-12- IL GRAN LAVORO DELLE PONTIFICIE UNIVERSITA’ DI ROMA – LA RIFORMA DELLA PASTORALE E DELLA CULTURA CATTOLICA NEL MONDO

Seminaristi del Pontificio Collegio Greco di Roma in visita al Papa S. Giovanni XXIII, presso il Vaticano. Roma 14 Giugno 1959 Seminaristi del Pontificio Collegio Greco di Roma in visita al Papa S. Giovanni XXIII, presso il Vaticano. Roma 14 Giugno 1959

Dedicato alla Madonna “Theotòkos”

(Madre di Dio), Assunta in Cielo

 

PREMESSA

Ormai sembra evidente che il nostro XX secolo abbia segnato la fine di un’epoca durata circa un millennio, e dato inizio ad una nuova, almeno interessante tutta l’Europa che presto si estenderà a tutto il mondo. Dopo il felice periodo dei Comuni che ha visto il sorgere e l’affermarsi di figure come San Tommaso d’Aquino, Dante e tanti altri nell’ambito filosofico e teologico e in quello letterario e di alcune forme di amministrazioni democratiche in politica, avvenne il passaggio alle Signorie come inizio di una nuova epoca col prevalere di famiglie nobiliari. Il nuovo clima che si andò creando finirà col giungere alle dittature di destra e di sinistra del XX secolo in campo politico e nella stessa Chiesa con un tipo di orientamento che vide come suo ultimo rappresentante una figura certamente illustre come è stato il papa Pio XII.

Il sorgere del nuovo orientamento di apertura alle nuove tendenze era già cominciato col grande papa Leone XIII e la sua Rerum Novarum, ma ci vollero le due guerre mondiali ed il crollo delle due dittature e del lontano Giappone con le bombe atomiche, a spiantare del tutto quell’ormai quasi millenario orientamento di regni e dittature. Cominciò così ad affermarsi il mondo delle democrazie in campo sociale e politico e relativamente anche nell’ambito della Chiesa Cattolica, iniziate col papa Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II ed i papi seguenti. I primi sentori in campo ecclesiastico comparvero con le Università della Chiesa Cattolica, espresse principalmente dai vari Ordini Religiosi, delle quali nella sola Roma ce n’erano ben quattordici, tra le quali una di quelle che spiccavano maggiormente era quella Pontificia Gregoriana gestita dai Gesuiti. Tutte queste Università cominciarono ad indagare nella stessa organizzazione umana della Chiesa e sulla realtà civile nella quale esse vivevano sviluppando la relativa dottrina compatibile con la Rivelazione e relative dogmatica e morale che avevano una realtà che ormai da secoli, si era andata affermando. Alla Gregoriana e più o meno anche altrove si era andato sviluppando un esame delle proprie dottrine confrontate con quelle di coloro che erano “avversari” cioè quelli che sostenevano dottrine opposte e che ovviamente si consideravano erronee. Tra i relativi studiosi ce n’erano alcuni di fama mondiale, tra i quali, come esempio, eccelleva Bernardo Lonergan gesuita di origine canadese. Le linee essenziali della dottrina cattolica, abitualmente attaccata quasi su tutti i fronti, erano quelle della dogmatica e della morale e in campo filosofico quella dell’essere con tutte le relative precisazioni, con l’appoggio pressoché infinito di tanti altri specifici chiarimenti ed approfondimenti con l’opera di singole materie. Studiando attentamente i singoli problemi quasi in ogni campo diventava piuttosto facile fare i confronti e distinguere quelli ammissibili da quelli considerati manifestamente erronei, senza però passare a scontri a tutto spiano e cioè in modo discorsivo e chiaramente distinguendo ufficialmente tra le persone e le loro dottrine fino a quando e quanto era possibile. Ma c’era ancora un residuo dei tempi passati: i corsi seminaristici che si distinguevano da quelli accademici e non richiedevano né davano titoli di studio ufficiali, ma solo attestati di frequenza. Allora si riteneva che per istruire una popolazione in gran parte analfabeta non era necessario avere persone altamente qualificate. Così venivano mandate a studiare in tutte quelle Università delle persone scelte da tante parti del mondo che venivano accolte in collegi nazionali. Chiaramente allora la situazione culturale in queste condizioni di gran parte del mondo non era affatto brillante. L’intuizione di papa Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II sulla base di ben 900 (novecento) volumi di atti preparatori, durante gli atti del Concilio preparò un formidabile direi riassunto dei suoi atti pubblicato in tutto il mondo, che diede le premesse alla resistenza contro una massa di gente atea e materialista con un inizio di tanti gruppi. Uno di questi cominciò quasi inavvertitamente a formare tanti altri piccoli gruppi preparatori e a realizzare con essi fin dal 1967, a livello parrocchiale, dei corsi filosofici e teologici che cominciarono ad estendersi fino a quando nel 1977 pubblicarono un loro “Statuto Ragionato Provvisorio” che fu distribuito a tutte le parrocchie di Palermo.

Il vero inizio di questa attività cominciò quando il cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo prese in considerazione l’attività già svolta per diffonderla, e fece dire al loro organizzatore, dal suo vicario Mons. Marcataio: “Sua Eminenza vuole che quello che finora avete fatto voi, ora lo faremo noi stessi. A te rimane l’onore di essere stato il primo ad avere iniziato questo tipo di lavoro”. Ma la situazione allora nelle Chiese locali come più o meno anche altrove non era tanto facile come gli era stato fatto presente da qualche anno prima, sia in campo civile che ecclesiastico sia nella pubblica cultura che nel campo morale di non poche persone. Gli inizi ad opera del Cardinale faticarono assai ad affermarsi per tre anni in tre differenti tentativi. Il primo con i Gesuiti di Bagheria presso Palermo, il secondo con le Suore del Cardinale Ruffini già impegnate ad operare nel campo di qualche ramo degli studi universitari. Ma non essendosi potuto avviare per queste due volte, il Cardinale Pappalardo decise di occuparsene personalmente e portò questa iniziativa nella sua stessa sede nel palazzo arcivescovile, partecipando spesso di persona, come è narrato negli atti di essa pubblicati in occasione del suo trentennio di inizio.

A coloro che ritenevano che un lavoro del genere difficilmente potesse riuscire, il Cardinale rispondeva: “Ma un lavoro del genere è una realtà funzionante (già da dieci anni) nella nostra Archidiocesi”. Lo stesso Cardinale si era convinto che un simile lavoro non era facile perché le condizioni generali della Chiesa, intanto locale, non erano tanto favorevoli sia in campo culturale che in qualche modo anche morale, essendo i due campi spesso collegati l’uno all’altro come è stato messo in evidenza. Il Cardinale decise così che in primo luogo bisognasse preparare il clero per agire in quel livello pastorale e parlare di filosofia e teologia con i problemi connessi. Allo scopo dovette recarsi a Roma nel 1980 per esporre al papa Giovanni Paolo II appena eletto, il suo programma di fondazione, a livello locale della Chiesa di Palermo e delle altre dell’intera Sicilia, di una o più Università filosofiche e teologiche collegate con le Università Pontificie di Roma. Ma lo stesso papa trovò qualche difficoltà a far decollare un programma del genere, a quel livello anche mondiale, ma egli non era persona da arrendersi davanti alle difficoltà di far decollare un tale programma e il 20 maggio del 1982 divulgò la sua lettera autografica di fondazione del Pontificio Consiglio della Cultura A.A.S. 74 (1982) 683-688. Il primo testo distribuito di tale Pontificio Consiglio, dal titolo: “Per una Pastorale della Cultura” (N° 285) fu pubblicato dalle Paoline nel 1989, via Francesco Albani, 21, 20149 Milano.

Non è facile seguire lo sviluppo di queste iniziative del papa e dei relativi incontri mondiali dei Vescovi. Ma a Palermo e in tante altre parti della Sicilia tale sviluppo diventò visibile. Lo stesso papa, ora San Giovanni Paolo II dal 1982 in avanti venne in Sicilia per ben quattro volte e nella stessa Roma egli da quell’anno in avanti segui personalmente lo sviluppo di esse come risulta da una serie di atti pontifici e di atti delle loro sezioni, più o meno finchè egli visse, come si può trovare in tutte le relative pubblicazioni, passim. Comunque anche a livello mondiale si andarono fondando centinaia e forse migliaia di Università sostenute o da grandi Diocesi o da raggruppamenti di alcune di esse con evidenti riflessi nelle parrocchie e nella formazione del clero.

Quando il Papa Benedetto XVI venne n Sicilia, sull’esempio già dato da San Giovanni Paolo II, trovò circa ventimila giovani e relative famiglie ad accoglierlo. Il Cardinale di Palermo, dandogli il benvenuto, disse che la sua venuta era un incoraggiamento per la Sicilia. Ma egli con evidente entusiasmo rispose che era lui stesso che se ne ritornava incoraggiato in Vaticano.

 

 

 

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.