisogna per forza pensare che non sia possibile riuscirci?

 

 

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