ANTROPOLOGIA

-4- Le usanze dei millenni In evidenza

Il più antico libro dell’umanità, più o meno universalmente conosciuto fino ai nostri giorni, è la Bibbia. Essa narra l’inizio dell’umanità e si estende fino ai tempi di Cristo per un certo numero di migliaia di anni che concordano con i calcoli più brevi di alcuni studiosi ma discordano dai calcoli di tanti altri. Ognuno certo aderisce alla narrazione dei fatti che crede più giusta; però da lungo tempo è stato affermato e in gran parte condiviso che non può esistere la doppia verità. I cristiani anche quelli più sommariamente istruiti, credono che la Bibbia, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, sia la Parola di Dio e accettano la datazione che indica solo una decina di migliaia di anni dalla creazione dell’uomo e non quella che indica molte centinaia di migliaia di anni o anche centinaia di milioni o di miliardi. Uno tra i tanti possibili argomenti si chiede cosa avrebbe fatto l’uomo in tempi così lunghi, sempre che sia stato uomo, mentre recentemente in un tempo piuttosto breve ha fatto tutto ciò che ora con meraviglia si può osservare. La Bibbia indica pure una divisione del tempo che va dalle origini alla nascita di Cristo, dopo della quale, tanti popoli o quasi tutti, accettano quella enumerazione che va da Cristo in avanti. E questa differente enumerazione indica non solo il correre degli anni, ma anche le differenze di culture e di civiltà in essa comparse. Un simile calcolo non è impossibile, mentre per tempi molto lunghi è difficile. I cristiani tuttavia considerano inizio dell’umanità quella testimonianza di qualsiasi tipo di argomenti che indica un comportamento manifestamente umano, sia nel bene che nel male, che non può essere quello delle amebe nuotanti nella brodaglia tiepida originaria o quello dei topolini arboricoli o delle scimmie, che si conta a miliardi di anni. Il tipo di calcoli più breve di inizio dell’umanità potrebbe risalire a circa dodici o tredici mila anni. Essa comincia con una situazione molto benevola nei riguardi dell’uomo posto al centro di tutto il mondo e dotato di qualità del tutto uniche non prive di libertà e anche di responsabilità. Chi l’ha creato gli ha posto qualche condizione che in poche parole però indica l’essenziale della sua esistenza, consistente nella sua vita e nella sua capacità di distinguere il bene dal male. Ma quella libertà molto gradevole e importante risultò però pericolosa come l’altra capacità di sapere e voler distinguere il bene dal male. Così successe che una delle prime azioni fatte da Dio a favore dell’uomo consistette nella creazione della donna e della famiglia, non soltanto in questi dati di fatto, ma anche nella loro istruzione, nel numero e nelle qualità per tutta la loro durata, delle quali non si conosce la fine. Nella Bibbia dell’Antico Testamento è detto che quasi subito dopo la sua creazione, l’uomo dotato di così splendide e uniche qualità, comincia ad abusarne malamente e si dice che mangiò la mela raccolta su suggerimento del demonio. Ma cosa era quella mela tanto importante a cui seguì anche l’espulsione dal paradiso terrestre e la morte anche se non definitiva, ma solo temporanea, che però non può essere del tutto gratuita perché è felice o infelice, secondo la buona volontà di ognuno nell’accettare la volontà di Dio, che comunque da parte Sua, è sempre misericordiosa verso tutti. Ma l’uomo fin dall’inizio della sua esistenza non solo mangiò quella mela tanto dannosa. Nei suoi due primi rappresentanti dopo Adamo ed Eva, diede inizio alla più grande disgrazia di tutti i secoli seguenti: L’invidia degli uni verso gli altri fino alle reciproche guerre ed uccisioni; difatti subito Caino uccise suo fratello Abele che non era malvagio come lui ed era gradito a Dio. La Bibbia continua con la previsione o la narrazione di tutte le malefatte dell’umanità che continuano fino alla distruzione del Tempio di Gerusalemme ed anche per tutti i tempi futuri. Non mi sembra il caso di mettersi qui a narrarle, del resto in buona parte sono note o facilmente trovabili se qualcuno vuole prendersi in mano l’Antico Testamento e la breve storia del Nuovo fino alla resurrezione di Cristo e ai primi decenni della diffusione del cristianesimo. Il tempo che segue è la storia della Chiesa che comincia con la storia di Cristo e dice: “Andando dunque, fate discepole tutte le genti, insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho comandato. Ecco io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. In seguito a questi eventi comincia la storia del cristianesimo che predica nel mondo una nuova psicologia liberamente accolta o non accolta secondo la volontà di ognuno, ma tale tuttavia da costituire la nuova storia dell’uomo che all’antica ora aggiunge l’altra che dice: “ amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano…”ecc., come si trova scritto negli Evangeli e in tutto lo spirito del Nuovo Testamento.

    Non facilmente si trova una storia non tanto comune come quella di chi vuol conoscere cosa è successo in tutta l’umanità di bene o di male dall’inizio di essa fino a Cristo, o come anche indica la stessa numerazione degli anni, dopo di Lui. Non è del tutto difficile distinguere in essa ciò che si può chiamare bene e ciò che si può chiamare male, secondo la psicologia di ognuno. Un lavoro del genere non è impossibile in forma più o meno estesa, ma comunque è lungo e vorrei anche dire un po’ noioso perché facilmente si ripete presso tanti popoli, nei quali più o meno prevale il bene o il male.

 

-3- Alcune attività del recente essere umano In evidenza

Talvolta qualcuno mi chiede: “perchè tu che sei letterato ti occupi di problemi di meccanica?”.

Questa domanda mi ha portato a radunare alcune delle non rare notizie che si incontrano più o meno casualmente sull’attività di alcuni siculo-albanesi, dal tempo della loro venuta in Sicilia nel 1448 fino ai nostri giorni. Essi furono mandati da Skanderbeg in Sicilia e nell’Italia meridionale per formare, d’accordo col re di Napoli Alfonso V, un corpo di difesa dalle sue spalle in occasione del tentativo del sultano Murat II di invadere l’Albania, col probabile tentativo di prenderlo alle spalle attraverso il Mare Adriatico. I 453 soldati albanesi che si stanziarono in Sicilia, a Bisir, nei pressi di Mazara, ebbero assegnato per loro stipendio il feudo di quella località detta “Casale del Vescovo”, estesa 12.000 ettari, in ragione di circa 20 ettari ad ogni famiglia che accompagnava quei soldati, per complessivi 10.000 ettari. Gli altri due mila furono assegnati al loro vescovo, Giovanni Bessarione di Trebisonda inizialmente vescovo niceno, di gran nome abbastanza noto, il più illustre dei vescovi greci che parteciparono al Concilio Unionistico di Ferrara-Firenze. Egli, nominato cardinale, ricoperse l’incarico di titolare delle principali istituzioni dei bizantini nell’Italia di allora che erano l’abazia di Santa Maria di Grottaferrata e il monastero di San Salvatore di Messina, ambedue dotati di vastissimi territori e vaste popolazioni assieme a quelli dei 12.000 ettari che costituivano il patrimonio del vescovado di Mazara al quale fu eletto nel 1449.

I soldati albanesi di Skanderbeg giunti in Sicilia e nell’Italia meridionale in numero di 3.000, seguiti dalle loro famiglie, secondo l’usanza dei popoli dell’impero bizantino, quando era nel suo auge, assieme all’attività militare, erano anche pastori o contadini secondo la necessità nelle loro attività fondamentali e secondo la riforma agraria di Eraclio. Ma avevano anche la facile possibilità di ricoprire l’una o l’altra delle varie attività di qualsiasi genere che esistevano in quell’impero.

Mi è capitato di avere avuto l’occasione di seguire la storia di una di queste famiglie per circa tre secoli. Il primo figlio maschio veniva sempre mandato nel loro seminario che era anche un convitto, nel quale per alcuni anni poteva cominciare a prepararsi per qualcuna delle attività che ognuno volesse scegliere. I figli di questo potevano a loro volta seguire la stessa impostazione secondo le attività economiche delle relative famiglie. Le ragazze invece, quando era possibile, seguivano alcuni anni di studi in alcuni dei collegi ad esse destinati per il raggiungimento di una discreta cultura e per l’adempimento delle attività familiari di vario genere. La famiglia alla quale ci riferiamo comincia in linea ascendente con un’insegnante che per un certo interesse naturale si occupava anche di problemi sociali e religiosi alcuni dei quali potevano interessare la sua piccola azienda agricola che gestiva piuttosto per esperimenti sociali in vari campi. Suo padre era stato una persona intelligente e vivace che aveva gestito per molti anni la stessa azienda, ma era molto impegnato a far studiare i suoi numerosi figli fino al punto che questo suo impegno era ammirato in tutto il paese assieme ad un altro impegno che era di scrivere delle poesie di carattere popolare a sfondo sociale che pure ottenevano curiosità e interesse. Il padre di questo era stato un grande lavoratore dotato di notevole forza fisica fino al punto di vincere varie sfide localmente organizzate e di essere riuscito ad incrementare abbastanza la sua azienda agricola oltre a quella che aveva ereditato come parte che gli era toccata in seguito alla divisione con gli altri fratelli che si erano dedicati ad altre attività. Uno di essi era stato avviato agli studi e aveva trovato un incarico direttivo presso l’”Ufficio del Registro” ed aveva sposato una baronessa. Aveva avuto alcuni figli che aveva mandato a studiare. Essi avevano trovato lavoro in vari campi. Uno di questi o dei loro discendenti era diventato un funzionario di polizia, un altro era diventato un ingegnere di buon nome del livello che allora era detto “Secondo Ingegnere d’Italia” ed era professore ordinario alla Facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma. Un antenato di questi, in quel tempo quando ancora non c’erano né pensioni, né sussidi statali, era rimasto orfano in giovane età ed era stato adottato da un parente che faceva il calzolaio al suo paese. Due dei suoi cadetti erano stati sostenuti da altri parenti che da qualche tempo si erano trasferiti a Castelvetrano, dove riuscirono ad impiantarsi e ricoprire incarichi di un certo rilievo. Fino alla quinta generazione circa si conservavano discreti rapporti e conoscenze tra tutti questi parenti, ma dopo la quinta generazione si conservava solo il ricordo di qualcuno che avesse ottenuto incarichi rilevanti.  Uno di questi era diventato un notaio verso la fine del secolo XVII e l’inizio del secolo XVIII. Un suo figlio di nome Paolo Maria, di cognome Parrino, fu un monaco filippino del ramo di quell’Ordine monastico che seguiva il rito bizantino e scrisse opere memorabili destinate ad avere un grande successo fino al punto di essere considerate la partenza della moderna cultura dei Greco-Albanese d’Italia.

 

 

-2- la Religiosità negli inizi dell'Antico Testamento In evidenza

   Dicevano gli antichi Romani: “Vita hominis militia est” (la vita dell’uomo è una lotta). Questa milizia gli uomini la esercitano con le loro forze e a loro modo. Però “Dio abiterà nelle tende di Sem”. Ma anche nelle tende di Sem successe tanta confusione perché Dio voleva che l’uomo fosse libero però a condizioni di per sé evidenti. Anche gli altri due figli di Noè, Cam e Jafet, nonostante l’arcobaleno, con tutti i loro discendenti si comportarono come vollero. Ma Dio ugualmente faceva nascere anche tra i pagani qualcuno che seguiva la sua legge. Si chiamavano Enoc o Giobbe o Melchisedec ecc. Nonostante tutto, Dio scelse uno solo di essi, di nome Abramo che custodisse la sua legge e diventasse padre di un popolo che la conservasse col Suo aiuto. Anche così ci furono tante difficoltà. Ma Dio nonostante tutto continuò ugualmente a ricordarsi di questo popolo che si era scelto. Egli continuò a mandare tanti profeti ed apostoli e ne manderà altri, scegliendo nel corso del tempo dei personaggi, evidenti testimoni della sua volontà. Lo stesso popolo ebreo soffrì più di tutti gli altri popoli come esempio per essi ed è il più antico popolo che tuttora continua a esistere sulla terra da sei mila anni. Una profezia di San Paolo afferma che il popolo ebreo, quando Dio vorrà, accetterà il Cristo che esso stesso ha crocefisso. Basta un rapido accenno alle principali profezie che riguardano questo popolo dall’inizio dell’umanità fino ad ora, per vedere come ha agito Dio verso tutta l’umanità ed ancora agirà verso tutti i popoli del mondo come Gesù disse agli Apostoli: “Andando dunque, fate discepole tutte le genti, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato. Ed ecco Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine dei secoli”[1].

 

[1] V. Genesi, passim.

-1- Il Mistero del Cervello Umano e la Componente Spirituale dell'Uomo In evidenza

Tutti gli animali hanno un cervello simile o apparentemente quasi uguale a quello degli uomini, ma essi non fanno le stesse cose che fa l’uomo. Infatti la più antica definizione dell’uomo dice che egli è un animale, però razionale. E qui sta la differenza. In primo luogo bisogna notare che il termine “animale” risale ad una remota antichità di alcuni migliaia di anni quando con esso sembra che si indicasse soltanto l’essere vivente capace di camminare, anche se fino ad ora sembra che per alcuni, quel significato sia tuttora sussistente. Ma basta un minimo di riflessione per notare la differenza indicata dal termine aggiunto “razionale”. La differenza consiste nel fatto che alcune cose che caratterizzano quelli che sono animali, riguardano soltanto la sfera del materiale. Anche la sfera del razionale si applica in tante cose alla sfera del materiale, ma gli esiti sono del tutto differenti. Non c’è nessun bisogno di indicare pochi o molti esempi tanto essi sono evidenti. Ma qui sorge subito la difficoltà. Per tanti aspetti non si trova il modo di poterla esprimere perché il mondo dell’uomo che agisce in modo razionale essenzialmente in sè non cade sotto i sensi anche se con essi si mescola. L’animale emette dei suoni, ma i suoni emessi dall’uomo detti “parole” dal loro risultato si vede chiaro che sono tutt’altra cosa riguardo ai suoni emessi dall’animale e mai hanno avuto qualcosa di simile. Anche la stessa terminologia in alcune lingue, non esclusa quella italiana ed anche quella latina, ingenera qualche confusione. Ad esempio il termine “spirito” proviene dalla radicale del verbo “respirare” mentre il significato è del tutto differente l’uno dall’altro. Lo stesso si osserva per il termine “animale” che viene dalla radice della parola “anima” che forse inizialmente doveva soltanto significare “vita”, mentre ora il termine “anima” si riferisce solo alla sfera dello spirituale. Il termine “antropologia” che è completamente greco, preso in prestito da tante lingue del mondo, indica chiaramente il relativo retroscena culturale, più o meno come in altre lingue è indicato dal radicale “antropos” cioè “uomo” e relative traduzioni. Col termine “antropologia” come con la componente “antropos” si indica soltanto ciò che fa l’uomo nel più esclusivo significato di questo termine che diventa sinonimo di civiltà, cioè di quello sterminato campo che indica l’attività dell’uomo. Come è possibile che il cervello dell’uomo che sembra simile per non dire sostanzialmente uguale a quello animale, svolga invece una vita ed una attività totalmente differenti? Il vero problema è che ad esso non può trovarsi risposta e non vale niente il voler fare ulteriori tentativi e ricerche con le quali si può esaminare quello che il cervello umano sembra fare come suol dirsi, ma non si può assolutamente spiegare come faccia. Il suo specifico campo di azione è quello dello spirito del quale si può indicare cosa faccia ma come faccia è un assoluto mistero insolubile anche se, come risulta dalla sua azione, sicuramente si arriva a dire che esiste e si finisce col concludere che non è il suo cervello che fa quel che fa l’uomo ma è lo spirito che fa quel che sembra fare esso stesso e misteriosamente agisce in esso e si mette a contatto con la materia, asservendola ai suoi intendimenti.

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