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-1- UNA VARIANTE DELLA STADERA

-1- UNA VARIANTE DELLA STADERA

L’essenza di questo primo congegno consiste nel realizzare una leva a fulcro mobile, sotto carico, che possa ruotare attorno ad un asse, rimanendo in posizione statica. I congegni che qui seguono o altri, sono conseguenze o derivazioni di questo congegno fondamentale.

BREVETTI E DOMANDE DI BREVETTI DI IGNAZIO PARRINO 

MECCANICA

“Dos mi pu sto ke su kinaso tan gan”

(Dammi dove mi appoggi e ti muoverò il mondo)

Archimede

 

PREMESSA

  • Domanda di brevetto per invenzione industriale dal titolo: “Una variante della stadera” a nome del Prof. Ignazio Parrino di nazionalità italiana, del 26-9-2017 recante N-1020170007574. Questa domanda è stata completata dopo molti anni dalle prime sperimentazioni.

 “Contro questo congegno sbatteranno la testa i Professori delle Università di tutto il mondo”. Prof. Ing. Francesco Costanzo a suo tempo Docente di Meccanica Applicata alle Macchine e Macchine della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo, ora defunto (vedi Ignazio Parrino”, Congegno per ottenere energia da fonte statica”, domanda di brevetto N 42007A84 Palermo 1984, pag. 10). I giudizi espressi dal Prof Costanzo si riferiscono al congegno citato sotto questo numero: 42007A84, che è lo stesso di quello del 26-09-2017.

  • Brevetto dal titolo: “Leva a fulcro mobile” N.1187228, concesso il 23-12-1987.

Esamina una parte essenziale del congegno N.1 qui sopra indicato.

  • Domanda di brevetto dal titolo: “Congegno per sommare una forza dinamica ad una statica” N. PA1989A042023- Palermo. Propone un nuovo uso di una pratica antichissima di importanza fondamentale per il congegno N1 qui sopra indicato.
  • Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione Generale per la lotta alla contraffazione. Ufficio Brevetti e Marchi, via Molise 19, N187- Roma 23-01-2018. Oggetto: Domanda N.1020170007574. Interlocutoria: requisiti di brevettabilità. Art. 49 DLgs 30/05.

In seguito al ricorso contro tale interlocutoria, dal competente Ufficio è stato scritto: “Il trovato oggetto del brevetto è costituito da un dispositivo che produce in uscita una quantità di energia maggiore di quella che consuma”. Il trovato è stato in forma interlocutoria considerato come “non brevettabile” in quanto contrario ad alcune leggi correnti della Fisica, segnalate dallo stesso Costanzo, che un po’ alla volta andremo esaminando.

Le sperimentazioni del Prof. Costanzo, citato nella premessa alla “Meccanica” N 1, ed eseguite assieme al Prof. Parrino sul secondo modello del congegno, dal Costanzo stesso fatto costruire, (v. pag.10) hanno ispirato la formulazione dei seguenti giudizi.

 

Giudizi espressi dal Prof. Francesco Costanzo

  “Non posso proprio dire che quello che tu scrivi non sia esatto. Non sarà facile che qualcuno dimostri che questo congegno non possa funzionare secondo il previsto. Qua sotto qualcosa c’è sicuramente. Il difficile è spiegare perché funziona, perché bisogna pur darne una spiegazione scientifica. Contro questo congegno sbatteranno la testa i professori delle Università di tutto il mondo. Qui cade la regola d’oro della meccanica; qui è il principio di conservazione di energia che ne va a carte quarantotto. La faccenda è troppo grossa perché qualcuno azzardi di pronunciarsi subito decisamente. Bada che questa è un’invenzione più importante di quella della ruota. È quasi sicuro che qualcuno te la ruberà. Altro che rivoluzione industriale possono succedere sconvolgimenti oltre che meccanici anche sociali e politici… a te finirà male con questi congegni che vai pensando…”.

Disse l’ideatore del congegno: “dato che il congegno sembra funzionare secondo il previsto e tu te ne dimostri convinto, devi mettermi per iscritto il tuo parere, in modo che io possa fare riferimento alla tua autorità in materia”.

Rispose il Prof. Costanzo: “Ti prego di non chiedermi una cosa di queste perché insorgerebbe un tale putiferio da rimanerne sommersi, ed io invece cerco di sopravvivere ancora tranquillo per qualche mese. Tu, se vuoi, puoi riportare, sotto tua responsabilità i pareri da me espressi, però senza fare il mio nome. Qualora fosse necessario a tempo e luogo opportuno non mi rifiuterei di confermare di aver detto queste cose”.

Il sottoscritto non ha mai citato questi pareri del Prof. Costano finchè egli era vivo, ma poiché purtroppo ormai è morto considero valida la sua intenzione espressa, qui sopra citata, che a tempo e luogo opportuno egli non si sarebbe rifiutato di confermare quello che ha detto.

 

Domanda di brevetto

Domanda di brevetto per Invenzione Industriale dal titolo: “Una Variante Della Stadera”, a nome di Parrino Ignazio di nazionalità italiana, N. 102017000107574 del 26/09/2017 Cell: (+39)380 199 32 50,   (+39) 338 47 77 113

Domicilio elettivo: Gaudiano Benedetto via Piersanti Mattarella 3, 90141 Palermo (Pa) – Italia, e-mail/PEC: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

ELENCO DOCUMENTI

  • Premessa
  • Domanda
  • Riassunto
  • Descrizione
  • Rivendicazioni
  • Tavola disegno (fig. n. 1)

RIASSUNTO

La stadera, che comunemente ruota in parte attorno al suo fulcro, se attraverso due ruote, a cui si collegano i suoi bracci, si pone in equilibrio statico, sotto carico di grandezza a piacere, su un fulcro girevole su un asse, viene fatta ruotare tutta intera attorno ad esso, attraverso le due ruote che realizzano l’equilibrio statico, e sono capaci di uguale rotazione. Si risparmia così la tradizionale rotazione dei suoi bracci, con la quale “ciò che si guadagna in forza si perde in movimento”, e si utilizza, senza perdita, la forza risultante nel braccio della resistenza, al fine della produzione di lavoro. Questa si realizza con l’aggiunta di una nuova energia di piccola entità, come nella carrucola sotto carico equilibrato, fornita da un idoneo congegno esistente in commercio, e capace di trasformare il sopraddetto equilibrio da statico in dinamico.

 

DESCRIZIONE

Non penso che ci sia persona al mondo che non conosca la stadera. Il suo fulcro, come in tutti gli altri tipi di leva, da secoli è stato sempre attentamente osservato perfino dai più grandi scienziati del mondo. Come è noto, esso, sotto il nome di “punto di appoggio”, a quanto sembra, per primo è stato studiato dal greco di Sicilia Archimede nell'ambito della meccanica che, a giudizio di Leonardo, almeno al suo tempo, era, e forse è ancora, il “paradiso delle matematiche”. I moderni scienziati ne hanno desunto o accettato una regola detta “d'oro”. Un motivo di tale regola sembra essere che la leva, anche nella sua forma detta stadera, testimonia un dato di fatto fuori dal comune. Se si appende al braccio della resistenza un peso grande a piacere, e si fa scorrere sul braccio della potenza un piccolo peso nelle debite proporzioni detto “romano”, questo, con moto controllato, va aumentando la forza che produce, sotto gli occhi di chiunque lo voglia guardare, fino ad equilibrare il grande peso appeso al braccio della resistenza e può pure superarlo. Ma i moderni scienziati, a quanto pare ancora di tutto il mondo, hanno subito osservato che non c'è nessun “dato di fatto fuori dal comune” perché nella leva, come dice la regola d'oro, “quello che si guadagna in forza, si perde in movimento”, e in natura “ogni effetto deve essere proporzionato alla causa” e c’è “il principio di conservazione dell’energia”, e Lavoisier aveva anche detto che “niente si crea e niente si distrugge ma tutto muta”. Comunque la regola d'oro della Meccanica ha riconosciuto almeno che qualcosa “si guadagna in forza” anche se “si perde in movimento”. Ma se si prova ad eliminare e sostituire il moto rotatorio dei bracci della stadera, risulta che quel “guadagno in forza” non sempre è collegato alla rotazione dei suoi bracci.

Infatti, quando essa è sotto carico in posizione statica, quel “guadagno in forza” lo dà ugualmente, anche senza la rotazione dei suoi bracci, che può essere sostituita con un altro tipo di rotazione, come descrivo qui di seguito.

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Dispongo su appositi sostegni (1) un asse fisso (2) ed una leva (3) in posizione lievemente trasversale riguardo ad esso. La leva si regge sul suo fulcro (4) girevole attorno all’asse fisso, con rotella a cuscinetto. Sullo stesso asse dispongo due ruote dentate (5) pure girevoli con loro relative rotelle a cuscinetto, delle quali l’una può azionare il braccio della potenza della leva, e l'altra viene da esso azionata, attraverso degli incavi fatti nelle stesse ruote. L'asta della leva deve essere di materiale adeguatamente resistente e leggermente flessibile per potersi adattare ad agire sul piano ideale sul quale la leva per sua natura agisce.

Il suo braccio della resistenza si collega alla sua ruota attraverso un'altra piccola asta in posizione di corda (6), snodata sia sul punto che la collega ad essa che in quello che la collega alla leva. Il punto che la collega alla ruota della resistenza diventa così costantemente complanare col punto del braccio della potenza dove questo si innesta in modo snodato nella relativa ruota. Per conseguenza la rotazione delle due ruote attorno al loro asse viene sfalsata di quasi mezzo giro e il piano ideale che passa attraverso i due incavi fatti nelle due ruote, permette alla leva, quando verrà posta in rotazione, di agire in modo complanare con essi, con potenza e resistenza tra loro contrarie e sempre in posizione statica sotto carico.

Il sistema qui sopra descritto porta sugli stessi appositi sostegni (1) del primo asse, anche un secondo asse (7), questa volta non fisso, ma girevole su rotelle a cuscinetto che regga due rotelle dentate (9) su di esso fisse e con esso girevoli che si ingranano con le due ruote che possono azionare i due bracci della leva.

Una terza rotella (8) fissa sullo stesso asse girevole, serve per porre in rotazione l'intero sistema qui sopra descritto. Essa è azionata da un qualsiasi tipo di energia attraverso un relativo congegno girevole (10). Essa deve soltanto fornire la poca energia sufficiente per porre in rotazione l'intero sistema in equilibrio statico, per renderlo girevole sull’asse, e quindi dinamico, con tutta la leva statica sotto carico, così come avviene nella carrucola. L’energia che aziona questa terza rotella si distribuisce ugualmente nelle due ruote che azionano i due bracci della leva. Esse essendo uguali fanno esattamente lo stesso numero di giri, e lo sfalsamento di esse di quasi mezzo giro, permette  che la ruota della potenza traini la ruota della resistenza. La leva, che è l'anima di tutto il sistema, senza l’antico dispendio dell'ampia rotazione del braccio della potenza, fornisce il “guadagno in forza”, segnalato dalla regola d'oro, dato che la leva sotto carico rimane sempre in posizione statica e viene fatta ruotare dall’energia aggiunta della terza rotella (8) tutta intera attorno all'asse che la regge. L’energia complessiva così risultante può essere utilizzata da qualsiasi tipo di motore (11) che svolga la funzione di resistenza da vincere, ossia di produrre lavoro, attraverso appositi collegamenti che qui non è necessario segnalare perché esistenti in commercio.

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A questo punto abbiamo a disposizione una forza statica grande a piacere, capace di movimento rotatorio, in altri termini una forza statica,  sommata ad un moto rotatorio, che così diventa energia capace di produrre lavoro. Essa ha la stessa qualità della forza statica, dalla quale deriva, sempre tenendo conto degli attriti comunque presenti. La forza statica nelle sue varie forme, senza fermarsi ad indicare qui da dove derivi, per sua natura può essere illimitata come quantità, perenne per durata, presente dovunque, gratuita e pulita.

Una situazione del genere necessita di una profonda riflessione sul suo impianto teorico oltre che tecnico. Col congegno che abbiamo qui descritto, nel quale la forza statica fornita dalla leva si somma con l’energia rotatoria fornita dalla terza rotella (8), evidentemente “cade la regola d’oro della meccanica”, “ il principio di conservazione dell'energia se ne va a carte quarantotto”, in altri termini non può essere più sostenuto, perché l'energia, fornita dalla leva, sorge dal nulla e nel nulla può scomparire se mancano le condizioni qui indicate; risulta erronea anche la teoria di Lavoisier che vuole sostenere l'eternità della materia, a cui anche si assimila l’energia, dicendo che: “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto muta”. Invece si può affermare che l'energia data dalla leva nelle già dette debite condizioni, come più o meno tutte le altre energie, si crea e si distrugge e non muta da se stessa, perché ciò che si crea e si distrugge ha una sua origine e una sua fine, magari misteriosa, con uno svolgimento che non si può assolutizzare.

Con una energia di per sé illimitabile, perpetua e gratuita, si può anche realizzare un corretto moto perpetuo, con continua produzione di lavoro data dal superamento della forza statica che sorge dall’opposizione tra potenza e resistenza, con l'aggiunta di un semplice circuito elettrico che dirotti una parte dell'energia prodotta, come sopra detto, verso la ruota (8) che trasforma il congegno, con la relativa forza statica in atto, da statico in dinamico.

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Le conseguenze di questo congegno diventano incommensurabili, in quanto come fenomeno naturale, esso fornisce, attraverso la leva, una energia che, secondo le dimensioni e il numero di esemplari del congegno che vorranno realizzarsi, può diventare grande a piacere, e azionare tutte le macchine o operatrici, a cui qui sotto si accenna per fornire i lavori richiesti, superando ovviamente anche tutti i loro relativi attriti.

Si possono così indicare le possibili conseguenze di questo congegno in campo industriale, senza bisogno di elencarle tutte. Esso, una volta avviato, non ha bisogno né di benzina né di energia atomica né di quella idrica o elettrica e di nessun'altra, e può camminare gratuitamente, richiedendo la sola spesa per costruirlo e per la manutenzione che potesse bisognare. Con tale motore che azioni degli appositi congegni già esistenti, moltiplicato in innumerevoli esemplari secondo le necessità, si può dissalare gratuitamente l'acqua del mare che può servire per irrigare tutte le terre del mondo, si possono riscaldare le terre fredde ed intiepidire quelle troppo calde per tutti i possibili usi agricoli. Tutti i motori delle autovetture, delle navi, dei treni, degli aerei, dei mezzi di trasporto, dei movimenti di terra, tutte le operatrici potranno camminare con questo congegno. Non ci sarà più bisogno di scavare i pozzi di petrolio e di trasportarlo da una parte all'altra della terra, né di costruire centrali atomiche o di scavare carbone. Cesserà l'inquinamento della terra e i problemi del cambiamento del clima ecc. Potrà cessare la fame nel mondo, se finalmente si potranno adottare idonee disposizioni allo scopo, forse cesserà l'ignoranza sempre rinascente e si potranno costruire con il risparmio che il congegno permetterà e anche con parte dei possibili guadagni, strade ed ospedali, tutti i tipi di scuole e grandi università, anche quelle teologiche per uso delle parrocchie, proposte da San Giovanni Paolo II. 

 

RIVENDICAZIONI

Rivendico:

  • l’uso di una leva statica di primo genere (3) col suo fulcro (4) girevole su un asse fisso (2) retto da appositi sostegni (1) con bracci leggermente trasversali riguardo a tale asse;
  • l’uso di due ruote dentate (5), girevoli sullo stesso asse fisso, tra loro distanti poco meno della lunghezza della leva. Una di esse aziona il braccio della potenza della leva tramite incavo realizzato in essa, mentre l’altra ruota, azionata con incavo uguale a quello della precedente, aggiunge la sua forza data dal congegno (10) a quella del braccio della resistenza, azionata da quella della potenza, sfalsata di quasi mezzo giro;
  • un secondo asse (7), questa volta girevole sui sostegni (1), che regge tre rotelle dentate fisse ed uguali, di cui due si ingranano con le due ruote (5) di cui alla rivendicazione n.2;
  • una barretta (6) che regola il piano ideale su cui agisce la leva e l’opposizione tra potenza e resistenza della stessa;
  • una terza rotella, azionata da un qualsiasi congegno in grado di porla in rotazione a piacere, che trasmette la sua rotazione alle due ruote (5) che pongono in rotazione la leva, trasformando il loro equilibrio da statico in dinamico;
  • un congegno qualsiasi (11), di quelli comunemente esistenti in commercio, che possa essere azionato dall’energia rotatoria risultante nella ruota spinta dal braccio della resistenza, sommata a quella fornita dal congegno (10) qui indicato, al fine della produzione di lavoro.

 

I, the undersigned claim:

  • The use of a first type static lever (3) whose fulcrum (4) is rotatable on a fixed axle (2) which is sustained by suitable supports (1) with arms slightly transverse with respect to the axle;
  • The use of two cogwheels (5), separated by a distance slightly less than the length of the lever, which may rotate on the same fixed axle. One of the cogwheels activates the power arm of the lever by means of a cavity realized on the lever. The other cogwheel, activated by means of a similar cavity, adds its action, shifted by half a turn and given by the device (10), to that of the resistance arm, activated by the power arm;
  • The use of a second axle (7), which may rotate on supports (1), sustaining three cogwheels fixed. Two of them gear with the two cogwheels (5) mentioned in the claim n° 2.
  • The use of a small rod (6) regulating the ideal flat surface on which act the lever and the opposition between its power and resistance forces;
  • The use of a third cogwheel, activated by any device able to put it in rotation, transmitting its rotation to the two cogwheels (5). These latter put in rotation the lever, thus transforming their static equilibrium in a dynamic one;
  • The use of a device (11), commercially available, able to be activated by the rotating energy deriving from the wheel moved by the resistance arm, added to that afforded by the device (10), in order to produce work.

 

 

Disegno puramente indicativo, senza calcolo delle proporzioni realizzate in fase esecutiva, con qualche variazione

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