Aprile 2020

-5- UTILIZZAZIONE DELLA FORZA STATICA

 

 

La principale forza della terra è data dalla sua capacità di attirare verso il suo centro i corpi che si trovano o su di essa o nello spazio della sua orbita (Dante: “Donde si traggon d’ogni parte i pesi”). Anche un qualsiasi corpo estensibile che abbia sulla terra il suo “punto di appoggio” (richiesto da Archimede) se applica la sua capacità estensiva (martinetto, muscolo, scoppio controllato della benzina, pressione idrostatica ecc) su una resistenza o da equilibrare staticamente o da vincere o, con l’aggiunta di una minima forza per agire, come dice Davide (salmo 61,10) di pesi minori che: “posti sulla bilancia, vanno in su, più leggeri di un soffio, tutti insieme”. Se il moto dinamico rotatorio è costante, allora consegue, come ancora dice Dante, che esso si muova: “si come ruota ch’igualmente è mossa”.

Un giorno, sui miei diciotto anni, stavo facendo una passeggiata di alcuni chilometri alle falde di una grande montagna. Guardandone la base, la lunghezza e l’altezza e cercando di indovinarne lo spessore, mi venne di chiedermi quanto essa potesse pesare, e se quel  peso potesse avere un valore industrialmente utilizzabile. Non mi convinceva il così detto principio di inerzia di Leonardo perché c’erano alcuni massi che, perdendo il loro appoggio, erano rotolati lungo il pendio di essa. A prima vista, come tutte le altre montagne, essa sembrava statica e inerte però, assieme a tutto il mondo di cui fa parte, non è affatto inerte. L’unico che è statico ma non inerte è il Motore Immobile, di quella staticità magnificamente espressa in tanti mosaici bizantini.

Se si prende come esempio il nostro sistema solare, col sole al centro e tutti i suoi pianeti e satelliti che gli girano attorno, essi pure come il sole girano anche su se stessi e hanno qualche altro tipo di moto.

Su questa nostra terra ha grande importanza la sopraddetta forza di gravità che meglio potrebbe chiamarsi “energia di attrazione”. Questa è quanto mai utile per ogni uomo, per la terra, per l’acqua, per l’aria, per le piante e per gli animali.

Tutti i corpi celesti, come la nostra terra, hanno forma sferica con forza di gravità applicabile su tutti i corpi che si trovano nella loro orbita e tendente sempre verso il loro centro. E questi pesi si dispongono tutti attorno a quel centro con perfette leggi. Secondo queste, tutti quei corpi o pesi hanno tra loro un perfetto equilibrio. Ma ci sono anche dei gas o dei vapori che salgono verso l’alto, regolati da altre leggi che però sempre, o quasi, come la bassa temperatura o altro, li inducono a ricadere sulla terra.

Tutti i pesi o corpi che si equilibrano sulla terra se quel loro equilibrio per un qualsiasi motivo si rompe, subito entrano in qualche altro tipo di movimento che in quel momento prevale su di essi.

In molti anni, nel corso della continuazione di queste mie fantasie giovanili, mi venne in mente di pensare che quel tipo di inerzia o staticità teorizzate da Leonardo è pure presente nello sviluppo di altre così dette leggi della fisica, non sempre in modo positivo. Per esempio Newton formulò la legge secondo la quale “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Ma riguardo a questa formulazione non sembrano considerate altre circostanze, per esempio quelle della leva, nella quale ci sono delle azioni che diventano moltiplicatorie o divisorie o rotatorie. Lavoisier sentenziò che “niente si crea e niente si distrugge” senza badare al fatto che c’erano o ci sono molti altri che la pensano diversamente non solo in campo teologico, ma anche in campo strettamente fisico e meccanico. Pure qualcuno a sostegno di Lavoisier formulò un’altra strana legge sulla conservazione o mutazione dell’energia che fu perfino chiamata “d’oro” ed ebbe una diffusione planetaria, come ce l’ha tuttora, che dice che “nella leva quello che si guadagna in forza si perde in movimento”; ma è stato facilissimo dimostrare che essa non è affatto sicura.

Sembra che la leva nel corso dei secoli e dei millenni anche a livello planetario, sia stata poco scomodata. Nel tempo delle mie conversazioni con lo splendido professore  Francesco Costanzo, gli raccontai una mia interpretazione della ruota, utilizzata finora in tutto il mondo. Essa la spiega come un fascio di leve che disposte a cerchio secondo la loro legge possono andare in salita o in discesa o su strada piana ognuna con un fulcro mobile ruotante sul suolo. Il Professore Costanzo rimase meravigliato da questa interpretazione e disse che non aveva mai sentito o letto niente di simile e che quella interpretazione meritava di essere pubblicata. Maggiore meraviglia mostrò ancora quando gli dissi che anche nella leva poteva introdursi qualche variazione e che quella regola detta d’oro non mi piaceva. Infatti se la leva si trova in posizione statica, la forza prodotta dalla differente lunghezza dei suoi bracci sotto carico, la dà ugualmente e il movimento dei sui bracci si può sostituire con altro tipo di movimento. L’essenza del cambiamento consiste nell’utilizzare un fulcro girevole su un asse sul quale poggia la leva. Inoltre

  1. Il crollo del principio di inerzia di Leonardo,
  2. il crollo della legge di Lavoisier sul principio di conservazione dell’energia,
  3. il crollo della regola d’oro della meccanica,
  4. l’interpretazione del funzionamento della ruota nella rotazione della sua circonferenza, cioè nella rotazione di tutti i fulcri delle relative leve e le utilizzazioni in qualsiasi luogo ad esse adatto, rese mobili e rotanti sul suolo,
  5. come la simile rotazione del fulcro della leva su un asse, con la rotazione di due ruote attorno allo stesso asse, che caricano i due bracci della leva, che quindi permettono di utilizzarla senza nessuna perdita, salvo solo pochissimi attriti,
  6. tutta la forza prodotta dalla maggiore lunghezza del braccio della potenza contro quella della resistenza, indipendentemente dalla loro rotazione, sono concetti e realizzazioni sufficienti per correggere dei principi come quelli qui sopra elencati e impiantare un nuovo modo di produrre ed utilizzare l’energia sulla terra in modo differente da come abitualmente è stata usata finora.

Infatti, le cinque qualità della forza statica, che qui di seguito elenchiamo, possono produrre fondamentali differenze:

  1. Possibile quantità di energia quanto metà del peso dell’intera terra
  2. La sua gratuità
  3. La sua assoluta pulizia
  4. La sua possibile utilizzazione in qualsiasi luogo
  5. La sua durata senza limiti di tempo.

Tutte queste qualità dell’energia di attrazione o forza di gravità, utilizzata come qui sopra accennato, permettono di sostituire tutte le fonti di energia finora usate sulla terra, pericolose, costose, faticose, inquinanti e quant’altro.

Oltre ai due modelli pubblicati ad opera del sottoscritto in questo sito con relative descrizioni, la prima risalente al 1984, sono state presentate alcune altre descrizioni di congegni che sono stati brevettati dall’ufficio dei Brevetti e Marchi d’Italia, tutti uguali nei loro principi ma differenti nelle forme. Due modelli sono stati portati al punto di dare risultati concreti come descritto nel loro posto. La loro approvazione è stata fatta da persone di alta specializzazione. Contro di essa, di cui non può esserci cosa più semplice e comune, sono stati soltanto presentati dubbi e incertezze ma non concreti argomenti. Queste notizie sono state date nelle non molte descrizioni presentate in questo sito nel capitolo riguardante la meccanica. Esse potranno venire ancora ampliate e pubblicate in occasione di ulteriori presentazioni. In alcune parti di esse verranno accennate le mie intenzioni a proposito di questi congegni e loro pubblicazioni o brevetti. Esse potranno ancora venire ampliate e circostanziate se se ne presenterà la convenienza o la necessità.

La mia intenzione di fondo deriva dal fatto che la forza statica della terra o meglio la sua energia di attrazione è facilmente utilizzabile come ho dimostrato nel caso della leva e in alcuni altri casi. Non c’è motivo che tutta l’energia che ora si usa sulla terra si continui ad usare come si fa tuttora.

Una tale quantità di energia derivante dalla scissione delle due componenti di qualsiasi forza statica, una agente e una resistente, che è stata data a tutta l’umanità senza essere finora individuata, non c’è nessun motivo che possa diventare proprietà esclusiva di tanti che possano riuscire ad impadronirsene come altri hanno fatto con le terre di tutto il mondo, anche con la realizzazione di grandi imperi come risulta dalla storia. La cosa importante è che abbiano il necessario per la loro vita, in tutte le forme che si presentano, ogni popolo e ogni persona che nasce in questo mondo. E questa dovrà essere la realizzazione del prossimo futuro.

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-8- LA TEOLOGIA E LE TEOLOGIE - LA FILOSOFIA E LE FILOSOFIE

PREMESSA ALLO SVILUPPO DEI GRUPPI DI

 CULTURA CRISTIANA“SAN GREGORIO NISSENO”

 

Dalla preistoria sono stati tramandati dei racconti, certo oralmente, che col passare dei secoli e dei millenni si sono andati deformando, fino a perdere in gran parte o in tutto, la loro originaria fisionomia. Ma, insomma, quando comparvero i primi uomini? e cosa pensavano? È possibile che i racconti preistorici o miti o leggende differiscano tanto gli uni dagli altri? L’uomo ha delle qualità uniche tra tutti gli esseri viventi. Certo questa varietà di racconti indica delle deformazioni, perché un’unica intelligenza avrebbe dovuto favorire un unico pensiero. Invece tutti i pensieri dell’umanità sono tanto numerosi e vari che arrivano perfino a confondersi reciprocamente. Si deve quindi pensare che la meravigliosa ed unica intelligenza umana non ha un funzionamento univoco ed è del tutto arbitraria? Le differenziazioni dei racconti riguardano anche i pensieri dei vari autori e degli studiosi di questi argomenti. Però a pensarci bene, in fondo si trova sempre qualche pensiero o racconto che si accorda bene con  altri dello stesso genere e quindi si può anche capire da dove siano cominciate o possano cominciare le magagne. In primo luogo si nota che i pensieri ed i comportamenti più validi possono percorrere i secoli ed i millenni, o sempre uguali o quasi, mentre le dottrine errabonde prima o dopo scompaiono, sostituite da altre ugualmente effimere.

Ultimamente, cioè nell’arco di circa un secolo, con fatiche enormi, è stata individuata un’idea primordiale .

Il merito di essa appartiene all’antropologo Guglielmo Smith, per conseguenza ormai noto più o meno in tutto il mondo. Egli volle cercare proprio di scoprire cosa pensassero i primi uomini o almeno i più antichi dei quali si è conservata qualche traccia. Qui presentiamo solo una sintesi veloce di questa impresa enorme, che ha impegnato decine di studiosi, ma chi vuole può trovare tanto materiale documentario o monumentario anche accuratamente e molto scientificamente elaborato, fino al punto che essa è stata detta la più grande scoperta del passato millennio, fondata sicuramente su molte conoscenze e riflessioni. L’essenza di questa scoperta consiste nell’aver dimostrato che i più antichi popoli della terra come i Fueghini, i Pigmei, gli antichi abitanti delle Canarie ecc., non molto toccati dalle così dette grandi civiltà antiche o moderne, avevano un’idea di Dio come di un “Padre” a differenza di tutta la baldoria fatta con tutte le più strane qualità antiche e moderne attribuite alla divinità, in tutti i più sfrenati politeismi. Altre capacità che si attribuiscono a Dio sono quelle di “creatore”, di “padrone della vita”, “punto di riferimento del bene e del male” e tante altre, poche nei principi ma quasi infinite nei relativi approfondimenti. La cosa più grave è che della divinità si hanno e si sono avute, nel corso dei millenni varie idee tra di esse anche molto differenti, che hanno costituito altrettante “divinità” e per conseguenza anche “religioni”. Lo stesso si cerca di fare con la “filosofia” e le “filosofie” e relative concezioni.

Se il Dio Padre di tutta l’umanità è uno solo, come anche creatore infinito, onnisciente, onnipotente, misericordioso ecc., si deve escludere la pluralità degli dei e delle religioni e quindi anche delle teologie. Ma la fantasia umana si è sbizzarrita non a cercare di conoscere il “Dio vero e unico”, ma a creare una infinità di divinità a propria immagine e somiglianza con tutte le virtù e le malvagità che i politeisti si sono affaticati ad ammucchiare, tanto la religiosità umana, che è un fatto naturale, rimane facilmente in balia delle sfrenate fantasie. Ci sono perfino dei termini che indicano la differenza tra una religione unica per tutti e quel tipo di religiosità elaborata da coloro che l’hanno immaginata e realizzata a loro piacimento.

La religione unitaria è chiamata teismo dal greco Theòs perché i Greci antichi e medievali dopo gli Ebrei sono stati quelli che l’hanno maggiormente approfondita. Essa indica soltanto la religione rivelata dal vero e unico Dio a singole persone, come Adamo ed Eva, Noè e il figlio Sem, Abramo e suo figlio Isacco e il nipote Giacobbe, tutti discendenti di Sem e perciò detti semiti, e quindi al popolo ebreo da cui attraverso Cristo deriva il cristianesimo, e in qualche vago modo anche l’islamismo. Eppure queste tre religioni pur professando la fede in un Dio unico personale e infinito, e varie dottrine comuni, hanno tra loro anche profonde differenze.

Nell’ambito religioso esiste un’altra diramazione, tra numerose altre, che si chiama deismo. Essa non è rivelata da Dio ma è derivata da vari ricordi e dal vago sentimento che debba esistere uno o molti esseri superiori, supposti o immaginati, o anche uno solo pensato o intuito, Questa diramazione sempre proviene dalla mente umana che non esclude anche politeismi o norme evidenti necessarie o convenienti che pure talvolta presentano qualche vaga intuizione di originaria esistenza variamente immaginata e di debole capacità ordinante. Il deismo come spesso avviene, in tante varie nuove culture europee o di altri continenti, in qualche nuova religione, a differenza del rivelato teismo, anche se abbondantemente e variamente approfondito e conosciuto, non è sempre comunque praticato, e non si tramanda essenzialmente soltanto lo stesso. La sua parentela logica col teismo è sempre una derivazione della mente umana, però talvolta rivolta al bene innato. Ne può anche derivare il male di origine demoniaca quindi non innato ma malamente artificiale. Tutte le religioni teistiche o deistiche rivolte al bene, hanno qualcosa di comune e quindi una qualche tendenza o capacità di parzialmente incontrarsi e confrontare le loro posizioni.

Non è interessante che ognuno studi qualche altra religione oltre alla sua o le studi tutte. Gli uomini in genere sono abituati a criticare quelle altrui. Ognuno però potrebbe studiare bene la propria e quindi spassionatamente e oggettivamente e rispettosamente confrontarla con le altre. In questo caso potrebbero farsi infinite considerazioni e scoperte e valutare bene la necessità dell’esistenza di un solo Dio e l’impossibilità di attribuire a lui cose che non gli convengono.

Lo stesso potrebbe farsi con tutte le forme di pensiero che oltre che di Dio si occupano dell’uomo e del mondo e tutte sommariamente sono dette filosofie. Ma come per le religioni dove in conclusione si potrebbe arrivare ad una sola religione come c’è un solo Dio, una sola fede ecc., allo stesso modo potrebbe farsi con le infinite filosofie continuamente elaborate e quanto meno provare se, come c’è una sola umanità, potrebbe anche aversi un solo pensiero e un solo sentimento.

Ma tutte le filosofie, eccetto una, anche se sembra che possano conquistare l’intero mondo, hanno breve durata, e presto scompaiono, o senza lasciare traccia, o con qualche vago ricordo faticosamente scavato dagli storici. Lo stesso succede anche con le varie sette religiose che si propongono di durare eternamente. Però anche alcune religioni o filosofie, in verità molto poche, durano a lungo. Ma esiste pure il male che nacque fin dalle origini dell’umanità con Adamo ed Eva e loro discendenti. Dio stesso si pentì di averli creati e li distrusse col diluvio salvando il solo Noè e la sua famiglia.

Di tutte queste cose rimangono vaghi ricordi o anche qualche discutibile traccia. Ma la vera religione o la vera teologia e filosofia che non possono essere che uniche, lasciano ricordi mai tramontati e resistono saldamente. Questa resistenza sostenuta da coloro che l’accettano ha pure bisogno di essere continuamente affermata di fronte a quelli che continuamente e variamente la contrastano.

Diamo qui alcune notizie considerate attendibili fin dai tempi più lontani, delle quali si è cominciato a parlarne e ricercarne le tracce. La più antica religione ha lasciato ricordi nei miti di tutti i popoli, ed essi abitualmente sono conservati nelle relative mitologie o storie sacre a cominciare dalla Bibbia dell’Antico Testamento fino alla mitologia dei Greci e Romani antichi, degli Arabi, degli Induisti e dei Buddisti sia Indiani che Cinesi, pur con alcune incertezze. Ma i ricordi più correnti e documentabili risalgono a cominciare da circa quattro mila anni fa e sono universalmente conosciuti da Abramo in avanti. Essi in forma di racconti orali sintetizzano anche le storie o mitologie primordiali. Di Abramo, Isacco e Giacobbe, del popolo ebreo in Egitto, e del periodo dei Giudici se ne parla nella stessa Bibbia e qualche accenno si trova pure nella storia dei popoli loro vicini e contemporanei, fino a Davide, quando poi la storia di quella zona comincia a diventare più precisabile. C’è tuttavia qualche notizia impressionante riguardante qualche monoteista come Abramo. In particolare si parla di un personaggio cinese di poco posteriore ad Abramo geograficamente molto lontano dalla zona dove questi visse. Quel personaggio cinese ha lasciato degli accenni vicini al pensiero degli Ebrei di quei tempi e dei tempi seguenti. Abramo e il popolo da lui discendente parlano decisamente del monoteismo e del Dio onnipotente ecc., fino ai nostri giorni. Ma già da qualche secolo dopo Abramo in avanti si era  diffuso l’Induismo con accenni politeistici diffusosi enormemente finora in India e altrove. Il politeismo a cui l’antica letteratura ha dato grande risalto e diffusione cominciò a diventare la religione prevalente della maggior parte dei popoli di allora. Dopo circa quattro secoli dopo Abramo e il consolidamento dell’Induismo nasce Budda la cui religione si diffonde enormemente piuttosto in Cina e fino al Giappone. Ma quest’altra religione è ormai molto lontana dall’Ebraismo e fornita di un’amplissima bibliografia  come anche l’Induismo, con qualche  diramazione, come lo Scinranismo del Giappone che ha aspetti simili al Protestantesimo europeo sorto dopo di esso.Circa sei secoli dopo Cristo nasce Maometto che fonda l’Islamismo. La Bibbia dice che l’antenato dei popoli arabi, Ismaele, era figlio della schiava egiziana di Abramo di nome Agar. Non è molto noto se tra i popoli arabi questa notizia risalente a più di mille e cinquecento anni prima di Maometto, fosse ancora vivente tra i popoli arabi o fosse stata recuperata da Maometto nell’ambito dei suoi rapporti con l’Ebraismo e col Cristianesimo prima della fondazione della sua religione.

Certo tanti aspetti del’Islamismo si avvicinano al Cristianesimo e anche all’Ebraismo, ma tanti altri se ne allontanano chiaramente fino al punto che lo stesso Islamismo è diventato una nuova religione risalente a Maometto e a nome suo diffusa da prima tra i popoli arabi e poi tra tanti altri.

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