-16- Dieci Anni di Studi col Prof. P. Giuseppe Valentini S.J. - Estratto- In evidenza

Presentazione del volume curato dai Proff. Attilio Vaccaro e Gioacchino Strano:

“Giuseppe Valentini (S.J.) (1900-1979) storico bizantinista e albanologo”

nella commemorazione del 40° anniversario della morte.

 

 

 Si accenna nel volume ad un vivente ricordo fino ai tempi attuali di alcuni antichi popoli tra loro storicamente vicini nella loro storia e civiltà: Greci, Latini, Macedoni, Illiri, Etruschi, Bizantini e vari popoli slavi e loro discendenti da alcuni millenni fino ad ora.

Qualche decennio fa si celebrò un convegno organizzato dal professore Italo Costante Fortino a Napoli. Era pure presente il professore Attilio Vaccaro. Il sottoscritto che partecipava a quel congegno stava trattando l'argomento dell’insediamento di parte dei soldati di Giorgio Castriota Skanderbeg (1406 – 1468) nell’Italia meridionale in seguito ai suoi accordi col Papa di quel periodo e col re di Napoli che garantivano l’accoglienza dei soldati di Skanderbeg e delle relative famiglie, qualora andassero male le guerre difensive da essi combattute contro i Turchi invasori. Essi volevano abbattere lo Skanderbeg a causa del quale “risuonava tutta l'Europa” per le vittorie che egli riportava contro i Turchi, unico tra i cristiani di quel tempo, dopo la morte di Giovanni Hunyadi seguito poi dal suo figlio Mattia Corvino nelle sue gloriose imprese emulo di suo padre. Il naturale cognome italianizzato di questi due, a quanto sembra, deriverebbe della tribù albanese dei Kurbinë. Essi si sarebbero impiantati in Ungheria in qualità di mercenari e divennero grandi eroi ungheresi di quel tempo. Lo stesso Mattia divenne anche re. Sembrava che essi, come lo Skanderbeg stessero ripetendo le imprese degli antichi Greci del tempo delle guerre persiane di alcuni secoli a.C. e quelle delle legioni illiriche e dei grandi imperatori romani di una volta da esse sostenuti, quali Diocleziano, Costantino il grande, Giustiniano ecc.

 Il conferenziere allora concluse che non si poteva sopportare che gli odierni discendenti dei soldati dello Skanderbeg, in Italia trascurassero la loro storia, dopo secoli di varia resistenza alla politica baronale di far rinunziare alle loro prerogative.

Essi infatti erano portatori di strutture sociali che poco dopo avrebbero cominciato a prevalere in Italia, come altre volte era successo in altri luoghi, in seguito all’azione del Crispi, dello Sturzo, del Mortati e di tanti altri di non indifferente rilievo.

C'era anche il problema della separazione tra la Chiesa orientale e quella Latina che era andata incontro a varie controverse vicende che però col tempo si andarono attenuando grazie a vari studiosi come Paolo Maria Parrino o il Rodotà del secolo diciottesimo, e al Papa Leone XIII che scrisse l'enciclica del titolo “Orientalium Dignitas” fino ad arrivare al Papa San Paolo VI, che riconobbe ai Greco-Albanesi d’Italia, a proposito dell’ecumenismo, di essere stati “tramite di alleanze tra popoli e anticipatori del moderno ecumenismo”.

In quel convegno venne augurato che questa importante storia riguardante ognuno dei popoli qui sopra nominati contribuisse a far continuare i loro rapporti in parte anche dipendenti dalla loro non rara somiglianza di pensiero, di cultura e di civiltà secondo i tempi. Però in occasione di quel convegno emerse la difficoltà di continuare gli studi sulle varie vicende non indifferenti dei tempi passati di tanti popoli. Invece ora quella difficoltà mostra di venire superata come tante altre volte è successo.

Viene pubblicato ora il volume di 702 pagine, qui sopra indicato, curato dai professori Attilio Vaccaro e Gioacchino Strano, nel quarantesimo anniversario della sua scomparsa con ventuno studi di Professori che presentano scritti di autori di varie parti del mondo, sulle opere di tali personaggi e popoli complessivamente sul confronto secolare di differenti civiltà ed eventi.

Padre Valentini presenta nei suoi 25 volumi di “Acta Albaniae Vaticana” documenti riguardanti la storia di vari popoli d’Europa e d’Asia nei limiti del tempo esaminato e vari altri volumi sul Kanun e le usanze albanesi. Su di essi, ognuno, se vuole, può esprimere la sua “ardua sentenza”. Come ipotesi si può fare un confronto tra il bene e il male o tra il giusto e l’ingiusto nei vari messaggi lasciati da quei popoli e le loro opere e quelle delle singole persone, anche nei vari articoli del Valentini sparsi in tante riviste. Perfino i pagani come Plinio il Vecchio riuscirono a dire che l’oratore (o lo scrittore) è “homo bonus dicendi (o scribendi) peritus” e Cristo, in uno dei suoi massimi messaggi, dice: “Amate i vostri nemici”.

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